70Strumenti della rete e processo formativoefficienza nel fare due cose assieme è minore <strong>di</strong> quella che avremmo se dovessimo farne solouna alla volta. Più un’operazione <strong>di</strong>venta automatica e inconscia, meno interferirà con altre”(Baars, 1988, p.33). Secondo Card, Moran e Newell (1983) gli esseri umani (come del resto icomputer) simulano lo svolgimento contemporaneo <strong>di</strong> più operazioni (multitasking)spostando a turno l’attenzione dall’una all’altra, ma la vera simultaneità si ottiene solo –come nell’esempio precedente dell’automobile – in cui tutte le operazioni che si compiono,tranne una, sono automatiche. Queste considerazioni hanno ricadute importanti sul pianodella progettazione <strong>di</strong> artefatti cognitivi come le interfacce dei sistemi informatici, ma ingenerale nella progettazione <strong>di</strong> qualsiasi evento il cui scopo sia ottimizzare le caratteristicheattentive del sistema cognitivo umano. Se l’attenzione conscia può concentrarsi solo su uncompito è allora necessario provvedere a progettare sistemi in grado <strong>di</strong> non sottrarre il fuocodell’attenzione dell’utente: questo per almeno due motivi, il primo – più scontato – è che perl’utente è importante svolgere il compito primario e non essere <strong>di</strong>stolto da altri tipi <strong>di</strong>problematiche, il secondo è invece legato a considerazioni connesse al problema <strong>degli</strong> errori.Siccome l’attenzione conscia può assorbire più o meno profondamente una persona, e vistoche alcuni stu<strong>di</strong> sperimentali hanno rilevato una correlazione tra la concentrazionedell’utente sul compito e i tempi necessari affinché la sua attenzione passi ad altro: è chiaroche in alcuni casi il sistema può andare in errore, causando anche danni, prima che l’utenteriesca ad accorgersi dei segnali che cercavano <strong>di</strong> richiamare la sua attenzione.3.1.3 Artefatti, cognizione ed appren<strong>di</strong>mentoNell’utilizzo <strong>degli</strong> strumenti sono coinvolte molteplici facoltà cognitive. Il cognitivismo,come abbiamo visto, si preoccupa in maniera specifica della comprensione delle strutture edei meccanismi implicati nel funzionamento della mente umana. Tali riflessioni fornisconoelementi interessanti anche per una migliore concezione dei processi appren<strong>di</strong>tivi econoscitivi. Gli strumenti guidano infatti lo sviluppo <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> azione che determinano,successivamente, la strutturazione <strong>di</strong> nuove attività. In ambito cognitivista sono statimolteplici i modelli teorici improntati alla spiegazione dei processi <strong>di</strong> strutturazione delleconoscenze in <strong>di</strong>spositivi efficaci per la soluzione <strong>di</strong> problemi. A partire dalle ricerche <strong>di</strong>Newell e Simon (1972) e le successive sistematizzazioni in schemi generali e comprensividelle architetture interne e del funzionamento delle interazioni con l’ambiente esterno,vengono delineati modelli come l’ACT (Anderson, 1983) o il SOAR (Newell, 1990) in grado<strong>di</strong> tenere in considerazione le regole <strong>di</strong> produzione delle operazioni mentali attraversocostrutti sintatticamente e proceduralmente definiti (Smith, 1994).La trasformazione della realtà in rappresentazioni mentali e, quin<strong>di</strong>, in strutture <strong>di</strong>conoscenza avviene per la ricerca cognitivista attraverso “un’attività <strong>di</strong> ricostruzione delsignificato, sulla base <strong>di</strong> schemi mentali strutturati in modo da facilitare il processo <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento” (Boscolo, 1986). Queste strutture epistemiche, variamente denominate come“frame” e “script” (Schank, Abelson, 1977), “piani e strutture” (Miller, Galanter, Pribram,1984), consentono agli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> comprendere il contesto sulla base <strong>di</strong> elementiconoscitivi preesistenti e <strong>di</strong> organizzare le conoscenze, ed eventualmente le azioni, in vistadel raggiungimento <strong>di</strong> specifici obiettivi. La conoscenza del mondo viene cioè ricostruitaattraverso l’elaborazione progressiva in memoria <strong>di</strong> schemi, flessibili e combinabili, i qualirappresentano i “contenuti” dell’esperienza, i suoi campi <strong>di</strong> significato e non solamenterelazioni logico-formali. Gli schemi costituiscono pertanto uno “strumento potente <strong>di</strong>accesso al comprendere perché guidano la conoscenza e ne consentono lo sviluppo attraversola formazione e la trasformazione <strong>di</strong> modelli mentali della realtà” (Margiotta, 1997, pag. 41).Il concetto <strong>di</strong> schema, in ambito cognitivista, è stato recuperato dai precedenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Piagetche ne raffigura un elemento centrale per la comprensione del meccanismo <strong>di</strong> adattamentoorganismo-ambiente, ovvero della sua teoria dello sviluppo cognitivo. Partendo dalla sua
Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 71esperienza nel campo della biologia, egli vede questo sviluppo come conseguenzadell’interazione tra un numero limitato <strong>di</strong> conoscenze o capacità geneticamente date e leinfluenze dell’ambiente esterno. Questa interazione dà luogo alla comparsa <strong>di</strong> schemi,comprendenti strutture <strong>di</strong> elaborazione dotate <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> carattere generale, in grado <strong>di</strong>integrare le esperienze e le operazioni del soggetto in un quadro coerente. Le caratteristichebiologiche del funzionamento intellettuale sono chiamate da Piaget “invarianti funzionali” econsistono nell’organizzazione e nell’adattamento. L’organizzazione rappresenta la tendenzaa costruire strutture, totalità organiche che presentano peculiari relazioni tra le parti <strong>di</strong> cuisono costituite. Si è in presenza <strong>di</strong> una funzione regolatrice dell’intelligenza sottesaall’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un equilibrio ideale. L’adattamento è invece l’invariante funzionale chepiù contribuisce alla comprensione dei processi implicati nella costruzione <strong>di</strong> schemi delpensiero, e <strong>di</strong> conseguenza negli elementi della cognizione umana implicati nell’interazionecon l’ambiente e gli artefatti in genere. In questa prospettiva Piaget vede i processiappren<strong>di</strong>tivi e cognitivi come processi <strong>di</strong> “costruzione” attiva del mondo e della realtàesperienziale e non <strong>di</strong> ricezione passiva <strong>di</strong> dati ed informazioni. Il soggetto gioca cioè unruolo essenziale e costitutivo in quanto “agente epistemico” in grado <strong>di</strong> strutturare le proprieconoscenze entrando in una complessa relazione <strong>di</strong> adattamento con i contesti ambientali incui pensa ed agisce. La relazione <strong>di</strong> adattamento si realizza me<strong>di</strong>ante due processicomplementari: l’assimilazione e l’accomodamento. L’assimilazione rappresenta il“processo me<strong>di</strong>ante il quale un aspetto o un oggetto della realtà esterna vengono incorporatinella struttura mentale del soggetto, oppure vengono interpretati dal funzionamentointelligente del soggetto, in modo coerente con il tipo <strong>di</strong> organizzazione cognitiva <strong>di</strong> cuil’in<strong>di</strong>viduo è dotato” (Valentini, 1998, p. 146). L’assimilazione rappresenta cioèl’incorporazione del dato esteriore, o dell’esperienza, nella struttura mentale senza chequesta sia mo<strong>di</strong>ficata da tale incorporazione. Nel processo <strong>di</strong> accomodamento, invece, lastruttura mentale del soggetto dovrà mo<strong>di</strong>ficarsi in funzione delle esigenze poste dal nuovodato offerto dall’esperienza. L’accomodamento “rappresenta la produttività dell’incontro trala struttura mentale e le nuove esperienze offerte dall’ambiente esterno. L’accomodamentorappresenta la possibilità dell’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> adattarsi plasticamente alle esigenze che il mondoesterno gli presenta” (Valentini, 1998, p. 147). Assimilazione e accomodamento sononaturalmente processi correlati e spesso compresenti essendo “due poli <strong>di</strong> un’interazione traorganismo e ambiente che è la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ogni funzionamento biologico ed intellettuale”(Piaget, 1973, p. 398). Per Piaget gli schemi possono essere considerati come strutture createdall’attività assimilatrice ricorrente, più precisamente uno schema si crea grazie all’esercizioripetuto dell’attività organizzata e si consolida nella ripetizione della sua applicazione,estendendo conseguentemente la gamma <strong>degli</strong> oggetti incorporabili e, nel contempo, date levarietà che si introducono nella ripetizione dell’attività, <strong>di</strong>fferenziando gli oggetti su cuitrova applicazione. In tale processo generativo, ogni schema si coor<strong>di</strong>na inoltre con altrischemi <strong>di</strong> maggior portata (Valentini, 1998, p. 151). Le nozioni <strong>di</strong> schema messe a punto daPiaget continuano ad ispirare ulteriori modellizzazioni in ambito psicologico. Tra icognitivisti, ad esempio, Rumelhart e Norman (1978) hanno definito con l’aiuto <strong>degli</strong> schemile modalità fondamentali <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Secondo questi autori, infatti, l’adozione delloschema come elemento base della rappresentazione della conoscenza ha impliciti in sé tre<strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento: accrescimento (che è la co<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> informazioni nuovedentro schemi precedenti), sintonizzazione (che è il progressivo adattamento omiglioramento <strong>di</strong> uno schema conseguente all’applicazione ripetuta), ristrutturazione (che èil processo <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> nuovi schemi, quando si verifica l’inadeguatezza o insufficienza<strong>di</strong> ogni schema preesistente). Queste modalità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento da non considerarealternative, sono in <strong>di</strong>versa misura e con <strong>di</strong>versa frequenza implicate nell’appren<strong>di</strong>mento enella strutturazione della conoscenza (Boscolo, 1986, p. 19).Le riflessioni derivanti dal costruttivismo piagetiano, anche attraverso le rielaborazioni inchiave cognitivista, evidenziano soprattutto un’idea <strong>di</strong> conoscenza non come immagineriflessa del mondo reale, ma quale costruzione prodotta dall’attività cognitiva del soggetto inrelazione con la realtà esterna. In tale prospettiva mente e mondo sono in così stretta
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