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Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 75ottica etnometodologica, solo quando un’azione viene interrotta o si fa <strong>di</strong>fficile, è necessarial’attivazione <strong>di</strong> conoscenze, regole e procedure per la comprensione e la risoluzione delproblema. Questo non significa che in assenza <strong>di</strong> problemi tali conoscenze non sianonecessarie, ma che per averne consapevolezza (e quin<strong>di</strong> per il loro stu<strong>di</strong>o) è in qualche modonecessario renderle esplicite.3. L’oggettività pratica delle situazioni. Nella visione deterministica tra<strong>di</strong>zionale i fattisociali sono un dato oggettivo pre-esistente e solitamente esterno all’in<strong>di</strong>viduo. Laprospettiva situata, al contrario, sostiene che sono le pratiche quoti<strong>di</strong>ane – tra cui quelle<strong>di</strong>alogiche – ad attribuire un senso alle azioni nel mondo. L’interesse è quin<strong>di</strong> rivolto alrendere conto <strong>di</strong> come i membri della società costruiscono e raggiungono la mutuacomprensibilità dei fatti sociali. Questi ultimi <strong>di</strong>ventano quin<strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> arrivo e non <strong>di</strong>partenza dell’analisi (Suchman, 1987, p. 58).4. L’indessicalità del linguaggio. La risorsa essenziale per raggiungere tale oggettivitàcon<strong>di</strong>visa è il linguaggio, che ha una relazione <strong>di</strong> tipo indessicale “con le situazioni chepresuppone, produce e descrive” (Suchman, 1987, p. 50). Vengono cioè stabiliti dei legami<strong>di</strong>retti tra il linguaggio e i contesti in cui questo viene utilizzato. La sua comprensione, la suapiena significatività, è possibile solo in riferimento a contesti <strong>di</strong> utilizzazione specifici: ilsignificato comunicativo <strong>di</strong> una espressione linguistica è sempre <strong>di</strong>pendente dalle circostanzedel suo uso. In questo senso il linguaggio è una forma <strong>di</strong> azione situata che presuppone eimplica l’esistenza <strong>di</strong> molti fatti che non è necessario esplicitare e che devono essere “datiper conosciuti”; è infatti impossibile specificare tutte le infinite possibilità e caratteristicherilevanti e importanti per la situazione <strong>di</strong> uso: “<strong>di</strong>ciamo sempre più <strong>di</strong> quello che <strong>di</strong>conopoche parole” (Suchman, 1987, p. 60).5. L’intelligibilità con<strong>di</strong>visa dell’azione. Se il para<strong>di</strong>gma tra<strong>di</strong>zionale vede la stabilità delmondo sociale come conseguenza <strong>di</strong> un patto cognitivo o <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> significaticon<strong>di</strong>visi, la prospettiva etnometodologica e fenomenologica a cui questa prospettiva in largaparte si ispira, ritiene che il significato delle azioni viene stabilito <strong>di</strong> volta in volta durantel’interazione linguistica e in riferimento alle situazioni specifiche. In questo senso illinguaggio situato non è solo legato alle situazioni del suo uso, ma piuttosto serve in largamisura a definirle e a costruirle. È proprio questa assenza <strong>di</strong> regole generali edecontestualizzate che impone, in primo luogo, lo stu<strong>di</strong>o del modo in cui viene raggiunta eprodotta la mutua intelligibilità del mondo sociale in situazioni specifiche (Suchman, 1987,p. 66).Le regole non sono quin<strong>di</strong> date, ma piuttosto sono usate dai partecipanti all’intrazione perraggiungere una con<strong>di</strong>visione sul significato delle azioni. La creazione sociale <strong>di</strong> talisignificati <strong>di</strong>venta quin<strong>di</strong> l’oggetto principale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un approccio all’interazione“uomo-macchina nel contesto”: l’obiettivo è quello <strong>di</strong> identificare le risorse tramite cui gliin<strong>di</strong>vidui affrontano i compiti nei <strong>di</strong>versi contesti culturali <strong>di</strong> interazione col mondo, dallaconversazione interumana alla comunicazione uomo-macchina.Recentemente, nello sviluppo <strong>di</strong> una seconda e<strong>di</strong>zione del suo precedente lavoro la Suchmanprecisa che molte delle critiche inizialmente mosse all’IA, e ad un certa visione dellaconoscenza umana <strong>di</strong> cui si cercava <strong>di</strong> appropriarsi per attribuirla alle macchine, erano piùinteressate a <strong>di</strong>fendere ciò che erano caratteristiche eminentemente umane e “reclamando(una <strong>di</strong>fferente versione <strong>di</strong>) queste qualità per le persone” (Suchman, 2003, p.4). Senzatogliere vali<strong>di</strong>tà agli assunti che portano a considerare gli in<strong>di</strong>vidui come intrinsecamente<strong>di</strong>fferenti dalle macchine è possibile oggi assumere una visione “<strong>di</strong>stribuita” dellacognizione, dove gli “uomini e le macchine sono mutualmente costituiti”, anche se questonon significa necessariamente simmetria o analogia strutturale e sostanziale (ibidem, p.6).Fatte salve le rispettive <strong>di</strong>fferenze, e ricordando che i “limiti delle macchine” non sononaturalmente dati, ma costruiti (in particolare da apporti storici e culturali), la strada dellaprogettazione <strong>di</strong> artefatti caratterizzati da comportamenti autonomi e intelligenti (cyborg,agenti, ecc.) prosegue e si alimenta, oltre che della ricerca cognitivista, anche delleprospettive socio-antropologiche come la culturalista e la contestualista. L’adozione <strong>di</strong> unaprospettiva situata contribuisce ad un’analisi più accurata delle situazioni e quin<strong>di</strong> alla

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