14Strumenti della rete e processo formativo<strong>di</strong>mensione della comunicazione, e quin<strong>di</strong> dell’interazione interumana, supportate dalletecnologie. L’innovazione prende avvio dal mondo del lavoro dove, attraverso la ricerca nelcampo delle CSCW (Computer Supported Cooperative Work), si sperimentano applicazioniper la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> risorse informative e l’automazione dei processi produttivi. Nellegran<strong>di</strong> organizzazioni, grazie a strumenti conosciuti con il nome <strong>di</strong> groupware, vengonoridefinite le mansioni del personale (business process reengineering) in particolare attraversouna <strong>di</strong>versa articolazione dei processi <strong>di</strong> creazione, utilizzo e scambio delle informazioni(workflow). In pochi anni le reti telematiche danno prova <strong>di</strong> rappresentare un fattoredeterminante per l’efficienza, e quin<strong>di</strong> per la competitività, nell’era della globalizzazione.Nello stesso periodo vengono documentate, in varie parti del mondo, esperienze <strong>di</strong>datticheche si avvalgono <strong>di</strong> tecnologie simili per lo sviluppo <strong>di</strong> esperienze educative. L’acronimoCSCL, che sostituisce alla lettera “W” <strong>di</strong> “Work” la “L” <strong>di</strong> “Learning”, oltre a cambiare il“Cooperative” con “Collaborative” per evitare una concordanza troppo stretta con il modellodel cooperative learning (Koschmann, 1994, p. 220), viene inaugurato con il primoworkshop del 1991 sull’argomento. Da allora sono identificati, sotto lo stesso termine, sia glisviluppi teorici ed empirici sull’argomento, che gli appuntamenti perio<strong>di</strong>ci, a livellomon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong> confronto tra ricercatori ed istituzioni educative 9 . Rispetto al CSCW, che cercail miglioramento della comunicazione per il raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> produttività, ilCSCL persegue – attraverso la comunicazione strutturata – il raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento, me<strong>di</strong>ante pratiche collaborative.I punti chiave <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong>dattico basato sull’utilizzo delle tecnologie <strong>di</strong> rete a supportodella formazione sono, in estrema sintesi: il protagonismo dei <strong>di</strong>scenti, la loro collaborazionee una forte interattività sia verticale (tutor-corsista), sia – soprattutto – orizzontale (fra pari).Le prime esperienze in questo campo si sviluppano nel nordamerica in classi <strong>di</strong> studenti deicicli K-12, con computer Apple connessi in reti locali, ovvero all’interno della stessa scuola.A tutt’oggi, nell’ambito del CSCL, le reti non vengono considerate come strumenti per laformazione a <strong>di</strong>stanza, ma quali tecnologie capaci <strong>di</strong> favorire e migliorare il lavoro <strong>di</strong> grupponei contesti tipici dell’istruzione scolastica. Tra le ricerche che più <strong>di</strong> altre hanno fatto scuolain questo campo è opportuno menzionare, anche come caso rappresentativo per questo tipo<strong>di</strong> applicazioni, lo CSILE Project (Computer Supported Intentional Learning Environment)ideato più <strong>di</strong> un decennio fa da Marlene Scardamalia e Carl Bereiter presso il “Centre forApplied Cognitive Science” all’Università <strong>di</strong> Toronto (Ontario Institute for <strong>Stu<strong>di</strong></strong>es inEducation) 10 . In questo progetto risulta evidente come l’incontro <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong>impronta costruttivista con le nuove tecnologie determini la possibilità <strong>di</strong> guardareall’insegnamento da prospettive ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verse. L’infrastruttura strumentale forniscein questa, come solitamente nelle esperienze CSCL, il framework all’interno del quale glistudenti sono chiamati a lavorare e ad apprendere insieme in maniera attiva. Né i docenti, néi computer, insegnano; almeno nel senso <strong>di</strong> fornire conoscenze preco<strong>di</strong>ficate. Il CSCLrappresenta un para<strong>di</strong>gma emergente per le tecnologie dell’educazione (Koschmann, 1996)proprio perché consente <strong>di</strong> ripensare la stessa natura e gli scopi dell’appren<strong>di</strong>mento(McConnell, 2000): il computer non è più una “macchina per insegnare” come la tra<strong>di</strong>zionecomportamentista e cognitivista avevano fatto ritenere, ma uno strumento per la cocostruzionedella conoscenza. Relativamente all’aspetto tecnologico è dunque possibileparlare <strong>di</strong> “nuovo para<strong>di</strong>gma” in quanto il ruolo dello strumento passa dall’essere un meromezzo <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> contenuti a quello <strong>di</strong> elemento capace <strong>di</strong> supportare e facilitare lacomunicazione interumana e lo spazio con<strong>di</strong>viso per la costruzione <strong>di</strong> contenuti edesperienze. Rispetto alla pratica educativa, il CSCL, si inserisce invece nell’ambito <strong>di</strong> quei9 Gli atti dei lavori sulle CSCL – pubblicati dall’e<strong>di</strong>tore Lawrence Erlbaum Associates, Inc. (https://www.erlbaum.com/) e,recentemente da Kluwer (http://www.wkap.nl) – sono in molti casi <strong>di</strong>sponibili in forma elettronica sui siti Internet delleUniversità che hanno ospitato i lavori (un motore <strong>di</strong> ricerca per le risorse in rete è offerto dalla University of Colorado atBoulder, http://newme<strong>di</strong>a.colorado.edu/cscl/).10 Del progetto CSILE si tornerà a parlare nei paragrafi 2.5.2 (p.49) e 4.4.4 (p.115).
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 15movimenti a cui va il merito <strong>di</strong> aver sottolineato l’importanza della <strong>di</strong>mensione sociale ecollaborativa nei processi appren<strong>di</strong>tivi e <strong>di</strong> costruzione delle conoscenze. In questaprospettiva il processo formativo non si ritiene caratterizzato esclusivamente datrasformazioni soggettive a livello cognitivo, ma viene visto nella rete delle complesse<strong>di</strong>namiche (e implicazioni) derivanti dall’interrelazione sociale. Non si tratta solo <strong>di</strong> unospostamento del focus <strong>di</strong> attenzione dalle tecnologie agli studenti ed al loro lavoro, quanto esoprattutto il fatto che la prospettiva teorica attraverso la quale inquadrare l’appren<strong>di</strong>mentonon è più quella esclusivamente psicologica. Tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ricerca come quella antropologica,sociologica o linguistica forniscono, infatti, nuove e più utili modalità per investigare sulruolo svolto dalla cultura e dal contesto sociale nell’influenzare e determinare nello specificogli appren<strong>di</strong>menti (Koschmann, 1996, p.11). Il CSCL riconosce dunque, e in primo luogo, undebito nei confronti <strong>di</strong> quelle idee che, a partire dai lavori <strong>di</strong> Dewey (1965, 1967), hannoevidenziato l’importanza, nell’educazione della pratica e dell’esperienza attiva e <strong>di</strong>retta <strong>degli</strong>studenti (learning by doing). L’appren<strong>di</strong>mento collaborativo, a partire dall’attivismodeweyano, ha una lunga tra<strong>di</strong>zione sia negli Stati Uniti (soprattutto tra le due guerremon<strong>di</strong>ali), che in Europa. Nel vecchio continente, anche attraverso gli stimoli derivanti dalleampie trasformazioni sociali in atto nel corso del XX secolo sotto la spinta delleriven<strong>di</strong>cazioni sociali (<strong>di</strong>ritti politici, al lavoro, alla salute, all’istruzione, ecc.) edeconomiche, sono molti gli autori a caratterizzare e imprimere nuovo vigore alla ricercaeducativa strutturata su questi valori. In particolare, come noto, la cooperazione trova risaltonei lavori <strong>di</strong> Freinet e, in Italia, nel movimento <strong>di</strong> cooperazione educativa (MCE) 11 . Oggi, al<strong>di</strong> là dei modelli che vedono la centralità delle tecnologie per la realizzazione <strong>di</strong> esperienzeeducative basate sulla collaborazione, esistono svariati nuclei <strong>di</strong> ricerca impegnati nellavalorizzazione <strong>di</strong> questi principi. Tra questi sono senz’altro da menzionare i lavori sulcooperative learning svolti alla University of Minnesota <strong>di</strong> Minneapolis (Johnson e Johnson1989; Johnson e Johnson, Smith, 1991; Johnson e Johnson, Holubec, 1996), quelli elaboratialla Johns Hopkins University <strong>di</strong> Baltimora (Slavin, 1983, 1986, 1987) ed alla israeliana TelAviv University (Sharan e Sharan, 1998). A questi vanno aggiunte le ricerche che vannosotto il nome <strong>di</strong> Structural Approach (Kagan 1990, 1992), quelle sulla Complex Instruction(Cohen, 1991, 1994) e quelle italiane sull’appren<strong>di</strong>mento nei gruppi (Comoglio, Cardoso,1996). Seppure nella <strong>di</strong>versità dei modelli, tra i <strong>di</strong>versi autori c’è un sostanziale accordo sulvalore dell’interazione tra pari finalizzata all’attivazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche il cui risultato finalesia sostanzialmente superiore a quello ottenibile dagli stessi soggetti separatamente. Unabuona definizione <strong>di</strong> collaborative learning, che in parte chiarisce anche il rapporto train<strong>di</strong>viduo e gruppo, è quella proposta da Kaye (1994, p. 9) e che parla <strong>di</strong> “acquisizione daparte <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> conoscenze, abilità ed atteggiamenti che sono il risultato <strong>di</strong>un’interazione <strong>di</strong> gruppo o, detto più chiaramente, un appren<strong>di</strong>mento in<strong>di</strong>viduale comerisultato <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> gruppo”. La collaborazione non è chiaramente un processoautomatico, e le <strong>di</strong>verse metodologie sono per lo più volte alla definizione dei presuppostioperativi capaci <strong>di</strong> promuovere la collaborazione ed aumentare la consapevolezza del suovalore all’interno della comunità. Secondo Schrage (1990, 1995) il successo <strong>di</strong>pende da<strong>di</strong>versi fattori tra cui l’esistenza <strong>di</strong> un obiettivo con<strong>di</strong>viso, il rispetto e la fiducia reciproci,una sostanziale eterogeneità all’interno del gruppo e la con<strong>di</strong>visone <strong>di</strong> regole che portino allacreazione e manipolazione <strong>di</strong> spazi conoscitivi. L’esigenza <strong>di</strong>venta quella <strong>di</strong> adeguare ilclima, anche attraverso un opportuno utilizzo dei <strong>di</strong>spositivi, in maniera da rendere possibileil raggiungimento <strong>di</strong> una “tensione conoscitiva” comune ai partecipanti. Da questo punto <strong>di</strong>vista è evidente che le tecnologie non siano né un elemento necessario alla collaborazione,né che la loro presenza comporti <strong>di</strong> per sé alcuna garanzia aggiuntiva (Salomon, 1992). Solouna chiara organizzazione del setting, dell’organizzazione complessiva, può valorizzare la11 Sulla scia dell’Ècole Moderne Française <strong>di</strong> Freinet, tra le varie esperienze <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica cooperativa, a partire dalla fine <strong>degli</strong>anni cinquanta, si afferma in Italia questa esperienza fortemente orientata ad una stretta fusione tra finalità pedagogiche esociali. Cfr. Ciari, 1961; Tamagnini, 1965; Eynard, 1973; Alfieri, 1976.
- Page 1 and 2: TESIUMANISTICA- 3 -
- Page 3 and 4: Giovanni BonaiutiStrumenti della re
- Page 5 and 6: Strumenti della rete e processo for
- Page 7 and 8: Strumenti della rete e processo for
- Page 9 and 10: Strumenti della rete e processo for
- Page 11 and 12: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 13 and 14: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 15: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 19 and 20: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 21 and 22: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 23 and 24: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 25 and 26: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 27 and 28: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 29 and 30: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 31 and 32: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 34 and 35: 32Strumenti della rete e processo f
- Page 36 and 37: 34Strumenti della rete e processo f
- Page 39 and 40: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 41 and 42: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 43 and 44: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 45 and 46: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 47 and 48: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 49 and 50: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 51 and 52: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 53 and 54: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 55 and 56: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 57 and 58: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 59 and 60: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 61 and 62: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 63 and 64: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 65 and 66: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 67 and 68:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 69 and 70:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 71 and 72:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 73 and 74:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 75 and 76:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 77 and 78:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 79 and 80:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 81 and 82:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 83 and 84:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 85 and 86:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 87 and 88:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 89 and 90:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 91 and 92:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 93 and 94:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 95 and 96:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 97 and 98:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 99 and 100:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 101 and 102:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 103 and 104:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 105 and 106:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 107 and 108:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 109 and 110:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 111 and 112:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 113 and 114:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 115 and 116:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 117 and 118:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 119 and 120:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 121 and 122:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 123 and 124:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 125 and 126:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 127 and 128:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 129 and 130:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 131 and 132:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 133 and 134:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 135 and 136:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 137 and 138:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 139 and 140:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 141 and 142:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 143 and 144:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 145 and 146:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 147 and 148:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 149 and 150:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 151 and 152:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 153 and 154:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 155 and 156:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 157 and 158:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 159 and 160:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 161 and 162:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 163 and 164:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 165 and 166:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 167 and 168:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 169 and 170:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 171 and 172:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 173 and 174:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 175 and 176:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 177 and 178:
Strumenti della rete e processo for
- Page 179 and 180:
Strumenti della rete e processo for
- Page 181 and 182:
Strumenti della rete e processo for
- Page 183 and 184:
Strumenti della rete e processo for
- Page 185 and 186:
Strumenti della rete e processo for
- Page 187 and 188:
Strumenti della rete e processo for
- Page 189 and 190:
Strumenti della rete e processo for
- Page 191 and 192:
Strumenti della rete e processo for
- Page 193 and 194:
Strumenti della rete e processo for
- Page 195 and 196:
Strumenti della rete e processo for
- Page 197 and 198:
Strumenti della rete e processo for
- Page 199 and 200:
Strumenti della rete e processo for
- Page 201 and 202:
Strumenti della rete e processo for
- Page 203 and 204:
Strumenti della rete e processo for
- Page 205 and 206:
Strumenti della rete e processo for
- Page 207 and 208:
Strumenti della rete e processo for
- Page 209:
RingraziamentiRingrazio nella perso