68 Strumenti della rete e processo formativoInterpretazione dello stato del mondo, 7. Valutazione del risultato). Le <strong>di</strong>stanze sono invecetre, due delle quali sono presenti sia sul lato dell’esecuzione che sul lato della valutazione: la<strong>di</strong>stanza semantica e la <strong>di</strong>stanza referenziale. La terza <strong>di</strong>stanza si riferisce al passaggiodall’esecuzione alla valutazione dell’azione. Le <strong>di</strong>stanze in<strong>di</strong>viduano ciò che separa gli statimentali dagli stati fisici, le relazioni fra le intenzioni e le interpretazioni mentali e le azioni egli stati del mondo fisico (Norman, 1997).Analizziamo rapidamente il modello (ve<strong>di</strong> Figura 9) che può partire in un punto qualunque(le persone quasi mai si comportano nello stesso modo, né sempre prendono le mosse dascopi generali), anche se qui per semplicità lo descriviamo a partire dalla “formazione delloscopo”. L’obiettivo (ad esempio trovare un file contenuto in una cartella all’interno delcomputer) deve essere tradotto in azioni appropriate nel mondo (specificazionedell’intenzione), ovvero si deve in<strong>di</strong>care una procedura operativa tra le varie conosciute ointuibili (come prendere il mouse, muovere il puntatore sopra l’icona “Risorse delcomputer”, cliccare per sfogliare le cartelle, ecc.). L’esecuzione dell’azione impone <strong>di</strong>combinare correttamente azioni cognitive (sapere cos’è una cartella) e sensomotorie(impugnare correttamente il mouse). L’obiettivo deve quin<strong>di</strong> essere tradotto in specificheintenzioni, che a loro volta devono essere tradotte in specifiche sequenze <strong>di</strong> azioni, azioniche controllano gli apparati percettivo-motori. Si entra quin<strong>di</strong> nel “golfo” della valutazione.ObiettivoIntenzioneValutazione<strong>di</strong>stanzasemanticasignificato delcomando<strong>di</strong>stanzasemanticaAzioneInterpretazione<strong>di</strong>stanzareferenzialeEsecuzioneforma delcomandoPercezione<strong>di</strong>stanzareferenzialeMENTFISICFigura 9. Il modello della teoria del controllo delle azioni <strong>di</strong> Hutchins, Hollan e Norman (1985).Rielaborazione da Rizzo, Marti, Bagnara (2001).La percezione dello stato del mondo ci consente <strong>di</strong> acquisire quei dati (es. visione <strong>di</strong> unaserie <strong>di</strong> file nella cartella appena aperta) che successivamente, attraverso l’interpretazionedello stato del mondo (es. c’è il file cercato?) consentono attraverso la valutazione delrisultato (es: “no, il file cercato non c’è, probabilmente è in un’altra cartella...”) <strong>di</strong> terminare,eseguire nuovamente il ciclo o proseguire con altri obiettivi.Circa le “<strong>di</strong>stanze” (<strong>di</strong>fficoltà) incontrabili durante l’azione si parla <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza semanticacome della relazione fra le intenzioni dell’utente ed il significato dei coman<strong>di</strong> offertidall’interfaccia. In altre parole, tale <strong>di</strong>stanza è funzione della “facilità” con cui l’interfacciafornisce mezzi e strumenti per esprimere le intenzioni dell’utente. Nella valutazione questa siriferisce all’elaborazione che è richiesta all’utente per determinare se le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sod<strong>di</strong>sfacimento delle proprie intenzioni sono state realizzate (se il compito, ad esempio, erastampare un documento ho una <strong>di</strong>stanza referenziale ridotta se il programma mi avverte conun messaggio che la stampa è uscita correttamente, è alta se sono costretto ad alzarmi ed
Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 69andare a vedere…). La <strong>di</strong>stanza referenziale o “<strong>di</strong> riferimento” intercorre invece tra ilsignificato <strong>di</strong> una espressione e la sua forma fisica, sia sul lato dell’esecuzione che su quellodella valutazione. Ad esempio le interfacce basate su icone che rappresentano oggetti suiquali è possibile agire sono solitamente meno arbitrarie, e quin<strong>di</strong> hanno una <strong>di</strong>stanzareferenziale minore, delle interfacce a “linea <strong>di</strong> comando”. La <strong>di</strong>stanza inter-referenziale èinfine quella che riguarda la relazione fra le forme <strong>di</strong> input e quelle <strong>di</strong> output presenti nelcorso dell’interazione. Questa <strong>di</strong>stanza è massima quando le due forme sono completamente<strong>di</strong>stinte.Il modello presentato acquisisce particolare significato se utilizzato in ambito progettuale e<strong>di</strong> ricerca ergonomica. Dietro ogni compito si nascondono infatti una vasta quantità <strong>di</strong>operazioni mentali e fisiche che devono essere precisamente conosciute e governate al fine <strong>di</strong>semplificare e rendere operativamente possibile lo svolgimento ad un ampio numero <strong>di</strong>persone.Gli stu<strong>di</strong> recenti sulla cognizione umana, sviluppati sempre nell’ambito delle scienzecognitive, hanno esteso le riflessioni sul funzionamento della mente davanti ai compiticonfermandone tuttavia la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> fondo. Nell’ambito delle ricerche legate allaprogettazione <strong>degli</strong> artefatti, è emersa in particolare l’esigenza <strong>di</strong> prendere in considerazionela variabilità dei tratti soggettivi, <strong>degli</strong> stili <strong>di</strong> pensiero e delle <strong>di</strong>verse intelligenze, comepure la necessità <strong>di</strong> confrontarsi con proprietà meno “osservabili” della cognizione comequelle legate alla motivazione ed al non-conscio. Raskin (2003) riferendosi in particolare aglistu<strong>di</strong> svolti da Baars (1988) suggerisce <strong>di</strong> considerare le <strong>di</strong>fferenti proprietà, e conseguentimodalità operative, a carico rispettivamente del conscio cognitivo e dell’inconscio cognitivoper riferirsi alla presenza <strong>di</strong> azioni possibili solo in situazioni <strong>di</strong> attenzione vigile.L’inconscio cognitivo viene usato in situazioni routinarie e consente <strong>di</strong> soprintendere adazioni guidate da automatismi, eseguibili anche simultaneamente, ma con il limite che leoperazioni siano senza alternative, ovvero automatiche. Il conscio cognitivo entra invece ingioco quando compiamo operazioni che presuppongono alternative, laddove cioè ènecessario operare delle scelte, come ad esempio davanti a situazioni nuove, impreviste opericolose. Solo quando siamo consci <strong>di</strong> una proposizione possiamo ad esempio decidere seè logicamente consistente. Il conscio cognitivo, a <strong>di</strong>fferenza dell’inconscio, operasequenzialmente e può pertanto occuparsi <strong>di</strong> una sola questione, o controllare una solaazione, alla volta. Queste considerazioni portano a precisare meglio il ruolo dei “magazzini<strong>di</strong> memoria”, ma soprattutto delle <strong>di</strong>namiche legate alla focalizzazione dell’attenzione ed allaformazione delle abitu<strong>di</strong>ni. Gli stu<strong>di</strong> sull’attenzione 29 sono da sempre un elemento centralenella progettazione ergonomica <strong>degli</strong> artefatti, specie in quei particolari contesti dove loscopo è sovrintendere a funzioni particolarmente delicate o pericolose come i pannelli <strong>di</strong>comando <strong>di</strong> una centrale nucleare o i pulsanti della cabina <strong>di</strong> pilotaggio <strong>di</strong> un aeroplano.Come ha fatto notare Penrose (1992) una caratteristica del pensiero conscio è la sua unicitàin contrapposizione al gran numero <strong>di</strong> attività in<strong>di</strong>pendenti che portiamo avantisimultaneamente, ovvero: anche quando sembra che una persona stia svolgendo più attivitàcontemporaneamente, solo una <strong>di</strong> queste sarà totalmente e completamente al centrodell’attenzione cosciente. Possiamo guidare la macchina ascoltando la ra<strong>di</strong>o econtemporaneamente pensare agli impegni della serata. La sensazione è che sia possibile losvolgimento <strong>di</strong> più azioni contemporaneamente, in realtà il focus dell’attenzione, il flusso <strong>di</strong>pensiero conscio, è solo su un’attività. Solo le operazioni automatiche, ovvero quelle chevengono svolte sotto il controllo del pensiero non-conscio, possono essere svoltecontemporaneamente. “Se dobbiamo compiere simultaneamente due operazioni, e nessunadelle due è automatica, si assiste a quella che gli psicologi chiamano interferenza: la nostra29 Per una panoramica sugli stu<strong>di</strong> sull’attenzione: cfr. Bagnara, 1984
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