42Strumenti della rete e processo formativopercorsi efficienti <strong>di</strong> recupero e le 4) arene per la costruzione che aiutano a strutturare ilpensiero e le idee. Ma è importante essere consapevoli che l’uso del contesto è un’arte, ilsemplice uso <strong>degli</strong> strumenti non abilita all’acquisizione <strong>di</strong> strategie per il loro consapevoleed efficace sfruttamento e che, in molte situazioni <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, non vengono fornitisupporti adeguati per l’accesso e l’utilizzo <strong>di</strong> queste risorse. Se i contesti sono parteintegrante e spesso cruciale del contesto cognitivo in<strong>di</strong>viduale, è infatti importante verificareche ci sia adeguata competenza nel loro utilizzo. Nella prospettiva della cognizione situata,non sono importanti solo le risorse strumentali esterne. Svolgere un lavoro, progettare ostu<strong>di</strong>are qualcosa sono azioni che richiedono anche il coor<strong>di</strong>namento e il confronto con glialtri. “Ciò che rende un in<strong>di</strong>viduo competente non è solo ciò che conosce, ma anche come lasua conoscenza si accorda con quella <strong>degli</strong> altri in<strong>di</strong>vidui con i quali l’attività deve esserecoor<strong>di</strong>nata […] La natura <strong>di</strong>stribuita della prestazione competente significa che lacompetenza è altamente specifica della situazione. Si deve essere capaci <strong>di</strong> comportarsi inuna particolare situazione, con strumenti particolari e con particolari altre persone.”(Resnick, 1995b, p. 75-76).In questa prospettiva “il sociale pervade in modo invisibile anche situazione che appaionocostituite da in<strong>di</strong>vidui impegnati in una attività cognitiva privata. Le interpretazioni socialidella situazione (per esempio, quali sono le regole del gioco? Chi ha la responsabilità? Qualè la posta in gioco?) influenzano la natura e il corso del pensiero” (ibidem). Quin<strong>di</strong> non sologli strumenti fisici, ma anche “i meto<strong>di</strong> del pensiero”, hanno un ruolo <strong>di</strong> primo piano inquanto “incorporano la storia intellettuale <strong>di</strong> una cultura. Gli strumenti hanno teorie costruiteal loro interno e i fruitori le accettano – sebbene spesso inconsapevolmente – quando liusano. […] Come la struttura pre<strong>di</strong>sposta biologicamente, gli strumenti che si usano non solorendono possibile il pensiero e il progresso intellettuale ma anche vincolano e limitano lagamma <strong>di</strong> ciò che può essere pensato” (ibidem). Il carattere socialmente me<strong>di</strong>ato dellaconoscenza è bene evidenziato da Moll, Tapia e Whitmore (1993) che descrivono, nellapresentazione <strong>di</strong> due <strong>di</strong>versi casi (una comunità <strong>di</strong> households messicani ed un gruppo <strong>di</strong>studenti in Tucson, Arizona) con quale ricchezza fenomenologica e complessità rituale laconoscenza viene costruita, scambiata, e vivificata nei contesti della vita reale. Le modalitàcon cui le risorse conoscitive <strong>di</strong> una cultura (“funds of knowledge”) vengono possedute,riprodotte e sviluppate (o rimosse) sono costantemente e <strong>di</strong>namicamente vivificate inmolteplici modalità, molte delle quali tacite: scambi sociali, rituali, conversazioni, rapportirituali, piccole strategie, momentanei affidamenti <strong>di</strong> figli e favori reciproci tra famiglie,trasmissione <strong>di</strong> conoscenze ampie alle giovani generazioni, ecc.Un aspetto cruciale è che le conoscenze <strong>di</strong>stribuite all’interno <strong>di</strong> una specifica culturadeterminano, al pari <strong>di</strong> altri fattori, anche i mo<strong>di</strong> con cui gli in<strong>di</strong>vidui entrano in contattoanche con ogni nuova conoscenza. “Le teorie, implicite ed esplicite, allo stesso temporendono possibile e veicolano il pensiero, proprio come fanno gli strumenti materiali. […]Ciò su cui gli in<strong>di</strong>vidui ragionano, la conoscenza che essi portano in un compito cognitivo,fornisce i frame interpretativi o schemi che permettono al ragionamento e al problem solving<strong>di</strong> procedere. Queste credenze, schemi <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui per il ragionamento, non sonocostruzioni puramente in<strong>di</strong>viduali; al contrario sono pesantemente influenzati dai tipi <strong>di</strong>credenze e schemi <strong>di</strong> ragionamento <strong>di</strong>sponibili nella cultura che circonda gli in<strong>di</strong>vidui. Nonsolo le teorie ma pure gli stessi mo<strong>di</strong> del ragionamento sono determinati socialmente. Glistrumenti cognitivi includono anche le forme <strong>di</strong> ragionamento e <strong>di</strong> argomentazione che sonoaccettate come normative nelle date culture” (Resnick, 1995b, p. 76).Una conseguenza <strong>di</strong>retta, per chi si occupa <strong>di</strong> formazione, è quin<strong>di</strong> rappresentata dallanecessità <strong>di</strong> analizzare il “contesto cognitivo esteso”: ovvero comprendere le caratteristicheambientali, situazionali e culturali all’interno delle quali si svolgono le <strong>di</strong>namicheappren<strong>di</strong>tive. Ma è altresì importante acquisire la consapevolezza che con l’aumentare della<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> comunicazione ed elaborazione delle informazioni, grazie alleloro potenzialità nel me<strong>di</strong>are ed interconnettere risorse e persone, <strong>di</strong>venterà sempre più
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 43importante guardare alla conoscenza come ad un sistema composito ed all’intelligenza comead una capacità <strong>di</strong> utilizzarlo in maniera adeguata. La “<strong>di</strong>stributed cognition”, che secondoPea “non è una teoria della mente, ma piuttosto una infrastruttura euristica per sollevare e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>rizzare questioni teoretiche ed empiriche” (Pea, 1993, p.48), suggerisce <strong>di</strong> guardare nonsolo ad un piano intrain<strong>di</strong>viduale ma, piuttosto, su un piano interin<strong>di</strong>viduale ed interattivo adun appren<strong>di</strong>mento come prodotto composito e collettivo. Se l’appren<strong>di</strong>mento viene intesocome una realtà “<strong>di</strong>stribuita” esso lo sarà, quin<strong>di</strong>, anche tra i <strong>di</strong>versi soggetti in formazioneed i formatori il cui ruolo, in quanto agenti cognitivi riveste un’ importanza centrale.“L’attenzione della riflessione pedagogica si sposterà, pertanto anche a) sull’articolazionedel processo appren<strong>di</strong>tivo e sui ruoli giocati in esso dai <strong>di</strong>versi agenti cognitivi che vi sonoimplicati; b) sulla natura delle relazioni cognitive che facilitano e/o inibiscono l’articolazionee lo sviluppo del processo in questione; c) sulle modalità <strong>di</strong> partecipazione alla costruzionedell’appren<strong>di</strong>mento che ciascun soggetto mette in atto. Su queste basi, quin<strong>di</strong>, anche leprocedure <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> valutazione dei processi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento saranno orientatesull’evoluzione della processualità in questione oltre che sugli esiti e sui prodotti che nederivano, e non si focalizzeranno unicamente sulle responsabilità in<strong>di</strong>viduali, ma sulcomplesso gioco <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> costruzione della responsabilità appren<strong>di</strong>tivanell’ambito dei <strong>di</strong>versi contesti <strong>di</strong> formazione in cui si producono nuovi appren<strong>di</strong>menti econoscenze” (Santoianni, Striano, 2003, p.92).2.5 L’appren<strong>di</strong>mento come azione sociale. La teoria dell’attivitàI principi della teoria dell’attività, sviluppata da Leont’ev (1981) nell’ambito dellaprospettiva storico culturale sovietica, sono strettamente connessi con quelli della prospettivacontestualista. Alcuni autori che hanno recentemente rielaborato questi spunti, comeDavydov, Wertsch, Cole ed Engeström compaiono spesso all’interno delle opere collettaneeche si occupano <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento in prospettiva situata e <strong>di</strong>stribuita (cfr. ad esempio:Salomon, 1993; Liverta Sempio, Marchetti, 1995; Pontecorvo, Ajello, Zucchermaglio,1995). Oggi la teoria <strong>di</strong> attività viene sviluppata in una prospettiva inter<strong>di</strong>sciplinare,prendendo avvio ed estendendo quelli che erano spunti già presenti nel pensiero marxiano 19 .In particolare si considera l’attività come unità <strong>di</strong> analisi all’interno della quale sono presentisia le funzioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione svolte dagli artefatti, sia le determinazioni derivanti dellestrutture sociali.Leont’ev (1981), evidenziando che la <strong>di</strong>visione del lavoro è parte <strong>di</strong> un processo storico,<strong>di</strong>stingue tre livelli nelle attività umane: le attività, le azioni e le operazioni. Viene quin<strong>di</strong>operata, in questi livelli, una <strong>di</strong>stinzione fra attività collettiva ed azione in<strong>di</strong>viduale.L’attività è l’unità sopra or<strong>di</strong>nata, sociale per sua natura e svolta per motivi <strong>di</strong> cui spesso gliin<strong>di</strong>vidui non sono completamente consapevoli. A causa della <strong>di</strong>visione del lavoro, infatti, lamaggior parte <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui partecipa alle attività senza essere pienamente cosciente <strong>degli</strong>oggetti delle attività e dei motivi che le spingono; la conseguenza è che l’attività nel suocomplesso sembra controllare i singoli, piuttosto che esserne controllata (Engeström, 1987).L’attività si manifesta attraverso azioni orientate ad uno scopo, <strong>di</strong> cui il soggetto èperfettamente consapevole. Le azioni sono dunque il livello interme<strong>di</strong>o e mentre le attivitànon hanno una connotazione in<strong>di</strong>viduale, collocandosi sempre ad un livello collettivo, leazioni sono eminentemente in<strong>di</strong>viduali. Le azioni sono a loro volta sono fatte <strong>di</strong> operazioniautomatiche, in<strong>di</strong>pendenti dalle caratteristiche dell’attività. Le operazioni quin<strong>di</strong>, che sono i19 Marx, nelle tesi su Feuerbach, ha formulato l’idea dell’attività umana orientata oggettivamente come pratica rivoluzionariache oltrepassa sia l’idealismo (“gli in<strong>di</strong>vidui hanno volontà libera”) che il materialismo meccanicista (“gli in<strong>di</strong>vidui sonoriproduzioni pure delle circostanze sociali”). Inoltre ha precisato che l’attività ha a che fare con le contrad<strong>di</strong>zioni fra il valore <strong>di</strong>uso ed il valore <strong>di</strong> scambio che pervade tutte le attività umane, in particolare nella prospettiva storica capitalistica.
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