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Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 85culturali presenti nel contesto, sia in senso lu<strong>di</strong>co o in altra <strong>di</strong>rezione. Per comprenderemeglio come la progettazione <strong>di</strong> uno strumento, o <strong>di</strong> un contesto operativo, possa aiutarenello svolgimento <strong>di</strong> questo compito la psicologia cognitiva è solita <strong>di</strong>stinguere tra due<strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> esecuzione dei compiti mentali, e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong> apprendere: lamodalità “esperenziale” (percettivo-motoria) e quella “riflessiva” (o simbolico-ricostruttiva).La prima è più spontanea per gli esseri umani ed è legata al fare, all’apprendere agendo ogiocando, mentre la seconda è più artificiosa, ma anche più efficace dal momento checonsente l’accesso, tramite un faticoso lavoro mentale <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>fica e <strong>di</strong> significazione agran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> conoscenza strutturata e resa <strong>di</strong>sponibile da altri. La modalità esperienzialecomporta un’elaborazione percettiva ed ha un ruolo importante anche nei compiti riflessivi,ad esempio in alcune fasi dell’interazione con gli strumenti, come abbiamo visto parlandodella teoria del controllo della azioni, il riconoscimento a livello percettivo della situazionepuò portare a una risposta esperta stimolata dal contesto, senza necessità <strong>di</strong> una profondariflessione o pianificazione. La modalità riflessiva è invece “quella dei concetti, dellapianificazione e della riconsiderazione. È lenta e laboriosa. La cognizione riflessiva tende arichiedere sia l’aiuto <strong>di</strong> supporti esterni - scrittura, lettura, strumenti <strong>di</strong> calcolo - sia l’aiuto <strong>di</strong>altre persone. Se si vuole che offrano il massimo supporto alla cognizione, lerappresentazioni esterne devono adattarsi con precisione al compito particolare. Lariflessione avviene in modo ottimale in un ambiente tranquillo, privo <strong>di</strong> altri materiali oltre aquelli rilevanti per l’esecuzione del compito. Ambienti ricchi, <strong>di</strong>namici, troppo presenti,possono interferire con la riflessione: essi guidano l’in<strong>di</strong>viduo verso la modalitàesperienziale, attivando la cognizione attraverso le percezioni dell’elaborazione <strong>di</strong>retta daglieventi, e quin<strong>di</strong> non lasciando sufficienti risorse mentali per la concentrazione richiesta dallariflessione. In termini <strong>di</strong> scienza cognitiva, la cognizione riflessiva è una forma <strong>di</strong>elaborazione top-down, <strong>di</strong>retta concettualmente” (Norman, 1995, p.38). Il pensiero ènaturalmente un’attività complessa che comporta un impegno articolato sotto <strong>di</strong>versefattispecie. Per questo entrambe le modalità sono ugualmente utili e solitamente compresenti(o in<strong>di</strong>stinguibili) nelle attività quoti<strong>di</strong>ane. Ciò nonostante la <strong>di</strong>stinzione fra pensieroesperienziale e riflessivo merita <strong>di</strong> essere presa in considerazione, sia perché molta dellanostra tecnologia sembra costringerci verso un estremo o l’altro, sia perché taleclassificazione consente <strong>di</strong> caratterizzare meglio la natura <strong>degli</strong> schemi mentali <strong>di</strong> cuiabbiamo parlato. Gli “strumenti adatti alla cognizione esperenziale dovrebbero rendere<strong>di</strong>sponibile un’ampia gamma <strong>di</strong> stimolazioni sensoriali, insieme a un’informazionesufficiente a minimizzare l’esigenza <strong>di</strong> deduzioni logiche. Analogamente, gli strumenti per lariflessione hanno il compito <strong>di</strong> facilitare l’esplorazione <strong>di</strong> concetti e idee. Essi dovrebberorendere più semplice il confronto e la valutazione, nonché l’esplorazione <strong>di</strong> possibilialternative. Non dovrebbero limitare il comportamento alla modalità esperienziale. Inentrambi i casi, riflessivo ed esperienziale, gli strumenti devono essere invisibili: non devonointralciare il cammino” (Norman, 1995, p.38). L’uso inappropriato <strong>di</strong> strumenti e meto<strong>di</strong> puòportare ad utilizzare mezzi inappropriati per raggiungere le finalità prefissate (ad esempiosperimentare quando si dovrebbe riflettere) oppure imporre inutili sforzi mentalicostringendo a per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> motivazione.Nell’ambito della formazione è necessario partire dagli schemi forniti dagli stu<strong>di</strong>sull’ergonomia (i principi generali che regolano le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> interazione tra in<strong>di</strong>vidui estrumenti), come quelli fino a qui visti, ma occorre anche spingere la riflessione versoconsiderazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne superiore. Siamo nell’ambito <strong>di</strong> quelle indagini che Calvani (2001)ha chiamato <strong>di</strong> ergonomia <strong>di</strong>dattica. “L’ergonomia <strong>di</strong>dattica si colloca all’intersezione tral’ergonomia e la tecnologia dell’educazione, <strong>di</strong>fferenziandosi tuttavia da entrambe. Essa si<strong>di</strong>stingue dai compiti tra<strong>di</strong>zionali dell’ergonomia, pur accogliendo da questa la sollecitazionead un più attento esame del gioco dei carichi cognitivi; nell’ergonomia <strong>di</strong>dattica non èl’alleggerimento del carico cognitivo in sé l’obiettivo da conseguire, bensì che il sistemauomo-macchina funzioni, garantendo un impegno cognitivo <strong>di</strong> buona qualità nei soggetticoinvolti” (Calvani, 2001, p. 83).

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