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64Strumenti della rete e processo formativoanche dai segnali biochimici ed elettrici dello stesso cervello 24 . In questa prospettiva ifenomeni psichici fanno cioè capo a sistemi concettuali <strong>di</strong> riferimento culturalmente definiti,poiché partono dal presupposto che gran parte della rappresentazione e della comunicazioneumana abbia luogo attraverso sistemi <strong>di</strong> simboli, ovvero sistemi <strong>di</strong> significato (Gardner,1987). La ricerca cognitivista si è in particolare soffermata sull’elaborazione <strong>di</strong> due classiprincipali <strong>di</strong> elementi necessari alla comprensione dei meccanismi dell’elaborazionementale: i modelli strutturali e quelli funzionali. Nella prima vanno collocate le architetture,<strong>di</strong> tipo essenzialmente qualitativo, che descrivono la natura della memoria, cioè come essa èsud<strong>di</strong>visa in sottosistemi e quali relazioni esistono tra questi ultimi. Nella seconda vannocollocati, invece, i modelli della memoria da un punto <strong>di</strong> vista funzionale, cioè quelli che sipreoccupano della modalità logica ed esecutiva <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni (Pessa,Penna, 2000).Uno dei più conosciuti modelli strutturali della memoria fornita dal cognitivismo è quello dei“magazzini <strong>di</strong> memoria”, proposto da Hebb già nel 1948, ma formalizzato nella caratteristicateoria “multiprocesso” da Atkinson e Shiffrin nel 1969. Questo modello della mente -tutt’ora soggetto ad un serrato <strong>di</strong>battito in ambito scientifico - in<strong>di</strong>vidua, proprio come nelcomputer, una memoria a lungo termine (magazzino <strong>di</strong> elevata capienza ed elevatapermanenza, teoricamente illimitate, anche se l’accesso all’informazioni conservate puòtalora risultare lento, <strong>di</strong>fficile o ad<strong>di</strong>rittura impossibile), una memoria a breve termine(magazzino <strong>di</strong> limitata capacità e limitata permanenza, circa trenta secon<strong>di</strong>, prolungabileperò me<strong>di</strong>ante reiterazione: ripetendo più volte l’informazione) ed una memoria piùtipicamente “umana”, ovvero quella sensoriale (magazzino <strong>di</strong> elevata capienza e bassapermanenza, nel quale le informazioni sono destinate a decadere rapidamente: da circaduecentocinquanta ms. fino ad un secondo nel caso del canale visivo e fino a tre-quattrosecon<strong>di</strong> nel caso del canale u<strong>di</strong>tivo). George Miller, nel 1956, contribuisce a precisare lacapienza della memoria a breve termine riscontrandone, attraverso esperienze empiriche, unacapacità piuttosto limitata. La memoria <strong>di</strong> lavoro può infatti contenere contemporaneamentesolo sette, più o meno due elementi informativi, chunks of information; dove ciascuno dei“pezzi <strong>di</strong> informazione” sia un’unità a sé stante: lettere dell’alfabeto, cifre numeriche, parole,ecc.. Tulving, nel 1972, in<strong>di</strong>vidua una strutturazione in tre <strong>di</strong>fferenti sottosistemi dellamemoria a lungo termine: la memoria episo<strong>di</strong>ca (che elabora il contenuto delle esperienzepassate), la memoria semantica (che contiene i concetti e le relazioni tra i concetti) e lamemoria procedurale (che contiene sequenze <strong>di</strong> azioni). Successive integrazioni <strong>di</strong> questimodelli, rafforzate anche da evidenze sperimentali, confermano il vivo interesse per questotipo <strong>di</strong> approccio e, in particolare, l’interesse <strong>di</strong> ambiti applicativi – come quello dellaprogettazione <strong>di</strong> interfacce per i programmi software – per gli stu<strong>di</strong> sulla memoria e sullerelative caratteristiche <strong>di</strong> funzionamento: dagli stu<strong>di</strong> sui tempi <strong>di</strong> acquisizione, <strong>di</strong> ritenzione,deca<strong>di</strong>mento (curva dell’oblio), saturazione e interferenza o sui fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo.Il punto chiave dell’approccio computazionale simbolico, quello che ne determina a untempo la forza e la debolezza è, come anticipato, la definizione dei simboli. “Essi vengonoconcepiti come unità dotate <strong>di</strong> significato compiuto a livello macroscopico, cioè a livellodella nostra esperienza fenomenica e mentale” (Pessa, Penna, 2000, p. 13). Per questo lapreoccupazione principale “non è rivolta al significato dei simboli ma al funzionamento alivello macroscopico dei programmi <strong>di</strong> manipolazione dei simboli” (ibidem). Relativamenteai simboli, è stato osservato (Johnson-Laird, 1990) che alcuni sistemi simbolici formali <strong>di</strong>rappresentazione siano più efficaci <strong>di</strong> altri nello svolgere il loro compito in base alla loro24 Il salto logico <strong>di</strong> natura qualitativa operato dalla scienza “cognitiva computazionale” è criticato in ambito epistemologico,ma anche dal recente filone <strong>di</strong> ricerca denominato scienza “cognitiva neurale”. Gli autori legati a questo approccio, noto anchecome “connessionista” o “subsimbolico”, sono infatti maggiormente impegnati nello stu<strong>di</strong>o delle modalità in base alle quali ilcervello, a partire dalla <strong>di</strong>stribuzione spazio-temporale <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> segnali elementari <strong>di</strong> origine neurale, possa giungere aduna attribuzione simbolica <strong>di</strong> alto livello (Pessa, Penna, 2000).

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