40Strumenti della rete e processo formativoappren<strong>di</strong>tive, ma mentre la cognizione situata si pone nella logica <strong>di</strong> comprendere leinfluenze esercitate da tutto ciò che è esterno alla mente umana, la prospettiva <strong>di</strong>stribuita sipreoccupa piuttosto <strong>di</strong> indagare come il contesto possa rappresentare un’estensione dellamente umana.Secondo la visione della “cognizione <strong>di</strong>stribuita” (Salomon, 1993; Hutchins, 1995; Norman,1997) l’intelligenza non è una proprietà eminentemente soggettiva e localizzabile nellamente <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui, trovando infatti collocazione anche nel “mondo” esterno (Pea, 1993).Le risorse informative necessarie all’esecuzione delle attività possono essere rappresentateinternamente, nella mente dell’in<strong>di</strong>viduo, ma anche nell’ambiente esterno. Quandodobbiamo cambiare il canale con il telecomando non è necessario ricordarsi a memorial’esatta configurazione e il posizionamento dei tasti, un semplice colpo d’occhio è sufficientea localizzare il pulsante desiderato. La conoscenza è quin<strong>di</strong> “variamente <strong>di</strong>stribuita: parte nelmondo, parte dentro la testa, parte nei vincoli operativi che il mondo ci impone (Norman,1997). Le facoltà cognitive sono quin<strong>di</strong> la risultanza <strong>di</strong> un sistema organico <strong>di</strong> interazioni trala mente in<strong>di</strong>viduale e il contesto ambientale, strumentale e sociale. Secondo Norman(1997), una prestazione competente può emergere da una conoscenza mnemonica tutt’altroche precisa per almeno quattro ragioni:“Le informazioni sono nel mondo. Molta dell’informazione che ci serve per eseguire uncompito può risiedere nel mondo esterno. Il comportamento si determina combinandol’informazione in memoria (nella nostra testa) con quella presente nel mondo.Non è richiesta grande precisione. Precisione, esattezza e completezza della conoscenza sonorichieste <strong>di</strong> rado. Per avere un comportamento perfetto è sufficiente che la conoscenzadescriva l’informazione o il comportamento quanto basta per <strong>di</strong>stinguere l’alternativa giustada tutte le altre.Sono presenti vincoli naturali. Il mondo limita i comportamenti permessi. Le proprietàfisiche <strong>degli</strong> oggetti circoscrivono le operazioni possibili: l’or<strong>di</strong>ne con cui le parti si possonocombinare, i mo<strong>di</strong> in cui un oggetto può essere spostato, raccolto o comunque manipolato.[…].Sono presenti vincoli culturali. Oltre ai limiti fisici, naturali, la società ha sviluppatonumerose convenzioni culturali che devono essere apprese, ma una volta apprese siapplicano a un ampio ventaglio <strong>di</strong> circostanze” (Norman, 1997, p. 66-67).Tutte le attività umane non costituiscono, secondo questa visione, forme <strong>di</strong> realtà stabili epermanenti ma, piuttosto, realtà in costante evoluzione e trasformazione in rapporto aicontesti in cui vengono a situarsi. Nelle situazioni <strong>di</strong> ogni giorno, il comportamento è cosìguidato dalla combinazione <strong>di</strong> conoscenze fissate internamente, ma anche da informazioni evincoli esistenti esternamente all’in<strong>di</strong>viduo, nel mondo. Tali considerazioni sono suffragateanche da evidenze sperimentali sviluppate nell’ambito delle scienze cognitive. Unesperimento recente (Ballard, Hayhoe, Pelz, 1995), ad esempio, <strong>di</strong>mostra che nel corso <strong>di</strong>prestazioni che richiedono <strong>di</strong> copiare una certa configurazione <strong>di</strong> figure geometriche (peresempio due pirami<strong>di</strong> sopra a tre cubi accanto ad una sfera e davanti ad un parallelepipedo)vengono utilizzate le informazioni esterne, evitando il ricorso alla memoria. In questasituazione i soggetti preferiscono tornare più volte a visualizzare il modello da riprodurrepiuttosto che utilizzare la memoria per fissarne la descrizione. Risulta cioè meno faticosoconsultare il mondo al <strong>di</strong> fuori del cervello piuttosto che costruire una accuratarappresentazione interna della realtà esterna. Gibson (1977, 1979) nella sua teoria“ecologica” della percezione, introduce il concetto <strong>di</strong> “affordance” per in<strong>di</strong>care le proprietàpercepibili dall’ambiente circostante che regolano e determinano il comportamento delsoggetto. Le affordance si presentano come “caratteristiche oggettive” delle cose presentinello spazio operativo e che, una volta percepite, costituiscono dei suggerimenti(vincoli/inviti) per lo sviluppo <strong>di</strong> azioni appropriate in quell’ambiente: un’affordance è cioèun’opportunità <strong>di</strong> azione o <strong>di</strong> inibizione fornita dall’ambiente all’in<strong>di</strong>viduo. “L’affordance dàforti suggerimenti per il funzionamento delle cose. Una piastra liscia è fatta per spingere.Manopole e maniglie sono da girare. Le fessure sono fatte per infilarci dentro qualcosa. Unapalla è da lanciare o far rimbalzare” (Norman, 1997, p.17). Lo stesso Norman, al quale va il
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 41merito <strong>di</strong> aver recuperato il concetto <strong>di</strong> affordance nell’ergonomia contemporanea, nefornisce ulteriori caratterizzazioni (Norman, 1997, p. 96-100) affiancando ai vincoli fisici(che “circoscrivono il numero <strong>di</strong> operazioni possibili”) i vincoli culturali (che fanno capo a“convenzioni culturali accettate” e <strong>di</strong> cui “ogni cultura ha un insieme <strong>di</strong> azioni permessenelle situazioni sociali”) a quelli logici (legati al concetto <strong>di</strong> “mapping naturale”, <strong>di</strong> cuiparleremo in seguito).In questa prospettiva, nel riconoscere al contesto una sua centralità, si ridefiniscono inmaniera <strong>di</strong>versa anche le capacità della mente umana <strong>di</strong> ritenere nozioni, dettagli o passaggioperativi, rispetto – ad esempio – a quelle <strong>di</strong> sviluppare abilità attentive, <strong>di</strong>scriminatorie,intuitive e ricostruttive necessarie all’estrazione dal contesto delle informazioni utili allarisoluzione dei compiti. Di converso assume un valore primario la “buona” progettazione<strong>degli</strong> artefatti e dei contesti che contribuiscono allo svolgimento delle attività. Nel caso delletecnologie informatiche, ad esempio, non è infrequente imbattersi in strumenti, o in“ambienti artificiali”, progettati male, quin<strong>di</strong> incapaci <strong>di</strong> offrire in<strong>di</strong>cazioni informativecomplete e non ambigue circa il loro utilizzo. Strumenti tecnologici mal progettati sonoinfatti responsabili <strong>di</strong> aumentare la variabilità nelle prestazioni soggettive, rendendo a moltiproblematico – se non ad<strong>di</strong>rittura impossibile – lo svolgimento delle attività, oltre adeterminare continui rischi <strong>di</strong> “errore”.Perkins (1993) nel definire “person-plus” il sistema composito formato dalla persona più ilcontesto circostante – costituito dagli strumenti, dall’ambiente e delle altre personeimpegnate nel processo – asserisce che l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>pende dalle “caratteristiched’accesso” alla conoscenza significativa: non è importante se la conoscenza sia interna oesterna al soggetto, ma quale tipo <strong>di</strong> conoscenza è rappresentata, come è rappresentata, comeprontamente può essere recuperata e rielaborata. La posizione <strong>di</strong> Perkins è particolarmenteutile a comprendere quale ruolo possano giocare le tecnologie, anche quelle telematiche,quali parti integranti del sistema cognitivo, e ci torneremo quin<strong>di</strong> anche in seguito. SecondoPerkins la cognizione e l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo non coinvolgono la persona sola(person-solo), ma la persona più il sistema composito che la circonda (person-plus). Ciò checirconda la persona, l’imme<strong>di</strong>ato contesto fisico e sociale, partecipano nella cognizione nonsolo come sorgenti <strong>di</strong> input o ricettori <strong>di</strong> output, ma come veicoli del pensiero: infatti il“residuo” lasciato dal pensiero, quello che è stato imparato, risiede non solo nella mentedello studente, ma anche nell’allestimento del contesto. L’ipotesi dell’accesso equivalentesostenuta dall’autore asserisce che l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche d’accessoalla conoscenza significativa: non è importante se la conoscenza sia interna o esterna alsoggetto, ma quale tipo <strong>di</strong> conoscenza è rappresentata, come è rappresentata, comeprontamente può essere recuperata e tutte le tematiche connesse. In questo senso vienetratteggiata una modalità <strong>di</strong> analisi del sistema <strong>di</strong> conoscenza basata su quattro categorie(esplicative della capacità del sistema <strong>di</strong> fornire accesso equivalente):- Conoscenza (knowledge): riguarda quale tipo <strong>di</strong> conoscenza è <strong>di</strong>sponibile, inclusa laconoscenza <strong>di</strong>chiarativa e procedurale, i fatti, le strategie, e le procedure esperte: in altreparole la conoscenza nel senso più ampio;- Rappresentazione (representation): riguarda come la conoscenza è rappresentata, inparticolare in quale modo questa può essere “presa”, trasportata nel “sistema”e registrata.- Recupero (retrival): riguarda in quale modo il sistema può trovare la rappresentazione dellaconoscenza in questione e con quale efficienza;- Costruzione (construction): riguarda la capacità del sistema <strong>di</strong> assemblare pezzi <strong>di</strong>conoscenza recuperata in nuove strutture; ovvero la capacità <strong>di</strong> generare nuova conoscenza.Tali categorie sono valide per l’uomo, ma anche per gli altri organismi viventi o in generale isistemi che processano informazioni (come gli anticorpi all’interno del sistema immunitario),ma tali categorie sono particolarmente utili nell’appren<strong>di</strong>mento.Il problema è che spesso si sottovaluta l’importanza della progettazione del contesto edell’insegnamento all’uso del contesto. Il contesto fisico può fornire un supporto completoalla cognizione fornendo: 1) la conoscenza necessaria, 2) rappresentazioni accessibili, 3)
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