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92Strumenti della rete e processo formativocomunicazione, che integra e rime<strong>di</strong>a la storia <strong>degli</strong> spazi della scrittura precedenti - dallatavoletta <strong>di</strong> argilla, alla pietra scolpita, al papiro, al codex, fino al libro <strong>di</strong> Gutenberg, allara<strong>di</strong>o, al telefono e alla televisione (Ferri, 2002, pp. 15-71).L’interconnessione tra persone, e tra persone e sistemi, attraverso la rete determina unospostamento <strong>di</strong> prospettiva per gli strumenti, che da elementi <strong>di</strong> “me<strong>di</strong>azione” (cfr. § 2.1.1 e§ 3.2) si trasformano in elementi <strong>di</strong> “passaggio”, in varchi attraverso i quali muoversi. Iprogrammi software, con le loro interfacce, <strong>di</strong>ventano così la zona <strong>di</strong> accesso: il delicatofulcro in bilico tra reale e virtuale, tra il mondo fisico nel quale il corpo della persona risiedee l’ambiente artificiale al <strong>di</strong> là dello schermo. Grazie ad Internet comunità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui,apparati culturali e tecnologie si innervano, “fanno sistema”, fondando mon<strong>di</strong> dotati <strong>di</strong>caratteristiche relativamente stabili. La rete come “luogo dell’abitare virtuale, un doppio<strong>di</strong>gitale del mondo reale” <strong>di</strong>venta così lo spazio in cui prende forma e si fanno visibili molti<strong>di</strong> quei caratteri che sono alla base della postmodernità (Ferri, 2002), <strong>di</strong>ventando al tempostesso elemento dominante e simbolo dei nostri tempi 35 . L’e<strong>di</strong>ficio dove si svolge laformazione in rete è un non-e<strong>di</strong>ficio, o meglio è un luogo qualsiasi: quello da dovel’in<strong>di</strong>viduo accede al sistema. Lo studente telematico può essere visto come un cybernauta 36 ,un moderno Ulisse, che entra ed esce liberamente da ambienti <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>fferenti daquelli tra<strong>di</strong>zionali, ma non per questo meno significativi. Il tutto si svolge in una realtà chenon è “materiale”, anche se per le persone che la praticano questa offre vissuti psicologici edemotivi analoghi a qualsiasi altra esperienza concreta. Il soggetto che comunica in rete,infatti non si trasferisce fisicamente dalla sua stanza in un <strong>di</strong>verso luogo, ma lo famentalmente. “La Rete e i suoi ambienti più che come luoghi alternativi alla realtà “reale”vanno concepiti come scenari <strong>di</strong> azione, come situazioni e sceneggiature <strong>di</strong> cui il soggetto èprotagonista accanto ad infiniti altri (ad esempio, mentre chatto con mia sorella inPensylvania rispondo a mio figlio che mi chiede cosa sto facendo e a mia moglie che michiede <strong>di</strong> liberare la linea telefonica)” (Rivoltella, 2001, p.48). Ciò rimanda ad unariflessione sul significato dell’aggettivo “virtuale” soprattutto nel momento in cui questovenga applicato a contesti che, almeno nelle conseguenze psicologiche ma <strong>di</strong> conseguenzaanche fisiche, possono essere identificabili come “reali”. Non sembra infatti corretto parlare<strong>di</strong> uno spazio irreale o virtuale – nell’accezione <strong>di</strong> “non reale” – nel momento in cui i vissutie le relazioni instaurate – avvengono in maniera vitale coinvolgendo fino nei sentimenti piùintimi le persone coinvolte (Turkle, 1997; Wallace, 2000; Paccagnella, 2000) 37 . Attraverso lereti telematiche avvengono infatti fenomeni <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una realtà sociale con<strong>di</strong>visaattraverso molte delle modalità che i sociologi sono abituati a stu<strong>di</strong>are da decenni: esistonoreticoli <strong>di</strong> relazioni personali, processi <strong>di</strong> socializzazione, istituzioni, fasci <strong>di</strong> ruoli, norme esanzioni, tutto raccolto all’interno del cyberspazio, questo luogo virtuale cui si applicasplen<strong>di</strong>damente ciò che Robert Merton ha chiamato teorema <strong>di</strong> Thomas: “se gli uominidefiniscono le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Internet havisto lo svilupparsi <strong>di</strong> fenomenologie sociologiche, come nel caso delle comunità virtuali ,35 Secondo Ferri (2002) se la modernità ha visto l’incarnazione del proprio mito, quello del progresso, attraverso svariatisimboli e metafore tecnologiche (la turbina, gli ingranaggi, la ciminiera, la locomotiva, ecc.) oggi è la rete web che incarnacompiutamente le trame complesse della nostra ipermodernità. Da notare che l’autore, seguendo il sociologo Giddens (1990),preferisce utilizzare il termine “ipermodernità” piuttosto che “postmodernità” in quanto la nostra epoca non sarebbe uscita dalmoderno, ma vi si sarebbe ra<strong>di</strong>calizzata in maniera probabilmente immutabile.36 Il termine cyberspazio, da cui cybernauta, si deve allo scrittore <strong>di</strong> fantascienza William Gibson (1984)37 Molti autori con<strong>di</strong>vidono con Lévy (1997) la posizione che vede nel virtuale non il contrario del reale, ma “il virtuale èqualcosa che esiste potenzialmente, con possibilità <strong>di</strong> attualizzazione inventiva”. Naturalmente questo tipo <strong>di</strong> considerazioniaprirebbero un interessante area <strong>di</strong> riflessione tra due posizioni opposte: la prima pronta a scorgere nel virtuale unpotenziamento del reale e quin<strong>di</strong> un’opportunità preziosa per risolvere molti problemi visto che le nuove tecnologie consentonola costruzione <strong>di</strong> un modello perfezionato della realtà e allargare gli orizzonti della creatività e della conoscenza; la secondaposizione invece pronta ad enfatizzare i pericoli della <strong>di</strong>stanza che separa il reale dal virtuale, per sottolineare il rischio <strong>di</strong> unaprogressiva per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> contatto con il mondo reale, fino all’in<strong>di</strong>stinguibilità tra realtà e “finzione”, o, più semplicemente con laper<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> interesse per il confronto con l’esperienza reale.

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