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Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 115sviluppo <strong>di</strong> pratiche relazionali e negoziali sia a livello cognitivo, sia a quelli affettivo esociale.Ambienti specificamente progettati per supportare modelli <strong>di</strong>dattici collaborativi devonofornire le affordance necessarie per trasformare un gruppo in una comunità integrata edefficace da vari punti <strong>di</strong> vista. In una prospettiva <strong>di</strong> ecologia dell’informazione (Card,Robertson, York, 1996) ogni strumento per la formazione in rete, deve essere capace –all’interno <strong>di</strong> un ambiente integrato – <strong>di</strong> sostenere e favorire pratiche pedagogiche coerenticon il modello <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> riferimento. Uno strumento, come ad esempio un forum non èsolo uno spazio dove le informazioni sono raccolte e consumate, ma un elemento capace <strong>di</strong>svolgere una funzione specifica all’interno <strong>di</strong> uno specifico setting. Le modalità con cuiqueste funzioni sono sviluppate e rese <strong>di</strong>sponibili agli utenti contribuiscono allo sviluppo <strong>di</strong>pratiche specifiche.Chiaramente, possono essere svolte esperienze <strong>di</strong> formazione in rete anche utilizzandostrumenti inadeguati o le cui funzioni non sono state sufficientemente calibrate agli obiettivie al contesto, ma questo non significa che ciò rappresenti la condotta ottimale. La base <strong>di</strong>riflessione da cui muove questo contributo è infatti proprio quella che vede in strumentiidonei per lo svolgimento <strong>di</strong> specifiche pratiche – ovvero esplicitamente pensati, prodotti elegittimati dagli utenti – elementi centrali e costitutivi del setting formativo, e quin<strong>di</strong> capaci<strong>di</strong> apportare un valore aggiunto – in termini <strong>di</strong> efficienza, efficacia e capacità regolativepeculiari (e senz’altro <strong>di</strong>verse da quelle fornite da strumenti generici).Trascurando quin<strong>di</strong> gli altri modelli e soffermandoci solo sull’approccio CSCL, proviamo acapire meglio quali peculiari funzioni debbano conseguentemente venire offerte da questiambienti.4.4.4 Ambienti integrati e CSCLKaye (1994) riprendendo Eijkelenberg, Heeren e Vermeulen (1992) suggerisce che letecnologie capaci <strong>di</strong> supportare le attività collaborative e <strong>di</strong> facilitare l’appren<strong>di</strong>mento in retesi possano raggruppare in tre <strong>di</strong>verse tipologie: sistemi <strong>di</strong> comunicazione (sincroni easincroni), sistemi per la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> risorse (con<strong>di</strong>visione dello schermo, <strong>di</strong> programmisoftware o <strong>di</strong> file), sistemi <strong>di</strong> supporto ai processi <strong>di</strong> gruppo (calendari con<strong>di</strong>visi, sistemi perla gestione dei progetti, strumenti <strong>di</strong> votazione ecc.) ai quali potremmo probabilmenteaggiungere una quarta categoria <strong>di</strong> software per la “simulazione immersiva” (es. MUD,MOO, Muse, ecc.) introdotti soprattutto negli ultimi anni nel contesto dei giochi <strong>di</strong> ruolo espesso impiegati anche nella <strong>di</strong>dattica on-line. Queste tipologie <strong>di</strong> software, opportunamenteselezionate e combinate, rappresentano la base tecnologica della maggior parte delleesperienze d’appren<strong>di</strong>mento in rete. Molte <strong>di</strong> queste funzioni sono incluse, oltre che inambienti che specificamente si definiscono CSCL, sia in alcune piattaforme e-learning (tracui, ad esempio: BlackBoard, Pathlore Learning Management System o WebCT), sia ingenerici strumenti per il groupware o il knowledge management (Lotus Notes, iManage,Microsoft SharePoint, Teamwave). Ed è senz’altro vero che molti <strong>di</strong> questi strumentivengono utilizzati con successo in corsi online contrad<strong>di</strong>stinti da uno specifico focus sullavoro collaborativo in rete, ma è altrettanto vero che il modello collaborativo richiede unaspecifica adeguatezza nel fornire supporti capaci <strong>di</strong> sviluppare le interazioni e il processo <strong>di</strong>costruzione dell’identità <strong>di</strong> una comunità in rete. Risulta infatti fuorviante ritenere, comesottolinea Cook (2002), che ci sia una neutralità da parte <strong>degli</strong> strumenti nel favorire iprocessi comunicativi, visto che gli uni procedono e consentono gli altri. Se è dunque veroche le applicazioni per l’e-learning stanno <strong>di</strong>ventando sempre più flessibili, con una spiccatatendenza ad essere svincolate da specifici modelli pedagogici ed educativi, è altrettanto veroche la ricerca nell’ambito del CSCL trova una sua specificità proprio nello sviluppo <strong>di</strong>frameworks capaci <strong>di</strong> favorire in maniera evidente il collegamento tra la teoria e le pratiche

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