22Strumenti della rete e processo formativo(davanti alla consegna: “ricordati <strong>di</strong> comprare il pane” è possibile, ad esempio, crearsi unostimolo-mezzo scrivendo una nota su <strong>di</strong> un post-it). L’utilizzo <strong>degli</strong> strumenti è riscontrabileanche nei primati, come nel caso <strong>degli</strong> strumenti <strong>di</strong> cui si servivano gli scimpanzé <strong>di</strong> Köhlerper raggiungere la meta e svolgere il loro compito. Tuttavia il comportamento umano èprevalentemente me<strong>di</strong>ato (nel senso proprio <strong>di</strong> ‘mezzo’ come me<strong>di</strong>um) da stimoli-mezzo <strong>di</strong>un tipo particolare, e cioè da strumenti (denominati propriamente “segni”) che da esternisono <strong>di</strong>ventati “interni” a seguito <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> acquisizione dall’ambiente sociale e <strong>di</strong>successiva interiorizzazione: “all’inizio il segno è, <strong>di</strong> regola, uno stimolo ausiliario esterno,un mezzo esterno <strong>di</strong> autostimolazione, e ciò deriva da due cause: la prima causa è implicitanell’origine <strong>di</strong> questa operazione dalla forma collettiva <strong>di</strong> comportamento che rientra semprenella sfera esterna; la seconda causa è data dalle leggi primitive della sfera in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong>comportamento che nel suo sviluppo non è ancora separata dalla percezione <strong>di</strong>retta edall’azione esterna” (Vygotskij, Lurija, 1997, p.16-17). Questi strumenti-mezzo svolgonoinizialmente funzioni “interpsichiche”, <strong>di</strong> interazione sociale, e solo dopo un complessoprocesso <strong>di</strong> trasferimento che comporta, al contempo, una mo<strong>di</strong>ficazione funzionale delcervello <strong>di</strong>vengono “intrapsichiche”, ovvero, interne all’in<strong>di</strong>viduo. Il “post-it” attaccato sulmonitor del computer è uno stimolo esterno che agisce su una “traccia” depositata nellamemoria e connessa a quella relativa ad un altro stimolo (la consegna del compito daeseguire). In alcuni casi anche questa traccia esterna può <strong>di</strong>ventare interna (il ricordo <strong>di</strong> avereattaccato un “post-it”) ed esercitare da sola le proprie funzioni <strong>di</strong> riorganizzazione delleazioni.“Noi chiamiamo ‘segni’ questi ‘stimoli-mezzi’ artificiali introdotti dall’uomo nellasituazione e svolgenti una funzione <strong>di</strong> autostimolazione. A questo termine <strong>di</strong>amo un sensopiù ampio e al tempo stesso più preciso <strong>di</strong> quello che ha nell’uso abituale. In base a questanostra definizione, dunque, ogni stimolo con<strong>di</strong>zionato creato dall’uomo e assunto comemezzo per <strong>di</strong>rigere il proprio o l’altrui comportamento è un segno” (Vygotskij, 1974, p. 123)e ancora: “l’uomo introduce stimoli artificiali, ‘significa’ il comportamento e instaura,me<strong>di</strong>ante i segni, dall’esterno nuovi nessi nel cervello” (ibidem, p. 126) 16 . Il processo <strong>di</strong>interiorizzazione <strong>degli</strong> stimoli-mezzo o segni, avviene, in primo luogo, con il linguaggio. Illinguaggio, che si sviluppa nel rapporto madre-bambino, rappresenta una forma <strong>di</strong>comunicazione interpersonale inizialmente esterna, che <strong>di</strong>venta negli anni una forma <strong>di</strong>comunicazione interna in grado <strong>di</strong> me<strong>di</strong>are e svolgere le altre funzioni psichiche superiori. Illinguaggio, inteso come ‘mezzo sociale’ del pensiero (Zucchermaglio, 1996, p.17), in quantoprodotto dell’evoluzione storico-culturale e in quanto presente nelle <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> interazionesociale tra in<strong>di</strong>vidui, ha quin<strong>di</strong> un ruolo centrale nel processo <strong>di</strong> sviluppo ontogeneticorappresentando il fondamentale modello <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione semiotica necessario ad ognisuccessiva trasformazione. La legge genetica generale dello sviluppo culturale, così comeformulata da Vygotskij prevede che nel corso dello sviluppo del bambino ogni funzionefaccia la sua apparizione due volte, su due piani <strong>di</strong>versi: “prima su quello sociale, poi suquello psicologico, dapprima tra le persone, come categoria interpsichica, poi all’interno delbambino, come categoria intrapsichica. Ciò vale ugualmente sia per l’attenzione volontariache per la memoria logica, che per la formazione dei concetti e lo sviluppo della volontà.Siamo nel pieno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> considerare questa assunzione come una vera e propria legge, mas’intende che il passaggio dall’esterno all’interno trasforma il processo stesso, ne muta lastruttura e le funzioni. Dietro a tutte le funzioni superiori e ai loro rapporti stannogeneticamente delle relazioni sociali, relazioni reali tra gli uomini. Ne segue che uno deiprincìpi fondamentali della nostra volontà è quello della <strong>di</strong>visione delle funzioni tra gliuomini, una nuova sud<strong>di</strong>visione binaria <strong>di</strong> ciò che ora è fuso insieme, il <strong>di</strong>spiegarsi,sperimentale, del processo psichico superiore nel dramma che ha luogo tra gli uomini.16 Cole (1998, p.101) specifica che tra “strumenti” e “segni”, quali me<strong>di</strong>atori, esiste una <strong>di</strong>fferenza nella precipua capacità <strong>di</strong>orientamento del comportamento umano: gli strumenti lo orienterebbero verso l’esterno, i segni maggiormente verso l’interno,il sè.
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 23Potremmo perciò definire la sociogenesi delle forme superiori del comportamento come ilrisultato principale della storia dello sviluppo culturale del bambino. La parola ‘sociale’applicata al nostro oggetto ha un significato importante. Innanzitutto, come <strong>di</strong>ce il significatopiù ampio della parola, significa che tutto ciò che è culturale è sociale. La cultura è ilprodotto della vita sociale e dell’attività collettiva dell’uomo, e perciò la stessa posizione delproblema dello sviluppo culturale del comportamento ci introduce imme<strong>di</strong>atamente sul pianosociale dello sviluppo. Inoltre si potrebbe osservare che il segno, che si trova al <strong>di</strong> fuoridell’organismo, ed è, come lo strumento, separato dalla persona, è sostanzialmente unorgano collettivo, o uno strumento sociale. Potremmo ulteriormente <strong>di</strong>re che tutte le funzionisuperiori non si sono venute costituendo nell’ambito della biologia, e neppuresemplicemente nella storia della sola filogenesi, ma che il meccanismo che sta a lorofondamento è il calco <strong>di</strong> quello sociale. Tutte le funzioni psichiche superiori rappresentanodelle relazioni sociali interiorizzate, il fondamento della struttura sociale della persona. Laloro composizione, la struttura genetica, il loro funzionamento, in una parola tutta la loronatura è sociale; persino trasformandosi in processi psichici la natura ne rimane sociale.L’uomo, anche preso isolatamente, conserva le funzioni della comunicazione” (Vygotskij,1974, pp. 201-2).Vygotskij definì questo come il principio dell’organizzazione extracorticale delle funzionimentali complesse. Lo sviluppo mentale che avviene durante l’infanzia non viene, in questosenso, inteso come maturazione biologica sviluppata esclusivamente in base alledeterminanti interne al sistema nervoso, ma come un articolato processo che si avvaledell’interazione tra organismo e ambiente.La “formazione del linguaggio per se stessi” che successivamente “regola le azioni delbambino e gli consentono <strong>di</strong> realizzare il compito dato in modo organizzato, attraverso uncontrollo preliminare <strong>di</strong> se stesso e della sua attività” è un processo lento, caratterizzato da“migliaia <strong>di</strong> sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> transizione” (Vygotskij, Lurija, 1997, p.36-37). Ogni sta<strong>di</strong>o ècaratterizzato da nuove capacità che, a loro volta, determinano nuove possibilità. Attraversoun programma <strong>di</strong> ricerca osservativo e sperimentale, Vygotskij e i suoi collaboratoriarrivarono ad affermare che le relazioni tra acquisizioni del linguaggio e sviluppo delleazioni formano una relazione strutturale <strong>di</strong>namica, caratterizzata da ampia mobilità <strong>di</strong>funzioni. In un “primo sta<strong>di</strong>o il linguaggio, seguendo l’azione, riflettendone e rinforzandonei risultati, rimane strutturalmente sottomesso all’azione, è provocato da essa; nel secondosta<strong>di</strong>o il linguaggio, trasferitosi al momento iniziale dell’azione, comincia a dominarel’azione, la guida e ne determina il soggetto e il decorso”, ha cioè “origine la funzionepianificatrice del linguaggio e così questo comincia a fissare la futura <strong>di</strong>rezione dell’attività(Vygotskij, Lurija, 1997, p.40). Riconoscendo a Piaget <strong>di</strong> aver lavorato attorno al concetto <strong>di</strong>linguaggio interiorizzato (egocentrico), Vygotskij gli critica <strong>di</strong> non aver attribuito sufficienteimportanza al ruolo del linguaggio nell’organizzazione delle attività e nelle funzionicomunicative (Vygotskij, 1974, 1990). Inoltre, per Piaget il “linguaggio egocentrico – tappaprecedente del linguaggio interno – ha origine dall’incontro tra il pensiero del bambino, unpensiero <strong>di</strong> tipo ‘autistico’, che riflette il mondo psichico infantile (astratto dal contestoambientale, immerso in se stesso, come in un sogno) e il linguaggio emesso per sé dalbambino stesso. Per Vygotskij, al contrario, il linguaggio ha imme<strong>di</strong>atamente una funzionesociale, interpersonale; in seguito esso <strong>di</strong>viene strumento <strong>di</strong> pensiero nella forma silente dellinguaggio interno” (Mecacci, 1996, p. 351). Il linguaggio <strong>di</strong>venta uno strumento <strong>di</strong>me<strong>di</strong>azione capace <strong>di</strong> risolvere problemi complessi e <strong>di</strong>stinguere l’uomo dalle altre specieattraverso processo complesso che vede la ristrutturazione e sostituzione delle funzionipsichiche preesistenti. “La funzione iniziale del linguaggio è la funzione dellacomunicazione, del legame sociale, dell’azione su coloro che sono attorno, sia dalla parte<strong>degli</strong> adulti che dalla parte del bambino. Così il primo linguaggio del bambino è puramentesociale; non sarebbe corretto chiamarlo socializzato poiché a questa parola è legato qualchecosa che non è sociale all’inizio e <strong>di</strong>venta tale solo nel processo del suo cambiamento e delsuo sviluppo. Solo più tar<strong>di</strong>, nel processo della crescita, il linguaggio sociale del bambino,che è multifunzionale, si sviluppa secondo il principio della <strong>di</strong>fferenziazione in funzioni
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