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Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 55<strong>di</strong> azione sta in primo luogo nella sua collocazione all’interno del sistema <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> cui faparte, sia questo la scuola, la vita domestica o lavorativa. Considerare il contestodell’appren<strong>di</strong>mento formale come peculiare e specifico porta così a riflettere sullasignificatività e la coerenza dei problemi proposti agli studenti (e dei sistemi <strong>di</strong> risoluzione)con le altre modalità. L’esigenza <strong>di</strong> istituire “ponti”, <strong>di</strong> creare raccor<strong>di</strong> tra i vari contesti <strong>di</strong>vita può partire, ad esempio, dalla valorizzazione delle capacità e le modalità spontanee <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento possedute dagli in<strong>di</strong>vidui, invece che soppiantarle completamente connozioni e concetti slegati, per poi proseguire con la socializzazione culturale agli strumentied ai concetti prodotti all’interno delle prospettive <strong>di</strong>sciplinari (Gardner, 1991). In questosenso la prospettiva dell’appren<strong>di</strong>mento situato non esclude <strong>di</strong> prescindere o ignorareconsiderazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne soggettivo, intese come <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali o pre<strong>di</strong>sposizionibiologiche. La Resnick (1995b), elaborando il costrutto del “razionalismo situato”, propone<strong>di</strong> guardare all’appren<strong>di</strong>mento come sintonizzazione <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> conoscenza possedutedall’in<strong>di</strong>viduo con le situazioni in cui questo è coinvolto. Le relazioni tra struttureconoscitive pre<strong>di</strong>sposte biologicamente e domini culturali porta ad in<strong>di</strong>viduare due tipi <strong>di</strong>relazioni dalle quali non è possibile prescindere nella strutturazione <strong>di</strong> percorsi formativiformali: coerenza e contrad<strong>di</strong>zione. Esistono concetti scientifici che si accordano con lemodalità intuitive, pre<strong>di</strong>sposte biologicamente e sperimentate empiricamente dai soggettinelle loro esperienze <strong>di</strong> vita (l’esempio è quello dei principi matematici <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tività ecommutatività) e situazioni in cui, invece, i concetti non si raccordano con le modalitàumane <strong>di</strong> percepire i problemi (l’esempio è quello della fisica newtoniana). Nel primo caso ilcompito dell’insegnamento è quello <strong>di</strong> aiutare il soggetto ad elaborare ed estendere ilconcetto iniziale nelle forme culturalmente accettate, nel secondo caso è invece necessarioun compito <strong>di</strong> sostituzione delle credenze iniziali, anziché elaborarle. Come è stato suggeritonei precedenti paragrafi, l’approccio contestualistico alla cognizione comporta lariconcettualizzazione del funzionamento mentale, includendo in questa riformulazioneelementi interni ed esterni al soggetto. In questa attenzione all’interazione del soggettoepistemico con le altre persone e con l’ambiente fisico e culturale, i problemi dellaformazione devono fare i conti, anche, con la variabilità e mutevolezza <strong>di</strong> questi apportiesterni.Seguendo la prospettiva della cognizione situata e <strong>di</strong>stribuita, Brown, Collins, Duguid,(1989, p.33) fanno notare che i riman<strong>di</strong> referenziali, ovvero gli in<strong>di</strong>ci con i quali vengonoorganizzate le rappresentazioni delle azioni nei contesti hanno un ruolo <strong>di</strong> primo piano nellosvolgimento delle attività correnti e nello sviluppo delle successive. Le rappresentazioni cheemergono dalle attività non possono facilmente (e in alcuni casi, secondo gli autori, forse perniente) essere rimpiazzate dalle descrizioni. Le rappresentazioni sono in<strong>di</strong>cizzate(indexicalized) in maniera simile a come avviene con il linguaggio, ovvero sono <strong>di</strong>pendentidal contesto. Nella conversazione in presenza (face-to-face) le persone possono interpretareespressioni tipo “io, tu, qui, ora, quello” perchè hanno accesso alle funzionalità <strong>di</strong>in<strong>di</strong>cizzazione offerte dalla situazione. I riman<strong>di</strong> referenziali sono gli stessi tra chi parla e chiascolta, o quanto meno chi ascolta può comprendere – dalla situazione – a quali elementi,spesso fisici, egli si riferisce. Dell’importanza <strong>di</strong> questi riman<strong>di</strong> “indessicali” (indexical) edelle informazioni <strong>di</strong> cui sono portatori ci si può accorgere, ad esempio, nell’utilizzare mezzi<strong>di</strong> “comunicazione a <strong>di</strong>stanza” per dare informazioni dettagliate su come si risolve unproblema pratico. Usare il telefono per aiutare un amico a risolvere un problema con unprogramma, significa immaginare tutto il contesto situazionale (messaggi su monitorcompresi) nel quale l’amico si trova. Farlo per iscritto (ad esempio usando la e-mail) richiedeun impegno anche maggiore, perché senza un feed-back imme<strong>di</strong>ato da parte del lettore, ènecessario riprodurre interi frammenti operativi descrivendoli accuratamente (tipo: “dopoaver selezionato il testo con il mouse, dalla barra dei menu, seleziona la voce “Strumenti”,quin<strong>di</strong> la voce “Opzioni”). In generale è possibile <strong>di</strong>re che la comunicazione de-localizzatarichiede descrizioni più accurate, quin<strong>di</strong> tempi più lunghi, e non garantisce un risultatopermanendo consistenti elementi <strong>di</strong> ambiguità. Lavorare in rete, da questo punto <strong>di</strong> vista,richiede esattamente questo sforzo <strong>di</strong> adattamento e <strong>di</strong> immaginazione dei riman<strong>di</strong>

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