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Strumenti della rete e processo formativo 1757 Conclusioni…per me, l’utilizzo <strong>di</strong> Synergeia non ha comportato grosse<strong>di</strong>fficoltà e soprattutto ha rappresentato uno strumentosemplice e utile allo sviluppo del lavoro <strong>di</strong> gruppo, micomplimento con voi della scelta effettuata e ritengo cheSynergeia sia uno strumento decisamente adeguato alleesigenze del corso.[Raffaella, 19/7/2004]Questa ricerca, che aveva come obiettivo quello <strong>di</strong> analizzare il ruolo svolto dagli artefatti,ed in particolare dalle tecnologie telematiche, nel me<strong>di</strong>are le esperienze formative, si èarticolata in un lungo percorso a partire dalla ri-lettura delle posizioni storico culturalivygotskijane, attraverso la prospettiva sulla cognizione e sull’appren<strong>di</strong>mento situato,avvalendosi infine <strong>di</strong> apporti inter<strong>di</strong>sciplinari come quelli dell’ergonomia cognitiva e daglistu<strong>di</strong> sull’interazione uomo macchina.Siamo giunti, in particolare attraverso la prospettiva teorica dell’azione, a riconoscerecentrale, nella comprensione del ruolo <strong>degli</strong> artefatti, l’adozione <strong>di</strong> una visione contestualistae allo stesso tempo poliprospettica capace <strong>di</strong> rilevare i significati (<strong>degli</strong> oggetti come dellepratiche) dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> chi agisce.Nel caso specifico offerto dal corso <strong>di</strong> perfezionamento post lauream “Meto<strong>di</strong> e tecnichedella formazione in rete” <strong>di</strong>retto dal Prof. Calvani ed investigato nella sezione empirica <strong>di</strong>questo lavoro, abbiamo compreso che gli ambienti virtuali contribuiscono a delinearel’identità sociale e ad alimentare le pratiche <strong>di</strong> costruzione collaborativa della conoscenzaattraverso una incre<strong>di</strong>bile varietà <strong>di</strong> peculiari caratteristiche. Abbiamo avuto modo <strong>di</strong>comprendere, senza che fosse previsto, che sono soprattutto i “malfunzionamenti” e i piccoliintoppi a contribuire in maniera determinante alla comprensione delle esigenze più profonde.Le risposte che, nella sezione empirica, hanno rilevato dei problemi sono quelle che, nelcreare la “sospensione” <strong>di</strong> una realtà data per scontata, hanno reso evidenti e percepibili glielementi utili al raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi. Ci siamo trovati a con<strong>di</strong>videre, in manieradel tutto involontaria, gli assunti della prospettiva etnometodologica che, in ambitosociologico, considera preziose le “rotture con la consuetu<strong>di</strong>ne” al fine <strong>di</strong> focalizzare glielementi meno ovvi.L’ipotesi da cui siamo partiti, ovvero che parte del lavoro <strong>di</strong> costituzione del settingnecessario alle esperienze <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativo in rete possa essere svolto daglistrumenti, è sostanzialmente confermata sia dalle teorie indagate, sia dai risultati empirici.Gli ambienti virtuali non sono tutti uguali in quanto a capacità regolativa e, nonostante nonsia solitamente tenuto in adeguata considerazione, l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> strumenti opportuni(ovvero esplicitamente pensati, prodotti e legittimati dagli utenti) consenta <strong>di</strong> raggiungere inmaniera più rapida ed efficace i risultati prefissati. In questo caso: che specifici ambientiCSCL offrano un supporto più efficace, anche grazie all’incorporazione <strong>di</strong> cospicuiriferimenti a modelli teorici coerenti, rispetto all’utilizzo <strong>di</strong> strumentazioni non specifiche.Nonostante questo, ci siamo accorti che le esigenze <strong>degli</strong> utenti sono ancora maggioririspetto alla <strong>di</strong>sponibilità delle attuali soluzioni tecnologiche e, soprattutto, che le idee deiprogettisti inevitabilmente <strong>di</strong>fettano nell’anticipare gli usi che poi verranno istanziati nellapratica. Abbiamo constatato concretamente l’esistenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stanza che separa i progettistidagli utenti, questione che abbiamo visto (in particolare nella seconda sezione <strong>di</strong> questa tesi)interessare ricercatori provenienti da approcci e prospettive teoriche e <strong>di</strong>sciplinari <strong>di</strong>verse.Anche nel nostro caso l’utilizzo che è stato fatto dello strumento si <strong>di</strong>scosta ragionevolmente

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