Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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L’EstEnsionE dEL riVEstiMEnto fEMoraLE<br />
nELLE artroprotEsi d’anca s103<br />
fig. 4. Quadro ra<strong>di</strong>ografico <strong>di</strong> riassorbimento prossimale in<br />
un paziente affetto da “thight pain”.<br />
fig. 5. Quadro ra<strong>di</strong>ografico <strong>di</strong> un paziente affetto da “tip<br />
pain” da effetto punta.<br />
17%. Campbell et al. 15 hanno rivisto 111 steli anatomici<br />
con rivestimento poroso <strong>di</strong>mostrato un incidenza <strong>di</strong> tip<br />
pain nel 13% dei casi nel primo anno, 22% nel secondo<br />
anno. Stessi risultati anche per Kim e Kim 16 . Tuttavia Boukart<br />
et al. 17 presentano i risultati <strong>di</strong> un’analisi dei risultati<br />
clinici <strong>di</strong> 105 steli retti in lega <strong>di</strong> titano con rivestimento<br />
esteso ritrovando un thigh pain solo nel 7% dei casi nel<br />
primo anno e 3% a due anni. Risultati analoghi anche per<br />
Lavernia et al. 18 .<br />
In ultima analisi, a <strong>di</strong>spetto delle <strong>di</strong>fferenti forme degli steli<br />
femorali, sommariamente identifi cabili come fi t-and-fi ll, fi twithout-fi<br />
ll e press-fi t, e della <strong>di</strong>versa estensione del rivestimento<br />
portico, l’incidenza del dolore <strong>di</strong> coscia sembra<br />
non presentare <strong>di</strong>fferenze sostanziali. Tale ottica non è comunque<br />
da tutti sostenuta. Infatti Folgorado et al. (2009)<br />
<strong>di</strong>mostrano nel loro lavoro come esistano geometrie <strong>di</strong><br />
steli protesici più “sensibili” all’azione del rivestimento. In<br />
particolare sottolineano che per gli steli retti, al contrario<br />
<strong>di</strong> quelli anatomici, non sembra esserci una grossa relazione<br />
fra estensione del rivestimento ed bone ingrowth.<br />
Il legame tra tessuto osseo e rivestimento portico muta<br />
costantemente determinando un progressivo degrado del<br />
rivestimento usurandolo fi no al suo completo riassorbimento.<br />
Quin<strong>di</strong> il successo <strong>di</strong> un’osteointegrazione deriva come la<br />
scelta delle leghe metalliche, la porosità del rivestimento,<br />
l’entità dei micromovimenti, lo spessore del rivestimento<br />
ed il sub strato sul quale poggia il rivestimento. Per<br />
quanto riguarda i metalli impiegati, le leghe più utilizzate<br />
sono quelle <strong>di</strong> titanio o <strong>di</strong> cromo cobalto molibdeno. Il<br />
tentativo, tuttavia, è <strong>di</strong> produrre superfi ci rifi nite dotate<br />
<strong>di</strong> sempre minore rugosità in modo da limitare la produzione<br />
delle particelle dannose. Adottando tecniche <strong>di</strong><br />
nitrurazione o impianti ionici <strong>di</strong> azoto per <strong>di</strong>minuire il potenziale<br />
abrasivo all’interfaccia. Inoltre per migliorare la<br />
trasmissione dei carichi si stanno sviluppando leghe particolari<br />
con moduli elastici minori <strong>di</strong> quelli delle normali leghe<br />
al Cr-Co ma con resistenze alla corrosione maggiori.<br />
La porosità. Ottenuta generalmente con il processo detto<br />
sandblasting, resta uno dei punti ancora poco esplorati<br />
dalle indagini cliniche. Stu<strong>di</strong> su cavie animali riportano<br />
scarsa o assente crescita ossea su pori inferiori ai 30 µm.<br />
È opinione comune che la <strong>di</strong>mensione ideale dei pori sia<br />
tra i 100 e i 200 µm e che il range della <strong>di</strong>mensione ottenuta<br />
dal processo industriale sia 100÷500 µm. Secondo<br />
Cameron 19 il movimento relativo presente all’interfaccia<br />
osso-stelo a causa del carico e della <strong>di</strong>fferente rigidezza<br />
è <strong>di</strong> circa 25 µm per cui il valore me<strong>di</strong>o della porosità<br />
non dovrebbe essere inferiore a 150 µm. Micromovimenti<br />
dell’interfaccia: il grado <strong>di</strong> stabilità iniziale assicurato<br />
all’impianto è determinante nel con<strong>di</strong>zionare l’ancoraggio;<br />
per ottenere la ricrescita ossea i movimenti tangenziali<br />
dell’interfaccia non dovrebbero superare i 30 µm<br />
(Pilliar et al. 1986 20 ).<br />
Tipo <strong>di</strong> rivestimento. I rivestimenti più comuni sono vari<br />
strati <strong>di</strong> microsfere sinterizzate in Co-Cr <strong>di</strong> circa 500 µm<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro; graticola in titanio; plasma spray (Air Plasma<br />
Spray o Vacum Plasma Spray o Shrouded Plasma Spray);<br />
idrossiapatite (HA) Ca 5(PO 4) 3(OH); fosfato tricalcico (TCP)<br />
o biovetri.<br />
Altro parametro stu<strong>di</strong>ato è lo Spessore. In generale dovrebbe<br />
sempre estremamente contenuto, è una conseguenza<br />
delle scelte relative al <strong>di</strong>ametro dei pori, al numero <strong>di</strong><br />
strati o al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> ottenimento della superfi cie. Se<br />
lo spessore del rivestimento è troppo sottile (o il materiale<br />
è troppo poroso) si può incorrere nelle delaminazione.<br />
Viceversa se troppo spesso può risultare fragile e spezzarsi,<br />
contribuendo all’usura da terzo corpo sulle superfi ci