Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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s194<br />
approcci Basati suLL’utiLiZZo <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> crEscita<br />
E cELLuLE progEnitrici<br />
Il progresso delle biotecnologie e delle conoscenze <strong>di</strong><br />
base ha portato i chirurghi ortope<strong>di</strong>ci ad aumentare lo<br />
spettro <strong>di</strong> strategie terapeutiche per migliorare i risultati<br />
della chirurgia tra<strong>di</strong>zionale. Un sostituto osteoconduttivo<br />
dell’osso può essere potenziato con l’aggiunta <strong>di</strong> fattori<br />
osteoinduttivi e/o osteogenici ottenendo un trapianto con<br />
caratteristiche simili all’osso autologo.<br />
Tra i prodotti della ricerca biotecnologica più potenti e <strong>di</strong><br />
recente introduzione nella pratica clinica ricor<strong>di</strong>amo le<br />
BMPs umane ricombinanti, scoperte da Urist nel 1965 20 .<br />
BMP-2 e BMP-7 sono altamente osteoinduttive 13 , ma presentano<br />
un costo inaccettabile per le procedure chirurgiche<br />
che vengono effettuate in Italia. Alternative meno<br />
costose sono le cellule progenitrici del midollo osseo concentrate<br />
e i fattori <strong>di</strong> crescita umani del plasma ricco in<br />
piastrine (PRP).<br />
plasma ricco in piastrine (prp)<br />
Il PRP rappresenta una valida scelta per potenziare le caratteristiche<br />
osteoinduttive <strong>di</strong> un trapianto osseo, nell’artrodesi<br />
vertebrale. Esso, infatti, è una miscela <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong><br />
crescita autologhi, quali Transforming Growth Factor-β1<br />
(TGF-β1), Insulin-like Growth Factor-1 (IGF-1), Vascular Endothelial<br />
Growth Factor (VEGF), Platelet-derived Growth<br />
Factor (PDGF), i quali sono rilasciati naturalmente dalle<br />
piastrine dopo essere state attivate dal calcio e dalla trombina.<br />
Per ottenere il PRP, il sangue periferico del paziente<br />
viene prelevato prima o dopo l’induzione dell’anestesia o<br />
del posizionamento del paziente sul lettino operatorio. Il<br />
sangue è quin<strong>di</strong> lavorato con varie procedure <strong>di</strong> centrifugazione<br />
per ottenere il buffy coat che viene concentrato<br />
nella frazione delle piastrine. Per ottenere una formulazione<br />
gel si aggiungono quantità variabili <strong>di</strong> trombina e/o <strong>di</strong><br />
calcio cloridrato 21 .<br />
Gli stu<strong>di</strong> preclinici hanno <strong>di</strong>mostrato il potere osteoinduttivo<br />
del PRP. Wilsh et al. hanno stu<strong>di</strong>ato, su un modello<br />
<strong>di</strong> artrodesi postero-laterale ad un livello su pecora, l’uso<br />
dell’osso autologo rispetto all’idrossiapatite, entrambi associati<br />
o meno al PRP. Tra tutte le combinazioni, questi<br />
autori hanno <strong>di</strong>mostrato che il PRP era più attivo in associazione<br />
all’osso autologo 22 . Siebrecht e collaboratori<br />
hanno stu<strong>di</strong>ato il potere osteoinduttivo del PRP, utilizzando<br />
un modello <strong>di</strong> ossifi cazione su ratto me<strong>di</strong>ante una camera<br />
ossea sottocutanea, esaminando l’effetto del PRP nella<br />
crescita ossea all’interno d’idrossiapatite porosa. Il PRP<br />
aumenta l’apposizione ossea in questo modello grazie ad<br />
un effetto osteoinduttivo.<br />
L’effi cacia clinica del PRP nel promuovere una franca osteoinduzione<br />
non è stata ancora <strong>di</strong>mostrata, e gli stu<strong>di</strong> clinici<br />
più recenti non hanno fornito prove sulla superiorità dell’utilizzo<br />
del PRP nell’aumentare la fusione vertebrale nell’artro-<br />
g. VadaLà Et aL.<br />
desi posterolaterale 23 . Uno stu<strong>di</strong>o retrospettivo <strong>di</strong> Carreon<br />
et al. ha cercato <strong>di</strong> valutare la <strong>di</strong>fferenza nell’uso <strong>di</strong> PRP<br />
in associazione all’osso autologo, nell’ottenere una solida<br />
artordesi ad uno o più livelli. La percentuale <strong>di</strong> pseudoartorisi<br />
a due anni <strong>di</strong> follow-up è stata del 25% nel gruppo<br />
con PRP e del 17% nel gruppo con il solo osso autologo.<br />
Gli autori hanno concluso che l’uso del PRP non determina<br />
un incremento del potenziale osteogenico del trapianto 24 .<br />
Weiner e Walker hanno ottenuto risultati simili in uno stu<strong>di</strong>o<br />
retrospettivo dove hanno valutato la percentuale <strong>di</strong> fusione<br />
posterolaterale, utilizzando l’autotrapianto dalla cresta iliaca<br />
da solo o con il PRP. La percentuale <strong>di</strong> artrodesi con il<br />
solo osso autologo è stata del 91% rispetto al 62% della<br />
combinazione con PRP 25 . Castro et al. hanno ottenuto dei<br />
risultati simili nella valutazione della percentuale <strong>di</strong> fusione<br />
nell’artrodesi intersomatica, osservando una riduzione <strong>di</strong><br />
fusione del 19% con l’utilizzo del PRP 26 .<br />
Vi sono numerose spiegazioni del mancato benefi cio del<br />
PRP nell’aumentare l’effi cacia dell’artrodesi vertebrale rispetto<br />
agli effetti positivi osservati nel modello animale: il<br />
gel piastrinico potrebbe riassorbirsi velocemente me<strong>di</strong>ante<br />
fi brinolisi con la conseguente <strong>di</strong>ffusione dei fattori <strong>di</strong><br />
crescita; la concentrazione dei fattori <strong>di</strong> crescita non è<br />
suffi ciente per ottenere un effetto osteogenico; alcuni dei<br />
fattori <strong>di</strong> crescita presenti nel PRP potrebbero avere un<br />
effetto inibente sulla crescita ossea. Sono necessari altri<br />
stu<strong>di</strong> sulla concentrazione dei fattori <strong>di</strong> crescita contenuti<br />
nel PRP e sull’analisi della concentrazione ideale <strong>di</strong> questi<br />
fattori affi nché determinino l’osteoinduzione.<br />
concentrato <strong>di</strong> cellule progenitrici del midollo osseo<br />
Il midollo osseo aspirato dalla cresta iliaca è stato utilizzato<br />
in chirurgia ortope<strong>di</strong>ca 27 e in chirurgia vertebrale 28<br />
come a<strong>di</strong>uvante nelle procedure <strong>di</strong> trapianto osseo. Esso,<br />
infatti, è ricco <strong>di</strong> cellule progenitrici del tessuto osseo 29 .<br />
Due <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> cellule staminali sono presenti nel midollo<br />
osseo: le cellule staminali emopoietiche e le cellule<br />
stromali/staminali mesenchimali (MSC). Le cellule staminali<br />
emopoietiche hanno il ruolo <strong>di</strong> produrre e rinnovare<br />
le cellule ematiche circolanti, mentre le MSCs costituiscono<br />
lo stroma midollare e contribuiscono al mantenimento<br />
della nicchia emopoietica. Esse, inoltre, contribuiscono<br />
alla rigenerazione dei tessuti mesenchimali quali osso,<br />
tessuto a<strong>di</strong>poso, cartilaginee, legamenti e muscolo attraverso<br />
la capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi in <strong>di</strong>fferenti tipi cellulari<br />
specializzati e <strong>di</strong> esercitare un effetto trofi co e <strong>di</strong> supporto<br />
sul tessuto nel quale vengono trapiantati 30 . Le MSCs sono<br />
meno dell’1% delle cellule presenti nel midollo 21 . Una<br />
maggiore concentrazione <strong>di</strong> queste cellule può essere ottenuta<br />
grazie alla centrifugazione dell’aspirato midollare.<br />
Questa procedura, considerata secondo le normative<br />
europee terapia cellulare <strong>di</strong> manipolazione minima (CE<br />
1394/2007), può essere effettuata in sala operatoria,