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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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s192<br />

vertebroplastica e cifoplastica per il trattamento delle fratture<br />

vertebrali da compressione. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> queste nuove<br />

meto<strong>di</strong>che e delle loro applicazioni è, tuttavia, ancora in<br />

una fase iniziale <strong>di</strong> sperimentazione.<br />

L’interesse a sviluppare bioscaffold e biotecnologie, sempre<br />

più effi caci, per migliore i risultati a breve e lungo<br />

termine della chirurgia del rachide è enorme sia da parte<br />

del chirurgo che da quella delle aziende produttrici. I<br />

prodotti ortobiologici rappresentano, infatti, un crescente<br />

mercato e la chirurgia del rachide ne copre una grossa<br />

fetta. Dal punto <strong>di</strong> vista strettamente chirurgico però, questi<br />

nuovi sostituti dell’osso rappresentano solo un a<strong>di</strong>uvante<br />

al gesto chirurgico e il loro utilizzo rimane secondario<br />

alla giusta in<strong>di</strong>cazione e alla corretta tecnica chirurgica.<br />

artrodEsi VErtEBraLE, iL ruoLo dEL BioscaffoLd<br />

Quando le strutture articolari dei segmenti vertebrali, <strong>di</strong>schi<br />

ed articolazioni apofi sarie posteriori, sono <strong>di</strong>strutte<br />

per un processo traumatico, degenerativo, tumorale, infettivo,<br />

infi ammatorio o iatrogeno 5 6 , l’artrodesi vertebrale,<br />

dopo un’adeguata decompressione delle strutture nervose,<br />

rappresenta il gesto chirurgico fondamentale per garantire<br />

la stabilità del rachide. L’incidenza della pseudoartrosi<br />

dopo artrodesi varia dal 5 al 35% 2 7 8 . Essa varia in base<br />

al segmento vertebrale coinvolto (cervicale o lombare), al<br />

numero <strong>di</strong> livelli interessati, al sito <strong>di</strong> artrodesi (intersomatica<br />

o posterolaterale), alla strumentazione utilizzata e a<br />

fattori intrinseci al paziente, come l’età, l’uso <strong>di</strong> tabacco<br />

ed eventuali malattie metaboliche (<strong>di</strong>abete, osteoporosi,<br />

ecc.) 2 7 . L’utilizzo <strong>di</strong> un trapianto che si integri al sito <strong>di</strong><br />

artrodesi e che possa me<strong>di</strong>are rapidamente ed effi cacemente<br />

la fusione vertebrale è, pertanto, fondamentale.<br />

Il trapianto ideale dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche:<br />

1) una matrice osteoconduttiva fi nalizzata a<br />

fornire un’adeguata struttura tri<strong>di</strong>mensionale che possa<br />

favorire la penetrazione dei vasi sanguigni e delle cellule<br />

progenitrici necessarie per la formazione del nuovo<br />

osso; 2) fattori osteoinduttivi che abbiano la capacità <strong>di</strong><br />

richiamare le cellule staminali mesenchimali attraverso<br />

chemiotassi e quin<strong>di</strong> possano modulare la <strong>di</strong>fferenziazio-<br />

g. VadaLà Et aL.<br />

taB. i. Proprietà osteoconduttive, osteoinduttive e osteogeniche delle strategie<br />

trapianto logiche <strong>di</strong>sponibili per favorire l’artrodesi vertebrale.<br />

osteoconduttivo osteoinduttivo osteogenico<br />

Osso autologo +++ +++ +++<br />

Osso allogenico +++ + -<br />

Osso eterologo +++ - -<br />

Matrice ossea demineralizzata +++ ++ -<br />

Sostituti ceramici +++ - -<br />

BMPs - +++ -<br />

PRP - + -<br />

Concentrato <strong>di</strong> cellule midollari - - ++<br />

ne osteogenica; 3) cellule osteogeniche con il potenziale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi in osteoblasti; 4) la resistenza meccanica<br />

tale da supportare le forze <strong>di</strong> carico che gravano sul rachide<br />

durante il processo <strong>di</strong> fusione spinale. La Tabella I<br />

riporta le caratteristiche delle strategie <strong>di</strong>sponibili per l’artrodesi<br />

vertebrale.<br />

L’osso autologo<br />

Il trapianto d’osso autologo è stato usato per molti anni<br />

al fi ne <strong>di</strong> ottenere una solida artrodesi vertebrale 2 7 . Esso<br />

possiede tutte le caratteristiche soprain<strong>di</strong>cate: è composto<br />

da una matrice/supporto osteoconduttivo <strong>di</strong> collagene e<br />

idrossiapatite; lo stroma midollare dell’osso trabecolare è<br />

popolato da cellule con potenziale osteogenico; numerosi<br />

fattori osteoinduttivi come le BMPs si possono trovare tra<br />

le proteine non collageniche della matrice mineralizzata<br />

del trapianto; possiede, grazie alla sua formulazione corticospongiosa,<br />

le caratteristiche meccaniche adeguate a<br />

supportare le forze <strong>di</strong> carico.<br />

La sede più frequente <strong>di</strong> prelievo del trapianto d’osso autologo<br />

è la cresta iliaca, tuttavia la morbi<strong>di</strong>tà associata<br />

nella sede d’espianto è molto comune. Il prelievo d’osso<br />

autologo, infatti, non solo aumenta notevolmente il tempo<br />

chirurgico e le per<strong>di</strong>te ematiche intraoperatorie, ma può<br />

determinare la comparsa <strong>di</strong> dolore cronico, <strong>di</strong> danno nervoso<br />

con conseguente insorgenza <strong>di</strong> parestesie (meralgia<br />

parestesica), <strong>di</strong> perforazioni peritoneali, la formazione<br />

<strong>di</strong> ematomi e l’instaurarsi <strong>di</strong> infezioni 2 . Tali complicanze<br />

hanno una frequenza riportata intorno al 50% secondo<br />

alcune casistiche 9 .<br />

Tenuto conto <strong>di</strong> tali complicanze legate all’espianto, l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> osso autologo locale ottenuto dalla demolizione<br />

delle strutture vertebrali posteriori rappresenta un’alternativa.<br />

Sengupta et al. hanno effettuato uno stu<strong>di</strong>o retrospettivo,<br />

ra<strong>di</strong>ografi co e clinico, per confrontare l’utilizzo<br />

dell’osso autologo prelevato dalla cresta iliaca con quello<br />

d’osso autologo prelevato dalla demolizione locale delle<br />

strutture posteriori nell’artodesi postero-laterale lombare.<br />

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a decompressione e<br />

stabilizzazione con viti peduncolari e successivamente<br />

valutati ra<strong>di</strong>ografi camente. La percentuale<br />

<strong>di</strong> fusione risultava equivalente nelle artrodesi<br />

ad un livello ma si riduceva signifi cativamente<br />

ridotta nelle altrodesi a più livelli<br />

con l’uso dell’osso autologo locale 10 .<br />

L’osso allogenico<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> osso allogenico prelevato da<br />

cadavere come trapianto osseo in chirurgia<br />

vertebrale rappresenta una valida alternativa<br />

al trapianto autologo. Questo, infatti,<br />

permette <strong>di</strong> evitare la morbi<strong>di</strong>tà associata<br />

al sito <strong>di</strong> espianto e <strong>di</strong> ridurre notevolmente

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