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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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LEga <strong>di</strong> titanio nELLa chirurgia dELL’arto supEriorE.<br />

poLso E Mano s9<br />

I primi report sulla fi ssazione interna nella mano riportavano<br />

elevati tassi <strong>di</strong> complicanze 5 12 13 .<br />

Quando furono riconosciuti i limiti dei sistemi esistenti fu<br />

sviluppata una nuova generazione <strong>di</strong> impianti basati su<br />

quelli utilizzati in chirurgia maxillo facciale 14 .<br />

Leibovic nel 1992 introdusse un set <strong>di</strong>segnato in modo<br />

specifi co per la mano 15 . Queste placche erano premodellate,<br />

in titanio e potevano essere ulteriormente modellate<br />

sull’osso.<br />

L’AO/ASIF a partire dal 1997 ha introdotto la propria<br />

versione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> fi ssazione modernizzato da piccoli<br />

e mini frammenti con viti auto-fi lettanti.<br />

Attualmente le placche sono <strong>di</strong>sponibili in 5 <strong>di</strong>mensioni<br />

(1 mm, 1,3 mm, 1,5 mm, 2,0 mm, 2,4 mm) con spessore<br />

da 0,7 a 1,25 mm e <strong>di</strong> forma <strong>di</strong>versa; possono essere<br />

tagliate e modellate facilmente. Le placche a basso profi lo<br />

favoriscono la copertura dei tessuti, prevenendo il contatto<br />

con i ten<strong>di</strong>ni e riducendo quin<strong>di</strong> i problemi con lo<br />

scorrimento degli estensori. Sono <strong>di</strong>sponibili con design<br />

LC-DCP e a stabilità angolare.<br />

Stu<strong>di</strong> biomeccanici hanno evidenziato che il design a<br />

basso profi lo resiste bene agli stress in fl essione 16 17 , tuttavia<br />

il limitato spessore le rende meno resistenti alle forze<br />

torsionali. Per far fronte a questo limite le placche devono<br />

essere modellate in modo da essere fi ssate con le viti in<br />

più <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione, in particolare per quanto riguarda<br />

il trattamento delle fratture peri-articolari. In questo modo<br />

si aumenta la rigi<strong>di</strong>tà dell’impianto 18 19 .<br />

Tutti gli impianti metallici in vivo sono sottoposti alla corrosione<br />

e all’usura che determinano la produzione <strong>di</strong> ioni<br />

metallici e prodotti <strong>di</strong> degradazione <strong>di</strong> superfi cie 20 .<br />

La biocompatibilità dei materiali e il trattamento <strong>di</strong> superfi<br />

cie con<strong>di</strong>zionano lo spessore e l’adesione dello strato <strong>di</strong><br />

tessuto che riveste gli impianti 21-24 .<br />

Gli impianti in titanio con superfi cie opaca sembrano determinare<br />

lo strato più aderente e sottile <strong>di</strong> tessuto fi broso<br />

reattivo.<br />

L’acciaio lucido invece determina la formazione <strong>di</strong> uno<br />

strato non aderente, più spesso e con un fi lm liquido all’interfaccia.<br />

Questo può favorire la proliferazione <strong>di</strong> batteri<br />

con scarsa possibilità <strong>di</strong> penetrazione delle <strong>di</strong>fese organiche.<br />

L’aderenza determinata dal titanio potrebbe quin<strong>di</strong><br />

risultare vantaggiosa anche nel polso e nella mano per<br />

quanto riguarda il rischio <strong>di</strong> infezioni 25 26 .<br />

Tuttavia la problematica principale riguardo all’utilizzo<br />

<strong>di</strong> impianti in leghe <strong>di</strong> titanio nel polso e nella mano riguarda<br />

la vicinanza con i ten<strong>di</strong>ni, in particolare a livello<br />

dorsale.<br />

Infatti in <strong>di</strong>stretti anatomici dove i ten<strong>di</strong>ni sono molto vicini<br />

agli impianti l’aderenza del tessuto <strong>di</strong> rivestimento può<br />

non essere vantaggiosa, in particolare per quanto riguarda<br />

la <strong>di</strong>minuzione dello scorrimento e la degenerazione<br />

ten<strong>di</strong>nea.<br />

A questo proposito non è ancora chiaro il ruolo svolto<br />

dal debris <strong>di</strong> titanio. Particelle <strong>di</strong> titanio sono state trovate<br />

anche in prossimità <strong>di</strong> mini-placche 27-31 .<br />

Il ruolo del tessuto proliferativo e/o della risposta immune<br />

nel determinare alterazioni ten<strong>di</strong>nee non può essere escluso.<br />

Tenosinoviti e rotture dei ten<strong>di</strong>ni estensori sono state<br />

riportate con l’uso <strong>di</strong> placche in titanio a basso profi lo a<br />

livello del ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong>stale 32-36 .<br />

Tuttavia non c’è consenso riguardo all’eziologia delle lesioni<br />

ten<strong>di</strong>nee. Potrebbero essere correlate al titanio, al<br />

design delle placche o alla fi nitura <strong>di</strong> superfi cie.<br />

Si è ipotizzato che la tenosinovite possa derivare dal debris<br />

<strong>di</strong> titanio generato dall’escursione ten<strong>di</strong>nea sopra le<br />

placche e dalla corrosione in vivo 37 .. Altri Autori hanno<br />

evidenziato altre cause come bor<strong>di</strong> taglienti, rottura delle<br />

placche, viti prominenti, sede delle placche (in particolare<br />

a livello del 2° compartimento dorsale degli estensori)<br />

34 36 . L’eziologia potrebbe quin<strong>di</strong> essere multifattoriale.<br />

Sono stati effettuati alcuni stu<strong>di</strong> su modelli animali per verifi<br />

care se le alterazioni ten<strong>di</strong>nee siano dovute al materiale<br />

(lega <strong>di</strong> titanio), alla superfi cie, al design degli impianti<br />

o allo scorrimento dei ten<strong>di</strong>ni sulle placche.<br />

Nel 2006 Cohen et al. hanno confrontato le reazioni dei<br />

ten<strong>di</strong>ni estensori in tre popolazioni <strong>di</strong> cani in cui erano<br />

state impiantate placche dorsali <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o in acciaio, titanio<br />

e titanio con bor<strong>di</strong> smussi 37 .<br />

Sono state documentate evidenti alterazioni istologiche a<br />

carico dei ten<strong>di</strong>ni (fi brillazione, metaplasia cartilaginea,<br />

ipocellularità, ialinizzazione dei vasi sanguigni) e dei<br />

tessuti circostanti (adesioni periten<strong>di</strong>nee, neovascolarizzazione).<br />

Un minimo infi ltrato cellulare infi ammatorio era<br />

limitato al paratenonio e al tessuto sinoviale periten<strong>di</strong>neo.<br />

Particelle metalliche sono state trovate solo a<strong>di</strong>acenti alle<br />

giunzioni tra placca e viti, non nei ten<strong>di</strong>ni, nel paratenonio<br />

o nel tessuto sinoviale. Non sono state trovate <strong>di</strong>fferenze<br />

signifi cative tra le tre popolazioni.<br />

È stato effettuato un ulteriore stu<strong>di</strong>o su modelli animali<br />

nel 2006 per verifi care se lo scorrimento dei ten<strong>di</strong>ni<br />

sulla superfi cie <strong>di</strong> placche in titanio o acciaio potesse<br />

determinare la formazione <strong>di</strong> particolato, se ci fosse una<br />

<strong>di</strong>fferenza tra le <strong>di</strong>verse leghe metalliche nel determinare<br />

la risposta tissutale e infi ammatoria e se ci fosse una<br />

relazione signifi cativa tra tempo <strong>di</strong> impianto e produzione<br />

<strong>di</strong> particolato 6 . Non sono state rilevate <strong>di</strong>fferenze<br />

signifi cative tra i <strong>di</strong>versi materiali per quanto riguarda<br />

produzione <strong>di</strong> particolato e formazione <strong>di</strong> tessuto fi broso<br />

reattivo. Era presente un’associazione statisticamente<br />

signifi cativa tra tempo <strong>di</strong> impianto e produzione <strong>di</strong> particolato.<br />

Lo strato fi broso presente ha evidenziato la proprietà <strong>di</strong> trattenere<br />

la maggior parte del particolato riducendo quin<strong>di</strong> la<br />

reazione infi ammatoria tissutale. Infatti i pochi casi in cui<br />

il particolato era presente oltre lo strato fi broso nel tessuto

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