Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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s182<br />
molto tempo prima dell’insorgenza della sintomatologia<br />
clinica; spesso un’ulteriore ritardo nell’intraprendere un<br />
trattamento è anche dovuto al lento incremento dell’intensità<br />
dei sintomi, che determina una lunga storia clinica<br />
prima che il paziente giunga all’osservazione.<br />
A questo punto l’omeostasi dell’articolazione si è già mo<strong>di</strong>fi<br />
cata, come in<strong>di</strong>cato da dolore e tumefazione dovuti<br />
alla presenza <strong>di</strong> sinovite, degradazione della matrice<br />
e molto probabilmente anche da cambiamenti a livello<br />
dell’osso subcondrale 5 10 . Questo <strong>di</strong>sturbo del microambiente<br />
locale può procurare con<strong>di</strong>zioni sfavorevoli per la<br />
rigenerazione tissutale, ipotesi supportata già da alcuni<br />
stu<strong>di</strong> preclinici 10-12 .<br />
Il trattamento delle lesioni osteocondrali risulta poi particolarmente<br />
<strong>di</strong>ffi coltoso, essendo coinvolti due <strong>di</strong>versi tessuti<br />
(osso e cartilagine articolare) con potenziale rigenerativo<br />
intrinseco nettamente <strong>di</strong>fferente; <strong>di</strong> conseguenza sono stati<br />
sviluppati scaffolds specifi ci per questi <strong>di</strong>fetti.<br />
Questi possono essere utilizzati con successo anche in<br />
<strong>di</strong>fetti cartilaginei piuttosto estesi, soprattutto in pazienti<br />
giovani e con lesioni ad eziologia prevalentemente traumatica.<br />
Scaffolds bifasici o trifasici sono stati sviluppati per ricostituire<br />
l’intera unità osteocondrale, riproducendo requisiti<br />
strutturali, biologici e funzionali tali da guidare in questo<br />
senso la crescita e la maturazione dei due tessuti e<br />
dell’area <strong>di</strong> giunzione interposta.<br />
EspEriEnZa cLinica<br />
Attualmente, solo due scaffolds <strong>di</strong> questo tipo sono <strong>di</strong>sponibili<br />
in commercio per l’utilizzo clinico. Il primo è uno<br />
scaffold bifasico poroso, composto <strong>di</strong> un biopolimero <strong>di</strong><br />
calcio solfato polilattico e poliglicolico (TruFit ® : Smith &<br />
Nephew, Andover, MA).<br />
I risultati in seguito all’impianto <strong>di</strong> questo sostituto osteocondrale<br />
sono ancora controversi, con scarse informazioni<br />
per quanto riguarda la durata a lungo termine<br />
dell’impianto. Anche se la sperimentazione preclinica si<br />
è rilevata promettente, non vi sono ancora stu<strong>di</strong> sistematici<br />
controllati. Per ora solo report isolati hanno evidenziato<br />
risultati favorevoli dopo l’impianto <strong>di</strong> questi sostituti<br />
osteocondrali; la valutazione delle RMN a 12 mesi ha<br />
<strong>di</strong>mostrato un tessuto <strong>di</strong> riparazione cartilagineo ancora<br />
eterogeneo e mancano informazioni sulla durata a lungo<br />
termine 13 14 .<br />
Recentemente, Barber et al. 15 hanno documentato con<br />
multiple scansioni in tomografi a assiale computerizzata<br />
(TAC), effettuate tra i 2 ed i 63 mesi dall’intervento, che<br />
il plug sintetico non ha evidenziato segni <strong>di</strong> maturazione,<br />
osteoconduttività o ossifi cazione nei 9 pazienti su cui è<br />
stato impiantato. Al contrario Be<strong>di</strong> et al. 16 , in seguito ad<br />
uno stu<strong>di</strong>o effettuato su 26 pazienti con ginocchia sottoposte<br />
ad innesto osteocondrale autologo (OAT) in cui il<br />
E. Kon Et aL.<br />
sito donatore è stato riempito con questo scaffold, hanno<br />
riportato che, nonostante ad un intervallo <strong>di</strong> tempo postoperatorio<br />
interme<strong>di</strong>o si associno immagini <strong>di</strong> risonanza<br />
magnetica poco favorevoli, l’aspetto del plug è destinato<br />
a migliorare in modo signifi cativo a tempi <strong>di</strong> follow-up<br />
più lunghi, raccomandando pertanto la perseveranza<br />
nell’attendere risultati clinici sod<strong>di</strong>sfacenti; lo stesso è stato<br />
suggerito anche da Carmont et al. 17 , testimoniando<br />
l’esperienza su un giocatore <strong>di</strong> calcio <strong>di</strong> 18 anni che evidenziava<br />
inizialmente ritar<strong>di</strong> <strong>di</strong> assorbimento e maturazione<br />
della cartilagine articolare, per giungere poi ad un<br />
buon outcome clinico trascorsi due anni dall’intervento.<br />
Il secondo scaffold osteocondrale in commercio è un<br />
impianto nano-strutturato biomimetico e bioriassorbibile<br />
(Maioregen ® : Fin-Ceramica S.p.A., Faenza, Italia). Questo<br />
è dotato <strong>di</strong> struttura composita porosa tri<strong>di</strong>mensionale<br />
che mima l’anatomia dell’intera unità osteocondrale: lo<br />
strato superfi ciale, interamente a base <strong>di</strong> collagene <strong>di</strong><br />
tipo I, ha una superfi cie liscia per riprodurre la superfi -<br />
cie articolare 18 ; quello interme<strong>di</strong>o, simile all’interfaccia<br />
osso-cartilagine, consiste <strong>di</strong> una combinazione <strong>di</strong> collagene<br />
tipo I al 60% e idrossiapatite (HA) al 40%, mentre lo<br />
strato più profondo è composto <strong>di</strong> una combinazione tra<br />
collagene <strong>di</strong> tipo I (30%) ed HA (70%), riproducendo la<br />
composizione dell’osso subcondrale.<br />
Questo scaffold è stato introdotto nella pratica clinica<br />
come approccio privo <strong>di</strong> cellule in seguito ad uno stu<strong>di</strong>o<br />
animale che ha documentato buoni risultati sia in termini<br />
<strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> cartilagine che tissutale, con risultati del<br />
tutto comparabili dal punto <strong>di</strong> vista macroscopico, istologico<br />
e ra<strong>di</strong>ografi co, sia che si impiantassero scaffold con<br />
condrociti autologhi che da soli, probabilmente inducendo<br />
una rigenerazione in situ grazie all’arrivo <strong>di</strong> cellule<br />
staminali provenienti dal midollo osseo circostante 19 .<br />
Recentemente sono stati riportati i promettenti risultati <strong>di</strong><br />
uno stu<strong>di</strong>o pilota su 28 pazienti affetti da lesioni condrali<br />
ed osteocondrali. Un recupero più lento è stato osservato<br />
nei pazienti più anziani, meno attivi, in coloro i quali<br />
hanno manifestato effetti avversi o in caso <strong>di</strong> lesioni a<br />
livello della rotula; ai due anni <strong>di</strong> follow-up però sono stati<br />
documentati buoni risultati in tutti i pazienti, sia dal punto<br />
<strong>di</strong> vista clinico che <strong>di</strong> risonanza magnetica, evidenziando<br />
il potenziale <strong>di</strong> questa procedura <strong>di</strong> trattamento osteocondrale<br />
one-step nei <strong>di</strong>fetti a base traumatica e come terapia<br />
<strong>di</strong> salvataggio in alcuni casi <strong>di</strong> lesioni complesse 20 .<br />
A questo proposito Kon et al. 21 hanno riportato un caso<br />
clinico <strong>di</strong> un paziente <strong>di</strong> 46 anni, sportivo, trattato in precedenza<br />
con ricostruzione <strong>di</strong> legamento crociato anteriore<br />
(LCA), affetto da lesioni degenerative della cartilagine<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>lo femorale me<strong>di</strong>ale (CFM), troclea e patella,<br />
trattato con successo tramite osteotomia della tibia prossimale<br />
in sottrazione ed associato impianto <strong>di</strong> questo scaffold<br />
osteocondrale bioattivo nanostrutturato nei tre siti <strong>di</strong>