Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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EspEriEnZa cLinica: scaffoLd MEniscaLi<br />
Esperienza personale<br />
Dal 2009 abbiamo impiantato 20 sostituti meniscali Actifi<br />
t in 19 soggetti (17 me<strong>di</strong>ali e 3 esterni) per lesioni<br />
meniscali irreparabili o esiti <strong>di</strong> meniscectomia parziale.<br />
Nell’80% dei casi sono stati associati altri atti chirurgici<br />
(osteotomie per la correzione assiale dell’arto o<br />
ricostruzioni legamentose). Il follow-up me<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> 14<br />
mesi (4-26 mesi). I risultati clinici valutati con le scale<br />
<strong>di</strong> Lysholm, Tegner e con la VAS mostrano un signifi cativo<br />
miglioramento 6 mesi dopo l’intervento con ulteriore<br />
progressione dei punteggi ai controlli successivi (Fig. 5).<br />
I risultati clinici ottenuti sono sovrapponibili a quelli osservati<br />
nei pazienti trattati con impianto <strong>di</strong> sostituto meniscale<br />
in collagene.<br />
Nei controlli eseguiti con la RM a 6, 12 e 24 mesi dall’intervento<br />
il segnale dell’impianto è ben evidente in tutti<br />
i casi. In 2 pazienti è stato eseguito un controllo artroscopico.<br />
In un caso 4 mesi dopo l’intervento durante un<br />
artrolisi artroscopica per rigi<strong>di</strong>tà articolare, nell’altro ad<br />
1 anno dall’impianto in concomitanza della rimozione<br />
della placca dell’osteotomia associata. In entrambi i casi<br />
lo scaffold aveva <strong>di</strong>mensioni conservate, era ben integra-<br />
fig. 5. Evoluzione dei risultati clinici dell’impianto <strong>di</strong> Actifit,<br />
valutati con scala <strong>di</strong> Lysholm (A) e Tegner (B).<br />
s189<br />
fig. 6. Aspetto artroscopico <strong>di</strong> un impianto in poliuretano ad<br />
1 anno dall’intervento. Lo scaffold è ancora ben riconoscibile,<br />
ma ben integrato con i tessuti circostanti.<br />
te con il residuo meniscale ed appariva <strong>di</strong> colore giallo,<br />
probabilmente per il contatto del poliuretano con gli aci<strong>di</strong><br />
grassi dei tessuti che provocano ossidazione e deterioramento<br />
della struttura reticolare del poliuretano (Fig. 6).<br />
In conclusione, lo scaffold in PCLPU sembra avere una<br />
maggiore resistenza meccanica che dovrebbe permettere<br />
un impianto con minor rischio <strong>di</strong> danno allo scaffold<br />
stesso. La maggior rigidezza dovrebbe anche proteggere<br />
la rigenerazione tissutale dalle sollecitazioni articolari.<br />
Tuttavia il comportamento meccanico endoarticolare <strong>di</strong><br />
questo materiale, il suo assorbimento ed il suo effetto condroprotettivo<br />
dovranno essere valutati con stu<strong>di</strong> clinici a<br />
lungo termine.<br />
concLusioni<br />
In considerazione del danno articolare che si sviluppa nel<br />
tempo in seguito ad una meniscectomia parziale o totale<br />
ed all’impossibilità <strong>di</strong> riparare in tutti i casi una lesione<br />
meniscale si sono sviluppati negli ultimi anni stu<strong>di</strong> relativi<br />
alla sostituzione del menisco.<br />
In particolar modo gli stu<strong>di</strong> si sono orientati verso la rigenerazione<br />
del menisco. L’utilizzo <strong>di</strong> scaffold biologici o<br />
sintetici ad<strong>di</strong>zionati o meno a cellule ci permette <strong>di</strong> ipotizzare<br />
in un prossimo futuro la possibilità <strong>di</strong> ottenere la rigenerazione<br />
dell’intero menisco con tutte le sue complesse<br />
caratteristiche biomeccaniche.<br />
Attualmente <strong>di</strong>sponiamo in clinica <strong>di</strong> impianti che, anche<br />
se lontani dal risolvere il problema del <strong>di</strong>fetto meniscale,<br />
ci offrono la possibilità <strong>di</strong> migliorare la sintomatologia<br />
dolorosa e la funzione articolare con un probabile effetto<br />
<strong>di</strong> protezione della cartilagine articolare.