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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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cEraMica-poLiEtiLEnE ad<strong>di</strong>Zionato con VitaMina E<br />

nELL’artoprotEsi d’anca s31<br />

Gli effetti dei ra<strong>di</strong>cali liberi combinati con l’ossigeno (ossidazione)<br />

sulle proprietà <strong>di</strong> resistenza a lungo termine<br />

del polietilene sono già ben conosciuti in seguito alla<br />

sterilizzazione dei polietileni con raggi gamma effettuata<br />

in ambiente contenente ossigeno 8 9 , con formazione <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>cali fi nali <strong>di</strong> vari tipi, soprattutto aci<strong>di</strong>, esteri e chetoni<br />

che possono portare a rotture <strong>di</strong> catene chimiche e a una<br />

<strong>di</strong>minuzione del peso molecolare. L’eventuale ricristallizzazione<br />

determina un aumento della rigi<strong>di</strong>tà del polietilene<br />

col risultato fi nale <strong>di</strong> una fragilizazione del polietilene<br />

stesso. Per <strong>di</strong>minuire la possibilità <strong>di</strong> tale cascata <strong>di</strong> eventi,<br />

attualmente i polietileni altamente reticolati, dopo l’irra<strong>di</strong>azione,<br />

subiscono un trattamento termico con il quale si<br />

<strong>di</strong>minuisce drasticamente la concentrazione dei ra<strong>di</strong>cali<br />

liberi 1 2 6 . Il trattamento più effi cace in tal senso risulta<br />

essere la fusione (melting), processo che, però, riduce le<br />

proprietà meccaniche e <strong>di</strong> resistenza alla fatica del polietilene<br />

altamente reticolato 10 , presumibilmente a causa della<br />

<strong>di</strong>minuzione della cristallinità del polietilene fuso dopo<br />

il processo <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione 11 . Se questo tipo <strong>di</strong> polietilene<br />

è quin<strong>di</strong> notevolmente più resistente del UHMWPE ai processi<br />

<strong>di</strong> usura nel tempo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carichi uniformi,<br />

risulta più fragile in con<strong>di</strong>zioni in cui sia sottoposto a carichi<br />

<strong>di</strong> punta o comunque non uniformi. In casi, quin<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong> cotili impiantati in modo non ottimale, carichi concentrati<br />

prevalentemente su una sezione ridotta dell’inserto<br />

possono determinarne rottura per fratture da fatica che<br />

tendono ad irra<strong>di</strong>arsi nell’inserto stesso 12-14 . La maggiore<br />

stabilità articolare dell’impianto determinata dall’uso<br />

<strong>di</strong> teste <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ametro, può portare a minore precisione<br />

del posizionamento dell’impianto soprattutto nella<br />

componente acetabolare. L’utilizzo <strong>di</strong> tali teste <strong>di</strong> grande<br />

<strong>di</strong>ametro è stato del resto consentito, negli impianti con<br />

accoppiamento metallo-polietilene o ceramica-polietilene,<br />

dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> polietileni con caratteristiche <strong>di</strong> maggiori<br />

resistenza: tali polietileni hanno consentito l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> inserti <strong>di</strong> minore spessore. La relazione tra questi polietileni<br />

<strong>di</strong> nuova generazione, teste <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ametro ed<br />

eventuali non perfetti posizionamenti della componente<br />

acetabolare (in particolare risultano pericolosi i posizionamenti<br />

verticali) è, quin<strong>di</strong>, particolarmente stretta.<br />

oBiEttiVi<br />

Il problema attuale è, pertanto, <strong>di</strong> poter ottenere un polietilene<br />

ad altissimo peso molecolare e altamente reticolato<br />

che non perda le caratteristiche fi siche <strong>di</strong> resistenza alla<br />

fatica conservando quelle <strong>di</strong> alta resistenza all’usura.<br />

Un tentativo in tal senso è quello <strong>di</strong> stabilizzare i ra<strong>di</strong>cali<br />

liberi me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> sostanze che impe<strong>di</strong>scano l’ossidazione<br />

degli stessi.<br />

La vitamina E ad<strong>di</strong>zionata al polietilene è utilizzata in alcuni<br />

tipi <strong>di</strong> polietilene altamente reticolati a questo scopo.<br />

L’alfa-tocoferolo è un isomero della vitamina E ed è un<br />

effi cace e potente antiossidante nei tessuti. Il ruolo della<br />

vitamina E in vivo è <strong>di</strong> reagire con i ra<strong>di</strong>cali liberi<br />

delle membrane cellulari proteggendo gli aci<strong>di</strong> grassi<br />

polinsaturi dalla degradazione dovuta alla ossidazione.<br />

È stato <strong>di</strong>mostrato 10 che il UHMWPE irra<strong>di</strong>ato può essere<br />

protetto dalla ossidazione me<strong>di</strong>ante la <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> vitamina E all’interno <strong>di</strong> esso. L’ipotesi formulata per<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> tale meto<strong>di</strong>ca nella preparazione del polietilene<br />

è che questo nuovo tipo <strong>di</strong> polietilene altamente<br />

reticolato ottenuto senza lo sta<strong>di</strong>o della fusione successiva<br />

all’irra<strong>di</strong>azione, possa portare all’ottenimento <strong>di</strong> un<br />

polietilene <strong>di</strong> nuova generazione che presenti proprietà<br />

<strong>di</strong> alta resistenza all’usura tipica dei polietileni altamente<br />

reticolati senza la per<strong>di</strong>ta delle proprietà meccaniche<br />

<strong>di</strong> resistenza che si possono osservare dopo il processo<br />

<strong>di</strong> fusione.<br />

Diversi lavori in letteratura 10 11 hanno <strong>di</strong>mostrato sperimentalmente<br />

che tale ipotesi è confermata da corretti test <strong>di</strong><br />

laboratorio. La biocompatibilità <strong>di</strong> questo tipo HUMWPE<br />

altamente reticolato ad<strong>di</strong>zionato con vitamina E è stato<br />

evidenziato da stu<strong>di</strong> sperimentali sugli animali che hanno<br />

<strong>di</strong>mostrato l’assenza <strong>di</strong> eventi avversi dopo impianto <strong>di</strong><br />

tale materiale sia in se<strong>di</strong> sottocutanee sia come materiali<br />

protesici in ambiente articolare 15 . Le prime esperienze<br />

cliniche <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> questo materiale paiono essere particolarmente<br />

promettenti 16 .<br />

MEto<strong>di</strong><br />

Alla luce <strong>di</strong> questi dati della letteratura abbiamo iniziato<br />

ad impiantare tali tipi <strong>di</strong> inserti <strong>di</strong> polietilene da circa<br />

24 mesi. Abbiamo impiantato 52 inserti in altrettanti<br />

pazienti affetti da artrosi dell’anca, 35 donne e 17 uomini.<br />

27 volte era interessata l’anca destra, 25 l’anca<br />

sinistra. L’età me<strong>di</strong>a è, nella nostra casistica, <strong>di</strong> 74 anni<br />

(min. 68-max 91). L’accoppiamento con le teste <strong>di</strong> ceramica<br />

(30 <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro 32, 22 <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro 36) è stato<br />

preferito all’accoppiamento con il metallo per avere nel<br />

tempo un parametro più uniforme <strong>di</strong> valutazione, utilizzando<br />

per lo stesso motivo sempre lo stesso tipo <strong>di</strong> cotile<br />

(Exeed ABT, Biomet) e lo stesso tipo <strong>di</strong> stelo (Taperloc,<br />

Biomet).<br />

risuLtati<br />

Nel breve follow-up a <strong>di</strong>sposizione, (max 24 mesi, min.<br />

6 mesi, follow-up me<strong>di</strong>o 14 mesi) non è chiaramente documentabile<br />

alcun risultato degno <strong>di</strong> nota riguardo alle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> sopravvivenza. Il decorso clinico è attualmente<br />

sovrapponibile a quello <strong>di</strong> pazienti portatori<br />

<strong>di</strong> artroprotesi d’anca con altri tipi <strong>di</strong> accoppiamento.<br />

Nessun cotile con inserto <strong>di</strong> polietilene ad<strong>di</strong>zionato con<br />

vitamina E è stato espiantato quin<strong>di</strong> non abbiamo potuto<br />

stu<strong>di</strong>are dal vivo eventuali usure anomale o fessurazioni.

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