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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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s126<br />

processi <strong>di</strong> guarigione e <strong>di</strong> rigenerazione dei tessuti 7-9 .<br />

Questa conclusione ha portato a signifi cativi sforzi <strong>di</strong> ricerca<br />

esaminando <strong>di</strong>versi fattori <strong>di</strong> crescita e il loro ruolo<br />

nella riparazione dei tessuti 7 8 .<br />

I granuli alfa, sono il fulcro del processo riparativo indotto<br />

dalle piastrine: essi, infatti, contengono fattori <strong>di</strong> crescita<br />

in forma inattiva. I principali fattori <strong>di</strong> crescita contenuti in<br />

questi granuli sono il trasforming growth factor β (TGF-β),<br />

il fattore <strong>di</strong> crescita vascolare endoteliale (VEGF), il fattore<br />

<strong>di</strong> crescita derivato delle piastrine (PDGF), il fattore <strong>di</strong><br />

crescita epiteliale (EGF), l’insulin like growth factor (IGF-1)<br />

e l’hepatocite growth factor (HGF) 10-13 .<br />

Molti Autori ritengono che devono essere ancora eseguiti<br />

stu<strong>di</strong> per capire il meccanismo d’azione del PRFM nella<br />

ricostruzione dell’LCA come per gli altri tessuti 14 15 .<br />

L’evoluzione dell’innesto ten<strong>di</strong>neo all’RMN è stata largamente<br />

descritta come un iniziale segnale a bassa<br />

intensità che poi evolve nell’arco <strong>di</strong> un anno dopo<br />

l’intervento chirurgico, presentando la proliferazione<br />

sinoviale, la neovascolarizzazione ed infi ne la neolegamentizzazione.<br />

La completa risoluzione dei cambiamenti <strong>di</strong> segnale sono<br />

descritti all’incirca a 18-24 mesi dall’intervento 1 16 .<br />

oBiEttiVi<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> valutare se, come ipotizzato<br />

in letteratura da vari Autori 5 14 15 , l’impiego del PRFM nel<br />

tunnel osseo dell’innesto possa portare ad un miglioramento<br />

dei risultati sia nel follow-up clinico che nella qualità<br />

del tessuto innestato.<br />

MEto<strong>di</strong><br />

Abbiamo eseguito una valutazione prospettica, randomizzata<br />

e a doppio cieco <strong>di</strong> 2 serie consecutive <strong>di</strong> pazienti,<br />

sottoposti a ricostruzione dell’LCA con innesto <strong>di</strong> STG<br />

nell’arco <strong>di</strong> 24 mesi (tra marzo 2008 e marzo 2010).<br />

Il campione totale (24 pazienti) aveva caratteristiche simili,<br />

stessa tecnica chirurgica, effettuata dagli stessi chirurghi,<br />

seguendo il medesimo protocollo riabilitativo.<br />

12 pazienti operati con meto<strong>di</strong>ca classica (Gruppo 2) e<br />

12 con l’aggiunta del PRFM (Gruppo 1).<br />

Abbiamo reclutato 22 pazienti <strong>di</strong> sesso maschile e 2 pazienti<br />

<strong>di</strong> sesso femminile.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione per lateralità del ginocchio era: 15 destri<br />

e 9 sinistri.<br />

I criteri <strong>di</strong> inclusione erano: età tra i 18 e 45 anni, rottura<br />

acuta primaria dell’LCA, intervento oltre i 60 giorni<br />

dal trauma, ginocchio controlaterale indenne da patologia<br />

traumatica o degenerativa e accettazione del paziente<br />

dell’intervento proposto con apposito consenso informato.<br />

I criteri <strong>di</strong> esclusione erano: uso <strong>di</strong> altri innesti, altre tecniche<br />

chirurgiche, lesioni multilegamentose, patologie infettive/infi<br />

ammatorie del ginocchio, condropatie superio-<br />

M. chiusaroLi Et aL.<br />

ri al primo grado <strong>di</strong> Outerbridge e precedenti interventi<br />

chirurgici sullo stesso ginocchio.<br />

Eventuali complicanze post-operatorie sono state registrate<br />

durante il follow-up.<br />

preparazione prfM<br />

Contemporaneamente alla procedura chirurgica veniva<br />

preparato il PRFM usando Cascade Me<strong>di</strong>cal Enterprises<br />

kit da 2 tubi (Cascade Me<strong>di</strong>cal Enterprises, Wayne, NJ)<br />

(Fig. 1).<br />

fig. 1. Centrifuga Cascade.<br />

Il sangue necessario è stato ottenuto da un prelievo venoso<br />

usando una siringa da 10 ml. Il sangue prelevato<br />

è stato posto in CPD (citrato fosfonato destrosio) in<br />

rapporto 1 ml/5 ml. La prima centrifugazione è stata<br />

fatta a 2.350 rpm per 6 minuti, separando il PRP dalle<br />

componenti cellulari bianche e rosse. Il supernatante<br />

è stato poi posizionato nel secondo tubo, contenente<br />

cloruro <strong>di</strong> calcio e centrifugato a 2.700 rpm per 15<br />

minuti. Questa tecnica è descritta dalla <strong>di</strong>tta produttrice.<br />

Il risultante PRFM è una matrice densa ed eventualmente<br />

suturabile.<br />

intervento chirurgico<br />

Tutti i casi analizzati sono stati operati dallo stesso chirurgo<br />

me<strong>di</strong>ante intervento <strong>di</strong> ricostruzione dell’LCA con<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> innesto autologo <strong>di</strong> STG fi ssato nel tunnel femorale<br />

con sistema RIGIDFIX ® (DePuy) e nel tunnel tibiale<br />

con sistema Bio-INTRAFIX (DePuy).<br />

12 pazienti (Gruppo A) sono stati trattati con PRFM mentre<br />

altri 12 sono stati presi in considerazione come gruppo<br />

controllo (Gruppo B).

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