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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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s176<br />

fig. 5. Con tecnica press-fit si posiziona lo Hyalograft-C<br />

a colmare la lesione. In caso <strong>di</strong> lesione estesa è possibile<br />

posizionare più <strong>di</strong>schi, anche parzialmente sovrapposti.<br />

con tecnica press-fi t a colmare la lesione. In caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

superiori al <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> biomateriale impiantato è<br />

possibile posizionarne altri, anche sovrapponendoli parzialmente<br />

tra loro (Fig. 5).<br />

La stabilità del biomateriale si verifi ca con multiple fl essoestensioni<br />

del ginocchio.<br />

EspEriEnZa cLinica con tEcnica onE-stEp<br />

<strong>di</strong> trapianto <strong>di</strong> cELLuLE MononucLEatE MidoLLari<br />

Dall’ottobre 2005, per ovviare alla necessità dei due<br />

interventi chirurgici e alla fase laboratoristica che il<br />

trapianto <strong>di</strong> condrociti autologhi richiedeva, abbiamo<br />

sviluppato il trapianto <strong>di</strong> cellule mononucleate midollari<br />

utilizzando lo stesso supporto in acido ialuronico, ma<br />

sostituendo la componente cellulare condrocitaria con<br />

cellule midollari multipotenti. Infatti in linea con le recenti<br />

acquisizioni nel campo della me<strong>di</strong>cina rigenerativa<br />

abbiamo rivolto l’attenzione verso un tipo <strong>di</strong> cellule<br />

che potessero replicare e rigenerare spontaneamente<br />

verso una linea <strong>di</strong> tipo sia cartilagineo che osseo, senza<br />

quin<strong>di</strong> richiedere una fase laboratoristica. Le cellule<br />

staminali mesenchimali (CSM) rispondono a queste caratteristiche,<br />

e sono facilmente prelevabili dalla cresta<br />

iliaca del paziente. Le CSM possono essere impiantate<br />

previa espansione ed isolamento in laboratorio o dopo<br />

un breve proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> eliminazione dei globuli rossi:<br />

questa seconda opzione consente <strong>di</strong> impiantare, oltre<br />

alle CSM, l’insieme delle cellule mononucleate e <strong>di</strong> tutti<br />

quei fattori presenti nel midollo osseo che costituiscono<br />

un microambiente ad altissimo potenziale rigenerativo,<br />

senza quin<strong>di</strong> eliminare parte della componente staminale<br />

attiva nel midollo osseo 4-6 .<br />

r. Buda Et aL.<br />

In questo caso si parla <strong>di</strong> un trapianto <strong>di</strong> cellule mononucleate<br />

midollari (TCMM), e si rende possibile una procedura<br />

che in un solo intervento coniughi la fase <strong>di</strong> prelievo<br />

e la fase <strong>di</strong> impianto.<br />

Allo scopo <strong>di</strong> fornire <strong>di</strong>rettamente in loco un supplemento<br />

<strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> crescita è stato utilizzato il gel piastrinico<br />

autologo: le piastine infatti sono molto importanti nei processi<br />

<strong>di</strong> riparazione dei tessuti in quanto liberano una<br />

grande quantità e varietà <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> crescita, quin<strong>di</strong> il<br />

concentrato piastrinico (o gel piastrinico) risulta un ottimo<br />

“acceleratore” nei processi <strong>di</strong> guarigione 7 .<br />

tEcnica chirurgica<br />

La tecnica chirurgica per il trapianto <strong>di</strong> cellule mononucleate<br />

in artroscopia prevede <strong>di</strong>verse fasi, tutte eseguibili<br />

nell’ambito della stessa seduta chirurgica. La prima parte,<br />

che prevede la produzione <strong>di</strong> gel piastrinico, l’aspirazione<br />

e la concentrazione <strong>di</strong> midollo osseo, è comune per la<br />

caviglia 8 e per il ginocchio 9 .<br />

produZionE <strong>di</strong> gEL piastrinico<br />

Il gel piastrinico può essere prodotto poche ore prima<br />

dell’intervento chirurgico. È preferibile utilizzare il gel piastrinico<br />

nella sua variante Platelet Rich Fibrin (PRF), in quanto<br />

ricco <strong>di</strong> fi brina: questa caratteristica conferisce una più<br />

rapida gelifi cazione del concentrato piastrinico rispetto al<br />

Platelet Rich Plasma (PRP), caratteristica che lo rende più<br />

idoneo all’utilizzo in corso <strong>di</strong> intervento chirurgico.<br />

Il PRF è prodotto con metodo automatico. La procedura<br />

prevede il prelievo <strong>di</strong> 120 ml <strong>di</strong> sangue venoso del paziente.<br />

Il prelievo si esegue con ago-fi stola da 16 collegato<br />

all’apposita bowl precedentemente preparata con soluzione<br />

anticoagulante, l’inserimento della bowl all’interno<br />

dell’apposito macchinario e la selezione del programma<br />

“piastrine”. Al termine del ciclo <strong>di</strong> lavoro della macchina<br />

si estrae la provetta contenente 5 ml <strong>di</strong> PRF pronto per<br />

essere utilizzato. Nel caso in cui il PRF venga prodotto<br />

nei giorni precedenti l’intervento è necessario stoccare la<br />

provetta a -35°C. Il giorno dell’intervento occorre che il<br />

PRF sia scongelato lentamente 30 minuti prima del suo<br />

utilizzo.<br />

aspiraZionE <strong>di</strong> MidoLLo ossEo<br />

Il prelievo delle cellule mononucleate midollari si esegue<br />

dalla cresta iliaca postero-superiore, con il paziente in<br />

decubito prono e già in anestesia generale o spinale. Viene<br />

allestito un campo operatorio sterile e si procede al<br />

prelievo in asepsi del midollo osseo. Si inserisce un ago<br />

da midollo 11GX100 mm nell’osso spongioso della cresta<br />

iliaca ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 3 cm e si prelevano<br />

solamente 5 ml <strong>di</strong> sangue midollare utilizzando una siringa<br />

da 20 ml internamente lavata con soluzione calcioeparinica<br />

anticoagulante; l’aspirato viene iniettato in una

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