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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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s170<br />

molazione midollare, quali le microfratture<br />

o le micro perforazioni.<br />

Il razionale <strong>di</strong> queste tecniche<br />

consiste nel procurare sanguinamento<br />

in sede <strong>di</strong> lesione, favorendo<br />

il processo <strong>di</strong> riparazione<br />

spontanea. Queste tecniche, semplici<br />

ed economiche, sono in uso<br />

da molto tempo in quanto danno<br />

generalmente una riduzione della<br />

sintomatologia 9 e non precludono<br />

un successivo intervento in caso <strong>di</strong><br />

fallimento 10 . Alcuni Autori hanno però riscontrato cambiamenti<br />

a livello dell’osso subcondrale in pazienti sottoposti<br />

a queste procedure, quali ispessimento della corticale, formazione<br />

<strong>di</strong> cisti sub condrali e formazione <strong>di</strong> osteofi ti intralesionali<br />

11 . In un recente lavoro è stato inoltre mostrato che<br />

la probabilità <strong>di</strong> successo delle tecniche <strong>di</strong> ingegneria dei<br />

tessuti, <strong>di</strong> cui parleremo a breve, quali i trapianti <strong>di</strong> cellule<br />

cartilaginee, abbiano minore probabilità <strong>di</strong> successo nei<br />

pazienti già sottoposti ad intervento <strong>di</strong> microfratture, piuttosto<br />

che in pazienti mai trattati in precedenza 12 .<br />

Il trapianto allogenico è utilizzato soprattutto nel caso <strong>di</strong><br />

ampi <strong>di</strong>fetti osteo-condrali, essendo le tecniche tra<strong>di</strong>zionali<br />

<strong>di</strong> stimolazione midollare applicabili a lesioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

modeste. Generalmente l’impianto <strong>di</strong> allografts<br />

viene riservato a pazienti con <strong>di</strong>fetti ampi e che siano già<br />

stati sottoposti in precedenza ad altri tentativi <strong>di</strong> riparazione.<br />

Gli svantaggi <strong>di</strong> queste tecniche sono essenzialmente<br />

la complessità dell’intervento, i costi, la <strong>di</strong>ffi coltà a<br />

reperire donatori, la possibilità <strong>di</strong> fallimento dell’impianto<br />

e il rischio <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> malattie virali. Per evitare<br />

queste complicazioni, alcuni Autori preferiscono utilizzare<br />

trapianti <strong>di</strong> cilindri osteo-condrali autologhi, prelevati<br />

da aree sane e non sottoposte a carico della stessa articolazione<br />

o talvolta da altre articolazioni. Il grosso limite<br />

del trapianto autologo sta nel fatto che per riparare una<br />

lesione è necessario crearne una <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni analoghe<br />

<strong>di</strong> natura iatrogena seppur in un’area soggetta ad un carico<br />

molto minore e quin<strong>di</strong> spesso asintomatica. In caso<br />

<strong>di</strong> profon<strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti ossei è inoltre possibile prelevare osso<br />

spongioso da cresta iliaca o da altre se<strong>di</strong> 13 , e su questo<br />

utilizzare tecniche volte ad ottenere la riparazione del<br />

danno condrale 8 .<br />

Le tecniche <strong>di</strong> ingegneria tissutale per il trattamento <strong>di</strong> lesioni<br />

osteo-condrali prevedono invece l’impianto <strong>di</strong> membrane,<br />

o scaffold, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura e in grado <strong>di</strong> sfruttare<br />

il potenziale ripartivo delle cellule presenti a livello del<br />

midollo osseo subcondrale. Le tecniche <strong>di</strong> riparazione del<br />

danno condrale ed osteo-condrale vengono tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

<strong>di</strong>vise in tecniche cell-free o cell-loaded, ovvero in<br />

impianti non cellulati che sfruttano il potenziale riparativo<br />

delle cellule residenti nell’osso subcondrale, oppure in im-<br />

g.M. pErEtti, a. poZZi<br />

taB. i. principali meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> riparazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto osteo-condrale.<br />

tecniche classiche<br />

Tecniche <strong>di</strong> stimolazione midollare<br />

Impianto <strong>di</strong> autograft osteocondrali<br />

Impianto <strong>di</strong> allograft<br />

Impianto <strong>di</strong> protesi a rivestimento focale (HemiCAP ® , Arthro Surface)<br />

tecniche <strong>di</strong> ingegneria tissutale<br />

Membrana <strong>di</strong> calcio fosfato e acido polilattico e poliglicolico (Trufit ® , OsteoBiologics)<br />

Membrana <strong>di</strong> calcio fosfato GAG e fibre <strong>di</strong> collagene (Chondromimetic ® , TiGenix)<br />

Membrana <strong>di</strong> idrossiapatite e fibre <strong>di</strong> collagene (MaioRegen ® , Finceramica)<br />

pianti pre-seminati con condrociti prelevati dal paziente in<br />

un precedente tempo chirurgico ed espansi in laboratorio.<br />

I vantaggi <strong>di</strong> queste tecniche sono <strong>di</strong>versi: non è necessario<br />

creare lesioni iatrogene come nel caso dei trapianti autologhi<br />

e non si riscontrano le complicanze <strong>di</strong> un trapianto<br />

allogenico. Attualmente, i prodotti utilizzati sono quelli<br />

cell-free, ovvero non cellulati che sfruttano il potenziale<br />

riparativo dell’ospite; ciò riduce i costi e semplifi ca l’iter<br />

terapeutico, rendendo possibile il trattamento <strong>di</strong> lesioni<br />

osteo-condrali in un solo tempo chirurgico. Nelle tecniche<br />

che prevedono il trapianto cellulare limitate alla riparazione<br />

della sola componente condrale, è invece necessario un<br />

tempo chirurgico preliminare per il prelievo <strong>di</strong> condrociti<br />

autologhi. Ad oggi sono in commercio <strong>di</strong>verse membrane<br />

osteocondrali formate da uno strato osteo-compatibile, in<br />

grado <strong>di</strong> integrarsi meglio con l’osso subcondrale, e uno<br />

strato condrogenico, in grado <strong>di</strong> promuovere la riparazione<br />

del tessuto cartilagineo. Ne esistono <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi materiali,<br />

per esempio si trovano membrane <strong>di</strong> calcio fosfato per<br />

la fase ossea e acido polilattico e poliglicolico per la fase<br />

cartilaginea (Trufi t ® , OsteoBiologics) 14 , oppure, sempre in<br />

combinazione con il calcio fosfato, esiste una membrana<br />

formata da uno strato <strong>di</strong> fi bre collageniche e glicosaminoglicani<br />

(Chondromimetic ® , TiGenix); se ne trova poi una<br />

terza formata da uno strato <strong>di</strong> fi bre collageniche pure,<br />

che si continua in uno strato osteo-compatibile formato da<br />

collagene ed idrossiapatite a concentrazione crescente<br />

(MaioRegen ® , Finceramica) 15 . La mancanza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> comparativi<br />

però non ci consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re oggi quale <strong>di</strong> queste<br />

sia la tecnica più valida.<br />

Nel paziente anziano dotato <strong>di</strong> un basso potenziale riparativo<br />

possono essere inoltre utilizzate protesi <strong>di</strong> rivestimento<br />

focale (HemiCAP ® , Arthro Surface). Queste protesi trovano<br />

in<strong>di</strong>cazione in pazienti che hanno subito lesioni traumatiche<br />

o affetti da osteocondrite <strong>di</strong>ssecante e comunque in<br />

età avanzata 16 . Poco comunque si sa sugli effetti a lungo<br />

termine <strong>di</strong> questi impianti sia sulla cartilagine circostante<br />

che sulla superfi cie articolare con cui si articolano. Bisogna<br />

inoltre considerare che in caso <strong>di</strong> fallimento dell’impianto si<br />

crea un grosso <strong>di</strong>fetto osteo-condrale iatrogeno <strong>di</strong>ffi cilmente<br />

trattabile solo me<strong>di</strong>ante impianto <strong>di</strong> protesi.

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