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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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fattori <strong>di</strong> crEscita: appLicaZioni cLinichE<br />

nELLE LEsioni trauMatichE ossEE s135<br />

alla secrezione <strong>di</strong> specifi che proteine ed all’attivazione<br />

chemiotaticca e paracrina <strong>di</strong> cellule progenitrici angiogeniche<br />

e mesenchimali. Qualora stimolate da specifi che<br />

proteine (TGFs e BMPs) possono <strong>di</strong>fferenziarsi in cellule<br />

in grado <strong>di</strong> produrre tessuto osseo (condroblasti o osteoblasti)<br />

qualora le con<strong>di</strong>zioni biomeccaniche (stabilità e<br />

rigi<strong>di</strong>tà dell’impianto) ne consentano lo sviluppo 1 . Vengono<br />

così a costituirsi i 4 car<strong>di</strong>ni del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante<br />

che ha puntualizzato le <strong>di</strong>fferenti pertinenze meccaniche<br />

e biologiche necessarie al processo rigenerativo, queste<br />

ultime <strong>di</strong>stinte per cellule, fattori <strong>di</strong> crescita e scaffolds 2 .<br />

Eppure esistono situazioni in cui la rigenerazione ossea<br />

<strong>di</strong>venta un processo <strong>di</strong>ffi cile, lento e a volte non raggiungibile<br />

senza un appropriato stimolo dall’esterno. Rientrano<br />

in questi casi gli esiti <strong>di</strong> lesioni traumatiche ossee<br />

quali pseudoartrosi (PSA), soprattutto atrofi che (Weber e<br />

Chech 3 ), i <strong>di</strong>fetti ossei critici e le osteonecrosi epfi sarie.<br />

BiotEcnoLogiE<br />

Le biotecnologie a nostra <strong>di</strong>sposizione possono essere<br />

sud<strong>di</strong>vise tra: fattori <strong>di</strong> crescita sintetici (GFs) come le<br />

proteine morfogenetiche ossee (rhBMPs), fattori <strong>di</strong> crescita<br />

autologhi (AGFs) contenute nel plasma arricchito <strong>di</strong><br />

piastrine (PRP), cellule staminali mesenchimali (MSCs) e<br />

scaffolds.<br />

gfs<br />

A partire dalla seconda metà degli anni ’90 la letteratura<br />

scientifi ca evidenzia come alcuni fattori <strong>di</strong> crescita<br />

agiscano da potenti stimolatori della proliferazione osteoblastica<br />

in vitro e della guarigione ossea in vivo, tali da<br />

rivelarsi utili nel favorire i processi <strong>di</strong> consolidamento o<br />

rigenerazione ossea qualora correttamente applicati nella<br />

sede <strong>di</strong> lesione 4 .<br />

Grazie alle recenti evoluzioni della ingegneria genetica<br />

è stato possibile produrre i singoli fattori <strong>di</strong> crescita con<br />

la tecnica del DNA-ricombinante, in particolare le BMPs.<br />

Sebbene ne siano state in<strong>di</strong>viduate almeno 40 <strong>di</strong>verse isoforme,<br />

ad oggi una chiara <strong>di</strong>mostrazione clinica del potenziale<br />

osteoinduttivo è <strong>di</strong>sponibile solo per la rh-BMP-7<br />

nota anche con l’acronimo OP-1 (Osteogenic Protein-1) e<br />

la rh-BMP-2 5 . Esse appartengono alla super-famiglia dei<br />

fattori <strong>di</strong> crescita trasformanti TGF-beta i cui ricettori sono<br />

espressi sia sui condrociti che gli osteoblasti 6 . Il fenomeno<br />

dell’osteoinduzione è caratterizzato dalla trasformazione<br />

delle cellule mesenchimali perivascolari in cellule<br />

osteoprogenitrici in grado <strong>di</strong> rigenerare tessuto osseo 7 .<br />

Ad oggi solo rh-BMP-7 può essere considerata un agente<br />

osteoinduttivo.<br />

L’rh-BMP-7 (eptotermina alfa) è veicolata dal collagene <strong>di</strong><br />

tipo 1 ed è la prima ed unica approvata nel mondo per il<br />

trattamento delle pseudoartrosi delle ossa lunghe e negli<br />

Stati Uniti come HDE (Humanitarian Device Exemption)<br />

nel trattamento delle pseudoartrosi spinali. La matrice collagenica<br />

rappresenta il principale veicolo della rh-BMP-7,<br />

è insolubile e fornisce un’appropriata impalcatura bioriassorbibile<br />

per i processi proliferativi e <strong>di</strong>fferenziativi delle<br />

cellule. In Europa è registrata come farmaco con in<strong>di</strong>cazione<br />

al trattamento delle pseudoartrosi <strong>di</strong> tibia refrattarie<br />

all’autotrapianto o nei casi in cui l’autotrapianto non<br />

risulti effettuabile 8 .<br />

In vari stu<strong>di</strong>, clinici e preclinici, le percentuali <strong>di</strong> successo<br />

oscillano tra l’85% e l’89% con abbattimento altresì <strong>di</strong> tutte<br />

le complicazioni arrecate dall’utilizzo <strong>di</strong> autotrapianto:<br />

<strong>di</strong>ffi coltà connesse al prelievo autoplastico (ala iliaca, perone<br />

o stecca tibiale) che determinano scarsa compliance<br />

post-operatoria del paziente con presenza nel 20% dei<br />

casi dolore cronico residuo al sito donatore, penalizzazione<br />

dei tempi operatori chirurgici ed anestesiologici nei<br />

termini <strong>di</strong> maggior rischio settico, frequenti complicanze<br />

nella sede <strong>di</strong> prelievo (morbilità del sito donatore), tali da<br />

incidere in maniera negativa sia sullo stesso paziente che<br />

sulla spesa economica aziendale <strong>di</strong>retta ed in<strong>di</strong>retta della<br />

struttura sanitaria 9-14 .<br />

Stu<strong>di</strong> originali e trial internazionali <strong>di</strong> livello 1 (quali Friedlander<br />

et al. nel 2001, De Long et al. nel 2007 e Dinopulos<br />

et al. nel 2007) hanno quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrato l’effi cacia<br />

delle BMP-7 nella guarigione delle pseudoartrosi e la loro<br />

capacità osteoinduttiva pari e talvolta superiore all’autotrapianto<br />

4 10 15-19 concludendo che rhBMP-7 risulta:<br />

1) un farmaco con una dose chiara e costante 20 ;<br />

2) un agente in grado <strong>di</strong> indurre la formazione <strong>di</strong> nuova<br />

matrice ossea (osteoinduzione) 21 ;<br />

3) l’unico fattore <strong>di</strong> crescita con una riconosciuta abilità<br />

<strong>di</strong> indurre la <strong>di</strong>fferenziazione delle cellule osteoprogenitrici<br />

in pre-condroblasti e pre-osteoblasti 5 .<br />

agfs (prp)<br />

Il Platelet Rich Plasma (PRP) è il prodotto più avanzato del<br />

“Blood Management”, è un concentrato biologicamente<br />

attivo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori estratti dal plasma del paziente ed è<br />

una fonte <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> crescita autologhi aspecifi ci (PDGF,<br />

TGF-beta1/beta2, IGF-1/2, VEGF) in grado <strong>di</strong> stimolare<br />

i processi riparativi ossei, cartilaginei e dei tessuti molli<br />

nella sede <strong>di</strong> impiego. È caratterizzato da un’elevata concentrazione<br />

<strong>di</strong> trombociti in grado <strong>di</strong> degranulare <strong>di</strong>versi<br />

fattori <strong>di</strong> crescita e citochine che inducono l’osteogenesi<br />

e l’angiogenesi con meccanismo chemotattico e mitogenetico<br />

5 .<br />

Può essere ottenuto da sangue autologo o eterologo. Nel<br />

primo caso viene utilizzato sangue del paziente <strong>di</strong>minuendo<br />

la probabilità <strong>di</strong> infezioni o <strong>di</strong> reazioni crociate. Il volume<br />

<strong>di</strong> sangue prelevato non risulta essere emo<strong>di</strong>namicamente<br />

signifi cativo per cui il prelievo può essere effettuato<br />

in sala operatoria nel momento stesso dell’intervento, la<br />

cui durata non viene dunque prolungata. Attualmente

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