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Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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s200<br />

colare 5 . Queste osservazioni sottolineano la necessità <strong>di</strong><br />

migliorare la qualità del tessuto cartilagineo rigenerato;<br />

tuttavia, gli attuali trattamenti non sono ancora in grado<br />

<strong>di</strong> controllare, rallentare o inibire la degenerazione della<br />

cartilagine, che è un processo comunque irreversibile e<br />

che culmina nell’evolversi <strong>di</strong> un processo artrosico.<br />

La letteratura internazionale mostra come sia grande la<br />

variabilità dei risultati <strong>di</strong> queste moderne meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong><br />

trattamento 3 . Il successo o il fallimento <strong>di</strong> un intervento<br />

chirurgico <strong>di</strong> riparazione tissutale è strettamente <strong>di</strong>pendente<br />

dalla tipologia dell’impianto, dalla manualità richiesta<br />

per il posizionamento del tessuto ingegnerizzato e<br />

dalla qualità dell’ambiente articolare in cui lo stesso viene<br />

posto. Trattamenti chirurgici, seppur minimamente invasivi,<br />

come l’artroscopia, provocano comunque un danno<br />

locale che genera una reazione infi ammatoria, <strong>di</strong> entità<br />

variabile, ma <strong>di</strong>ffi cilmente controllabile nel tempo e che<br />

può alterare l’omeostasi cellulare.<br />

L’infiaMMaZionE E La dEgEnEraZionE cartiLaginEa<br />

L’infi ammazione rappresenta un grave nocumento per la<br />

cartilagine articolare e deve essere controllata nel tempo<br />

più breve e nel modo più effi cace e completo. La presenza<br />

<strong>di</strong> citochine pro-infi ammatorie, interleuchina-1beta<br />

(IL-1β) e tumour necrosis factor-alpha (TNF-α) nell’ambiente<br />

articolare, stimola l’attività delle metalloproteinasi, il<br />

rilascio <strong>di</strong> prostaglan<strong>di</strong>ne E 2 (PGE 2) e dunque l’inibizione<br />

della sintesi della matrice extracellulare, la <strong>di</strong>struzione<br />

enzimatica della stessa, orientando fortemente le attività<br />

riparative del tessuto cartilagineo in senso fi broso 6-8 . L’attività<br />

delle cellule infi ammatorie ed il rilascio <strong>di</strong> citochine<br />

pro-infi ammatorie nel liquido sinoviale sono responsabili<br />

degli effetti catabolici sulla matrice cartilaginea, che degenera,<br />

conducendo successivamente anche alla per<strong>di</strong>ta<br />

della sua funzione meccanica 9 10 .<br />

Il processo <strong>di</strong> degenerazione della cartilagine può essere<br />

descritto come l’alterazione <strong>di</strong> due opposte attività metaboliche<br />

che, in con<strong>di</strong>zioni fi siologiche, si trovano in equilibrio<br />

tra loro: da una parte una funzione catabolica, che tende<br />

a ledere il tessuto cartilagineo, dall’altra una funzione anabolica,<br />

che mantiene e protegge la cartilagine. A causa<br />

della sua scarsa capacità riparativa, risulta <strong>di</strong> fondamentale<br />

importanza mantenere integra la cartilagine articolare,<br />

in tutte le sue componenti, cellule e matrice extracellulare,<br />

coinvolgendo anche l’osso subcondrale, attraverso la stimolazione<br />

delle attività funzionali del condrocita e l’inibizione<br />

dei danni dovuti all’infi ammazione.<br />

A tale proposito, il concetto <strong>di</strong> condroprotezione in<strong>di</strong>ca<br />

l’insieme <strong>di</strong> quei trattamenti farmacologici, fi sici, chirurgici,<br />

soli o combinati, che consentono <strong>di</strong> preservare l’integrità<br />

cartilaginea o che mirano a limitarne il danno dovuto<br />

a processi degenerativi, patologici e traumatici, ed a<br />

reazioni infi ammatorie. È noto, infatti, che sulla superfi cie<br />

L. Massari Et aL.<br />

della cartilagine articolare, durante i processi infi ammatori,<br />

sono stati rilevati neutrofi li, cellule che stimolano le<br />

attività enzimatiche, particolarmente quelle delle metalloproteasi,<br />

che possono degradare la matrice cartilaginea.<br />

Per impe<strong>di</strong>re l’effetto nocivo dell’infi ammazione sulla cartilagine,<br />

sono stati svolti stu<strong>di</strong> che identifi cano le nuove<br />

molecole o le tecniche in grado <strong>di</strong> controllare tali processi<br />

dannosi. Fisiologicamente il corpo umano controlla l’infi<br />

ammazione tramite l’attivazione <strong>di</strong> numerosi processi<br />

cellulari, tra i quali l’attivazione dei recettori dell’adenosina,<br />

in particolare l’A 2A e A 3 11 12 . In uno stu<strong>di</strong>o condotto<br />

in un modello animale <strong>di</strong> artrosi settica è stato verifi cato<br />

che uno specifi co agonista dei recettori A 2A dell’adenosina<br />

riduce in modo signifi cativo il danno cartilagineo, l’infi<br />

ammazione a livello sinoviale e l’infi ltrazione <strong>di</strong> leucociti<br />

13 14 . Tuttavia, farmaci ad azione adenosina-agonista<br />

per i recettori A 2A, seppur considerati condroprotettori,<br />

sono ancora in via <strong>di</strong> sperimentazione per l’insorgere <strong>di</strong><br />

possibili effetti collaterali.<br />

È quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fondamentale importanza sviluppare meto<strong>di</strong>che<br />

<strong>di</strong> trattamento locale, che limitino e prevengano la<br />

degenerazione del tessuto cartilagineo, senza sottovalutare<br />

le potenzialità intrinseche del tessuto danneggiato e<br />

le sue capacità riparative o rigenerative, che possono anche<br />

portare a guarigione spontanea a seconda delle caratteristiche<br />

della lesione e del paziente. Tra queste nuove<br />

meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> condroprotezione un ruolo fondamentale lo<br />

riveste la stimolazione biofi sica.<br />

L’iMpiEgo cLinico dELLa stiMoLaZionE Biofisica<br />

La cartilagine articolare presenta una notevole sensibilità<br />

agli stimoli fi sici ed è stato <strong>di</strong>mostrato che essi sono in<br />

grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fi care in modo signifi cativo il metabolismo<br />

cartilagineo. L’utilizzo dello stimolo fi sico per il trattamento<br />

dell’articolazione deve rispondere all’esigenza <strong>di</strong> trattare<br />

la cartilagine articolare nella sua totale estensione e<br />

spessore, oltre a coinvolgere altre strutture articolari, ad<br />

es. menisco, legamenti, membrana sinoviale, fi no all’osso<br />

subcondrale. Queste problematiche ad oggi sono state risolte<br />

esclusivamente con l’impiego <strong>di</strong> specifi ci campi elettromagnetici<br />

pulsati come ben <strong>di</strong>mostrato dal gruppo <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o CRES (Cartilage Repair and Electromagnetic Stimulation)<br />

tramite un’ampia ricerca traslazionale, sull’effetto<br />

condroprotettivo della stimolazione, le cui fasi sono qui <strong>di</strong><br />

seguito riassunte 15 .<br />

stu<strong>di</strong> spEriMEntaLi<br />

L’analisi degli effetti in vitro della stimolazione biofi sica<br />

ha documentato risultati considerevoli su <strong>di</strong>versi modelli<br />

cellulari. In uno stu<strong>di</strong>o su neutrofi li umani, la stimolazione<br />

biofi sica me<strong>di</strong>a un forte effetto adenosina-agonista specifi<br />

co per i recettori <strong>di</strong> A 2A e A 3 16 17 . Questo effetto, me<strong>di</strong>ato<br />

dall’aumento del numero <strong>di</strong> recettori stessi, determina un

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