Vol.XXXVII, Suppl. 1 - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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iL cotiLE EMisfErico in tritaniuM<br />
croscopica si è sempre rivelato essere il compromesso migliore<br />
per ottenere alte percentuali <strong>di</strong> osteointegrazione.<br />
Come riportato in letteratura, la porosità e le <strong>di</strong>mensioni<br />
dei pori infl uenzano l’azione degli osteoblasti, svolgendo<br />
quin<strong>di</strong> un ruolo fondamentale nella formazione <strong>di</strong> osso in<br />
vivo ed in vitro 1 . In particolare la <strong>di</strong>mensione minima dei<br />
pori richiesta per il miglioramento dell’osteointegrazione<br />
è <strong>di</strong> 300 micron mentre il limite superiore è vincolata alle<br />
proprietà meccaniche del materiale 2 .<br />
Storicamente le prime leghe utilizzate per le coppe acetabolari<br />
erano quelle <strong>di</strong> cromo-cobalto o in lega <strong>di</strong> titanio.<br />
Questi materiali presentavano limitazioni intrinseche quali<br />
una porosità ridotta, un modulo <strong>di</strong> elasticità relativamente<br />
alto e un basso coeffi ciente <strong>di</strong> attrito. Questi è defi nito<br />
come la resistenza allo scorrimento tra due superfi ci ed è<br />
rappresentata dal rapporto tra la forza applicata è l’attrito<br />
che si oppone allo spostamento.<br />
Per tali motivi spesso venivano rivestiti con strutture reticolari<br />
o porose aggiuntive e rivestimenti bioattivi, quali<br />
l’idrossiapatite. Questi materiali bioattivi possono slaminarsi<br />
dal substrato metallico, qualora il loro metodo <strong>di</strong><br />
fi ssazione non fosse ottimale, ed in casi estremi favorire<br />
l’usura dei materiali agendo da terzo corpo, aumentando<br />
così il tasso <strong>di</strong> mobilizzazioni acetabolari 3 4 .<br />
Negli ultimi anni, la ricerca si è orientata verso materiali<br />
che avessero struttura tri<strong>di</strong>mensionale, in modo da incrementare<br />
l’elasticità, la porosità e il coeffi ciente <strong>di</strong> attrito.<br />
Sono stati quin<strong>di</strong> introdotti nuovi materiali quali il tantalio<br />
poroso e il titanio trabecolare,<br />
tantaLio poroso<br />
Questo materiale è rappresentato da un’impalcatura<br />
<strong>di</strong> carbonio coperta da tantalio puro. Le caratteristiche<br />
principali sono: una elevata porosità fi no all’80%, un<br />
modulo elastico più basso (3 GPa) e un elevato in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> frizione.<br />
L’elevata porosità, che rappresenta circa il 75-80% del<br />
volume totale, e la geometria, che per forma e <strong>di</strong>mensione<br />
è simile a quella dell’osso spongioso, permettono<br />
un’estesa penetrazione <strong>di</strong> osso neoformato. Inoltre<br />
il coeffi ciente <strong>di</strong> elasticità <strong>di</strong> tale materiale è <strong>di</strong> 3 GPa,<br />
che rappresenta un valore compreso tra quelli dell’osso<br />
spugnoso (0,1 GPa) e sub condrale (2 GPa) e quello<br />
dell’osso corticale (15 GPa).<br />
Bobyn et al. 5 6 hanno stu<strong>di</strong>ato il comportamento <strong>di</strong> questo<br />
materiale su modelli canini, <strong>di</strong>mostrando alte percentuali<br />
<strong>di</strong> osteointegrazione. D’Angelo et al. 7 in uno stu<strong>di</strong>o istologico<br />
condotto su un cotile rimosso, per instabilità senza<br />
segni <strong>di</strong> mobilizzazione asettica, hanno <strong>di</strong>mostrato alte<br />
percentuali <strong>di</strong> osteointegrazione.<br />
Attualmente in letteratura sono presenti numerosi stu<strong>di</strong> clinici<br />
che hanno <strong>di</strong>mostrato ottimi risultati clinici e ra<strong>di</strong>ografi<br />
ci ma con follow-up ancora limitati nel tempo 8-10 .<br />
s73<br />
titanio trabecolare<br />
Questo nuovo biomateriale poroso rappresenta una evoluzione<br />
della produzione delle coppe in lega <strong>di</strong> Titanio.<br />
Infatti si ottiene una struttura tri<strong>di</strong>mensionale rivestita in<br />
titanio puro che risulta essere microscopicamente simile<br />
all’osso trabecolare (Fig. 1).<br />
La produzione <strong>di</strong> questo biomateriale avviene unendo<br />
polvere <strong>di</strong> titanio puro con cloruro <strong>di</strong> Potassio in un miscelatore.<br />
A questa fase, segue una pressatura isostatica<br />
a freddo con produzione <strong>di</strong> una calotta emisferica che<br />
viene lavorata al tornio e quin<strong>di</strong> fi ssata su un cotile in lega<br />
<strong>di</strong> Titanio (Ti6Al4V); la lavorazione fi nale prevede dunque<br />
un bagno per lo scioglimento del sale e la fi ssazione<br />
me<strong>di</strong>ante sinterizzazione a 1360° C per 6 ore.<br />
Le sue caratteristiche principali sono:<br />
• coefficiente <strong>di</strong> frizione pari a 1,01;<br />
• modulo <strong>di</strong> elasticità 4 Gpa;<br />
fig. 1. Struttura tri<strong>di</strong>mensionale del tritanium.<br />
fig. 2. Il tritanium presenta una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> pori compresi<br />
tra 311 e 546 microns.