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Abstract 230 - IMPIEGO DEI GLICOPEPTIDI NELLA ... - SIMIT

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248<br />

10° CONGRESSO NAZIONALE <strong>SIMIT</strong><br />

<strong>Abstract</strong> 268<br />

- RISPOSTA VIROLOGICA SOSTENUTA DOPO TERAPIA ANTI-HCV IN PAZIENTE<br />

CON NEUROPATIA DI CHARCOT MARIE TOOTH TIPO 1. -<br />

Guardigni V.* [1] , Fabbri G. [1] , Cultrera R. [1] , Grilli A. [1] , Contini C. [1]<br />

- [1] ~ Ferrara<br />

INFEZIONI DA VIRUS EPATITICI<br />

Premessa: Il trattamento di scelta per l'epatite cronica C è rappresentato da interferone<br />

peghilato(in combinazione con ribavirina),notoriamente gravato da effetti secondari anche<br />

su SNC e su SNP(disturbi neuropsichiatrici e neuropatie periferiche).Benchè genotipo e<br />

carica virale siano i principali fattori predittivi di risposta alla terapia, la presenza di<br />

comorbidità influenzano significativamente gestione ed efficacia del trattamento,nonché<br />

l‟insorgenza di effetti collaterali, riducendone le possibilità di risposta.In tali situazioni la<br />

motivazione del paziente, assieme ad altri fattori predittivi favorevoli di risposta(giovane<br />

età, genotipo 2 e 3, bassa viremia,etc.) devono essere considerati nella scelta terapeutica.<br />

Obiettivo: Descriviamo il caso di un paziente di 25 anni con neuropatia di Charcot Marie e<br />

disturbo ossessivo-compulsivo in trattamento farmacologico,trattato con successo per<br />

epatite cronica C con terapia antivirale standard (Peg-IFN a2a/Ribavirina).Tali comorbidità<br />

spesso rappresentano motivi di esclusione all‟impiego di terapia interferonica.Il trattamento<br />

antivirale veniva concordato con specialisti neurologi e psichiatri che garantivano il<br />

costante monitoraggio del paziente,durante e dopo la terapia<br />

Risultati: Genotipo virale favorevole (3a), bassa carica virale basale (HCV RNA 19100<br />

UI/ml),in associazione con la giovane età del paziente e l‟adeguato trattamento<br />

conducevano a negativizzazione di HCV RNA dopo 4 settimane.In considerazione di<br />

questi fattori, dell‟anemizzazione secondaria alla terapia e delle comorbidità del paziente,<br />

si decideva la sospensione del trattamento dopo12 settimane, assicurandosi una risposta<br />

virologica sostenuta in assenza di peggioramento del quadro neurologico e psichiatrico.<br />

Conclusione: Il caso dimostra come alcune rare comorbidità non rappresentino una<br />

controindicazione assoluta al trattamento antiHCV.Un approccio multidisciplinare ed uno<br />

stretto monitoraggio di questi pazienti possono garantire una gestione ottimale e<br />

consentire l‟eradicazione di HCV.

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