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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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Introduzione<br />

2. <strong>Il</strong> testo.<br />

2. 1. Caratteristiche fonetiche e grafiche.<br />

I due testimoni del lapidario, entrambi chiaramente redatti in area bavarese<br />

e pressoché coevi, 12 presentano caratteristiche grafiche simili,<br />

ma non identiche, sia nel consonantismo che nel vocalismo.<br />

2.1.1. Consonantismo. Relativamente alle consonanti labiali, l’elemento<br />

bavarese più evidente che accomuna i due testimoni è la grafia<br />

iniziale al posto <strong>di</strong> per in<strong>di</strong>care il fonema germ. /b/ > [p].<br />

Questa particolarità si verifica senza eccezioni in entrambi i testimoni,<br />

anche dopo i prefissi (per es. peÿ, pëtt, pillich, pald, verprant). <strong>Il</strong> prefisso<br />

be-, invece, presenta delle oscillazioni: mentre in B il rapporto è 35<br />

be- : 4 pe- (i quattro casi riguardano tutti il verbo pewart), in F il tratto<br />

<strong>di</strong>alettale risulta lievemente più marcato: 36 be- : 9 pe- (questa variante<br />

si incontra in verbi <strong>di</strong>versi, es. peleÿben, pegint, ecc.). All’interno <strong>di</strong> parola<br />

la grafia è spora<strong>di</strong>ca: tre casi in B (tÿmper, v. 296, neplig, v.<br />

175, nepel, v. 769) e uno in F (timpler, v. 200). L’indurimento <strong>di</strong> /b/ in<br />

fine <strong>di</strong> parola è altrettanto raro: in B viene reso una volta con (<strong>di</strong>ep,<br />

v. 857) e una volta con (<strong>di</strong>epp, v. 859); in F il fenomeno è più frequente<br />

e reso con la grafia (<strong>di</strong>epp, v. 376, weipp, v. 379), oppure<br />

con (liebp, v. 105, weÿbp, v. 369, dÿebp, v. 763); una volta anche<br />

con (liepbhaber, v. 370).<br />

Rimanendo nell’ambito delle labiali, l’affricazione è resa generalmente<br />

con in entrambi i co<strong>di</strong>ci (phlegen, phlicht, trophen, ecc.); solo in B<br />

vi sono anche cinque casi <strong>di</strong> (tropfen, chempfer, ecc.). La grafia<br />

è utilizzata anche per rappresentare il fonema /f/ nei prestiti (ſaphirus,<br />

propheten, phein, ecc.; forse anche nel verbo tedesco ſtiph[t]en, v.<br />

F 532, trasmesso comunque in forma corrotta). Altrimenti la spirante /f/<br />

è rappresentata all’interno e in fine <strong>di</strong> parola con o (in quest’ultimo<br />

caso anche se la spirante geminata non è giustificata etimologicamente,<br />

es. chraft ~ chrafft, zwelf ~ zwelff, auf ~ auff), e all’inizio<br />

12 Sebbene i due colophon riportati dal cod. F non si riferiscano <strong>di</strong>rettamente al<br />

lapidario (cfr. par. 1.1), è probabile che anche il nostro componimento risalga agli<br />

inizi del XV sec.; per quanto riguarda l’altro testimone, invece, il colophon riguarda<br />

l’opera completa (cfr. par. 1.2) e quin<strong>di</strong> si può considerare il 1444 come datazione del<br />

ms. B.<br />

13

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