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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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78<br />

E<strong>di</strong>zione: cod. B<br />

115 Sein geſicht wirt lautter vnd chlar; 147ra<br />

er vertreibt den durſt an var.<br />

Vnd wer jn peÿ jn trait,<br />

der iſt den laẅten lieb vnd gmait.<br />

Auch iſt ain ander achates genant:<br />

120 peÿ ſeim geſmach wirt er erchant.<br />

Er hat ſam mirren ain geſmach,<br />

vnd ſprinczel rot, do ich jn ſach.<br />

115-118. Questi versi si trovano sulla parte superiore del foglio, rovinato<br />

da una macchia <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà che ha parzialmente scolorito l’inchiostro<br />

rendendo <strong>di</strong>fficoltosa la lettura.<br />

115 La sua vista <strong>di</strong>venta limpida e chiara;<br />

essa scaccia la sete sinceramente.<br />

E chi la porta con sé<br />

è caro e piacevole alla gente.<br />

Anche un’altra è chiamata agata:<br />

120 dal suo sapore viene riconosciuta.<br />

Essa ha un gusto come la mirra,<br />

e macchie rosse, quando la vi<strong>di</strong>.<br />

116. sinceramente] l’espressione an var è molto frequente nel lapidario<br />

e pone problemi <strong>di</strong> interpretazione a causa della mancanza <strong>di</strong> accenti<br />

che in<strong>di</strong>chino la lunghezza vocalica: la preposizione potrebbe essere<br />

infatti an “a” oppure ân “senza”. In questo caso potrebbe trattarsi<br />

dell’espressione mat. âne, sunder vâre “senza cattive intenzioni”, “sincero”<br />

(Lexer III, 21), usata avverbialmente.<br />

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