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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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322<br />

<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

so come il sostantivo che significa “opposizione”, “obiezione”: quin<strong>di</strong><br />

“senza opposizione”, “che non può opporsi”.<br />

v. B 342 / F 250. In questo verso viene nominato Adria: non è stato possibile<br />

ricondurre il nome ad alcuna autorità conosciuta. Thorn<strong>di</strong>ke (III,<br />

164) cita un “signore dell’alchimia” nominato nelle fonti come Sanctus<br />

Asrob o Adrop: il nome è trasmesso dalle fonti in molte varianti, e non<br />

è da escludere che Adria sia una delle sue tante deformazioni. Un altro<br />

nome simile a Adria potrebbe essere Adrasto d’Afro<strong>di</strong>sia (Taton, p.<br />

361), ma si tratta <strong>di</strong> un astronomo del II sec. d. C. e <strong>di</strong>fficilmente può<br />

essere stato utilizzato dall’autore del lapidario come autorità. In un<br />

successivo stu<strong>di</strong>o sulle fonti sarà forse possibile identificare il personaggio<br />

citato.<br />

v. B 346. Da un confronto con F 254, il v. B 346 appare corrotto. <strong>Il</strong> significato<br />

<strong>di</strong> weigung non è chiaro: la grafia del <strong>di</strong>ttongo lascia<br />

supporre che la forma mat. avesse una vocale ra<strong>di</strong>cale /i:/, quin<strong>di</strong> la<br />

forma <strong>di</strong> partenza potrebbe essere wîgen “<strong>di</strong>fendere”. Nel caso invece<br />

in cui la grafia dovesse corrispondere a mat. /ei/, allora la forma<br />

<strong>di</strong> partenza potrebbe essere weigerung, “rifiuto” (con la caduta del segno<br />

<strong>di</strong> abbreviazione della sillaba -er-) e il verso potrebbe significare<br />

“[la pietra] è sempre da rifiutare”. Una terza ipotesi è che la forma abbia<br />

la grafia per , come al v. B 130 (cfr. p. 80): in questo caso<br />

il verbo <strong>di</strong> partenza sarebbe mat. wîhen “consacrare”, e il verso potrebbe<br />

essere tradotto con “è sempre da consacrare”. Tra le varie possibilità<br />

mi sembra che il significato <strong>di</strong> “<strong>di</strong>fendere” sia il più appropriato;<br />

in ogni caso la funzione della preposizione von non è chiara e<br />

lascia ipotizzare una corruzione del verso, in cui in origine vi era vor,<br />

come in F, dove la preposizione si accorda regolarmente con ſicher.<br />

pp. 152-153.<br />

v. B 365. Se si confronta questo verso con il corrispondente v. F 273, la<br />

versione <strong>di</strong> B sembra corrotta. <strong>Il</strong> verso è comunque <strong>di</strong> senso compiuto:<br />

il mat. geselleschaft significa anche “raduno” (BMZ II/2, 32), quin<strong>di</strong><br />

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