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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

des ſtains vallen (B 256). Non è possibile stabilire se l’originale prevedesse<br />

versi lunghi e precisi sintatticamente come in F, oppure versi brevi<br />

e più scorrevoli ritmicamente come in B. Nel caso dei vv. B 650-651<br />

Wer den ſtain peÿ jm hat / der iſt ſicher frue und ſpat, dove la rima è<br />

perfetta, risulta evidente che B trasmette una versione migliore del verso<br />

rispetto a F 650-651, dove l’ampliamento ha alterato la rima: Welch<br />

menſch den ſtain peÿ ÿm wil haben / der iſt ſo ſicher früe vnd ſpatt. È<br />

possibile che né l’uno né l’altro co<strong>di</strong>ce trasmetta la forma originale; tra le<br />

due versioni, tuttavia, è da preferire quella <strong>di</strong> F, che contribuisce a una<br />

migliore comprensione del testo.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista cronologico la tra<strong>di</strong>zione testuale potrebbe essere<br />

rappresentata stemmaticamente in modo verticale, ma osservando le <strong>di</strong>vergenze<br />

stilistiche dei due testimoni, è necessario porli sullo stesso<br />

piano, in posizione equi<strong>di</strong>stante rispetto all’archetipo. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>scorso è valido<br />

anche per la ricostruzione delle strofe e dei versi. Le due versioni<br />

del lapidario sono <strong>di</strong> pari utilità, in quanto B contiene l’introduzione e sei<br />

strofe in più <strong>di</strong> F, ma quest’ultimo, proprio per la sua riproduzione fedele<br />

del modello, è più atten<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> B nella trasmissione delle rime originali.<br />

Le strofe trasmesse solo da B sono simili alle altre per grammatica, lessico<br />

e struttura: si può escludere che siano interpolazioni tratte da altri<br />

lapidari; né si scorge alcun motivo per cui il compilatore <strong>di</strong> F o dell’antigrafo<br />

abbia dovuto o voluto omettere strofe relative a minerali abbastanza<br />

noti come l’eliotropia o la pirite. La lacuna potrebbe essersi verificata<br />

nel corso della trasmissione in uno sta<strong>di</strong>o interme<strong>di</strong>o, dopo la stesura<br />

<strong>di</strong> un archetipo comune ai due co<strong>di</strong>ci. Per quanto riguarda le rime, la<br />

maggiore aderenza ortografica <strong>di</strong> F alla situazione fonetica del bavarese,<br />

nonché la maggiore arcaicità dello sta<strong>di</strong>o grammaticale rappresentato, in<br />

cui ancora non si sono registrati i livellamenti presenti in B, ha consentito<br />

una conservazione migliore <strong>di</strong> alcune rime. Per esempio petrachten<br />

: wachten (F 493-494) ~ betrachten : wachen (B 29-30); veint : ſein[t] (F<br />

351-352) ~ veindt : ſind (B 441-442), oppure verchart : fart (F 594-<br />

595) ~ verchert : vart (B 597-598). In questi tre casi, wachten e ſein[t]<br />

sono forme <strong>di</strong>alettali, mentre il participio verchart presenta ancora la<br />

metafonia <strong>di</strong> ritorno.<br />

Grazie alla collazione tra i due testimoni e alle rime incomplete, si<br />

possono in<strong>di</strong>viduare i passi corrotti e lacunosi. Nonostante il cod. B trasmetta<br />

90 versi in più <strong>di</strong> F, ciò è dovuto principalmente al numero mag-

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