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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

pp. 182-183.<br />

v. B 500 / F 410. In questo verso sono trasmessi rispettivamente i verbi<br />

laſten e taſten. Anche in questo caso non è da escludere un errore <strong>di</strong><br />

trascrizione <strong>di</strong> uno dei due estensori del lapidario, ma poiché entrambe<br />

le forme sono accettabili, vengono conservate nell’e<strong>di</strong>zione senza emendamenti.<br />

Nel caso <strong>di</strong> B la forma laſten potrebbe essere una variante del<br />

mat. lesten, “infasti<strong>di</strong>re” (Lexer I, 1890; Etym. WB, p. 929), forse un<br />

adattamento alla rima con raſten. Nel cod. F, invece, il verbo trasmesso<br />

è mat. tasten, che significa, in base a Lexer II, 1408, “mit einem<br />

Klatschlaute niederfallen”, da tradursi con “cadere con fragore”.<br />

p. 186-187.<br />

v. B 516 / F 426. L’aggettivo mat. rouch, rûch significa, tra l’altro,<br />

“peloso”, “irsuto”, “arruffato” (Lexer II, 519); nel caso delle ron<strong>di</strong>ni,<br />

l’aggettivo si può tradurre con “pennuto”. In base alle principali fonti,<br />

la pietra si trova nel corpo delle ron<strong>di</strong>ni giovani (cfr. per es. Tommaso<br />

<strong>di</strong> Cantimpré, e<strong>di</strong>zione, p. 359, che parla <strong>di</strong> pulli hyrun<strong>di</strong>num): per<br />

esprimere questo concetto nel lapidario si descrivono i ron<strong>di</strong>nini come<br />

uccelli ancora implumi.<br />

v. B 517. Questo verso probabilmente è corrotto, oppure il copista ha<br />

commesso un errore nella trascrizione <strong>di</strong> ſwalb- invece che <strong>di</strong> ſnab-: le<br />

due parole sono formate da lettere simili e ſwalb è un termine effettivamente<br />

relativo alla strofa. <strong>Il</strong> verso viene lasciato nella forma trasmessa<br />

poiché vi sono <strong>di</strong>verse possibilità <strong>di</strong> emendamento: sostituendo ſwalb<br />

con ſnabel e aggiungendo l’articolo determinativo, oppure lasciando<br />

ſwalb e aggiungendo un complemento oggetto relativo a haben. <strong>Il</strong> significato<br />

che l’originale probabilmente voleva trasmettere è comunque<br />

comprensibile grazie alla conoscenza <strong>di</strong> altre fonti, secondo cui i ron<strong>di</strong>nini<br />

che hanno nel corpo la pietra hanno il becco uno <strong>di</strong> fronte<br />

all’altro: si ore ad os in signum pacis conversi ad invicem sedent (Tommaso<br />

<strong>di</strong> Cantimpré, e<strong>di</strong>zione, p. 360). Nella versione F la tra<strong>di</strong>zione del<br />

celidonio è trasmessa correttamente (cfr. v. F 427).<br />

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