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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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18<br />

<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

nomi dei minerali (frides, alles, adamas, glas, haẅs, ecc.). Esso può essere<br />

usato anche quale simbolo della spirante doppia esito <strong>di</strong> seconda<br />

mutazione (gros, weis “bianco”, ſwaÿs, has “o<strong>di</strong>o”, ecc.), come illustrano<br />

chiaramente alcune rime, quali ad esempio grües : mües (F 604-<br />

605) e ſlos : los (B 35-36).<br />

In entrambi i co<strong>di</strong>ci è possibile incontrare anche varianti con il simbolo<br />

grafico . All’interno <strong>di</strong> parola il copista <strong>di</strong> F utilizza solo ,<br />

mentre il copista <strong>di</strong> B usa sia che . In fine <strong>di</strong> parola, invece, in<br />

entrambi i mss. si trovano sia che . All’interno <strong>di</strong> parola <br />

rappresenta solo l’esito <strong>di</strong> seconda mutazione: mentre in B tale grafia<br />

compare solo in due termini, pëzzer (una volta, v. 388) e wazzer (19<br />

casi, uno solo <strong>di</strong> waſſer, v. 620), in F compare in un numero maggiore <strong>di</strong><br />

termini, ma in percentuale più bassa (in tutto 6 casi: weÿzzen “bianco”, v.<br />

8, drüzzel, v. 243, püezzt, v. 512, ſtozzet, v. 780, e due volte wazzer, vv.<br />

45, 546). In B invece può in<strong>di</strong>care invece sia /ss/ esito <strong>di</strong> seconda<br />

mutazione (una volta in püzt, v. 48), sia la sibilante semplice germanica<br />

(una volta in pözen, v. 731, e regolarmente nell’avverbio alzo). In fine <strong>di</strong><br />

parola e sono piuttosto rari in B: qui in<strong>di</strong>ca la geminata<br />

esito <strong>di</strong> seconda mutazione (in due casi: lazz wir, v. 756, e puezz, riga<br />

11) e la sibilante semplice germ. /s/ (due volte in pöz “cattivo”, vv.<br />

349, 371); in F invece le due grafie sono ampiamente utilizzate, soprattutto<br />

nei pronomi e nelle desinenze (daz, ez, allez, ecc.), ma anche nei<br />

sostantivi e nei verbi: sia che possono essere usati in<strong>di</strong>fferentemente<br />

con entrambi i valori fonetici, per es. laz ſein (v. 167) ~ lazz<br />

wir (v. 728), swaïz, eÿz “ghiaccio”, flüzz, strozz, 25 weizz “saggio”, ecc.<br />

A <strong>di</strong>fferenza della spirante, l’affricata /ts/ esito <strong>di</strong> seconda mutazione<br />

consonantica, ovvero il nesso /t/ + /s/ che si forma nei genitivi (plüecz,<br />

nachcz, ecc.) e nel participio preterito declinato e sincopato gefeilcz (v.<br />

B 412), viene rappresentata in modo simile dai due testimoni, ovvero<br />

con oppure con . Le caratteristiche paleografiche dei due mss.<br />

non consentono <strong>di</strong> stabilire con precisione quando sia scritto l’uno o<br />

l’altro grafema, poiché a volte il segno che appare come non è altro<br />

che la lettera preceduta da un ampio filetto somigliante a una<br />

. Tale <strong>di</strong>fficoltà si incontra principalmente quando la lettera è iniziale.<br />

Ciò premesso, è possibile notare che all’inizio <strong>di</strong> parola vi sono oscillazioni<br />

tra e in entrambi i co<strong>di</strong>ci (zu ~ czu, zwiſchen ~ czwiſchen,<br />

25 Si tratta del ted. Strohes, genitivo sincopato, con grafia + desinenza -s,<br />

scritta .

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