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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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Introduzione<br />

(v. 117), czörns (v. 440), gröſſew (v. 70), grös (v. 477), Göt (v. 515) e<br />

(be)chömen (vv. 242, 550). 41 La <strong>di</strong> gegenbörtig (F 255), invece, è<br />

da considerare un caso <strong>di</strong> labializzazione <strong>di</strong> /æ/, fenomeno non propriamente<br />

bavarese, comunque attestato nelle aree imme<strong>di</strong>atamente limitrofe.<br />

42<br />

La grafia è <strong>di</strong>stintiva anche dell’esito <strong>di</strong> metafonia secondaria <strong>di</strong><br />

/a/, come <strong>di</strong>mostrano rime imperfette, ma significative, quali tewer :<br />

ſwär (B 524-525) o gewär : überwinder (F 746-747), oppure verbi come<br />

ſchäczt, ſläfft, wächſt, ecc. In F, la stessa funzione morfologica è svolta<br />

anche da , che alterna in<strong>di</strong>fferentemente con , come nell’avverbio<br />

ſtæt ~ ſtät o nell’aggettivo gewær ~ gewär. Mentre il grafema è<br />

in<strong>di</strong>cativo della sola metafonia secondaria <strong>di</strong> /a/ (oltre ai rari casi <strong>di</strong> /a/),<br />

la variante può esprimere sia la metafonia secondaria, sia la vocale<br />

/e/ originaria o esito <strong>di</strong> metafonia primaria alternandosi con , come<br />

ad esempio nello stesso aggettivo gewer o nelle sillabe finali (leczær ~<br />

leczer, czwelffær ~ czwelffer, ecc.). La vocale /e/ viene rappresentata<br />

principalmente da , ma in B è frequente anche la variante con <strong>di</strong>eresi<br />

, che non ha alcun valore <strong>di</strong>stintivo: termini come ëdel, wëſen,<br />

ſëczen, czwëlffter, ecc. hanno la vocale ra<strong>di</strong>cale /e/ germanica o esito <strong>di</strong><br />

metafonia primaria, e sono attestati nello stesso co<strong>di</strong>ce anche senza <strong>di</strong>eresi.<br />

Semplici varianti sono da considerare anche i due casi <strong>di</strong> in F,<br />

czwelffër (v. 203) e cornëolus (v. 398). Sempre in F, una volta la grafia<br />

rappresenta l’esito <strong>di</strong> delabializzazione da /ö/ in peſte (v. 301),<br />

mentre la preposizione weder (B 340, F 248) e il verbo prengt (B 586)<br />

presentano quale probabile esito <strong>di</strong> abbassamento da /i/.<br />

La vocale /i/ e la semivocale /j/ sono rappresentate dai simboli grafici<br />

(in F anche ), , o . Come <strong>di</strong>mostrano alcune oscillazioni,<br />

quali il pronome in ~ jn, che si trova una volta in B anche come ÿn<br />

(v. 716) e una volta in F anche come yn (v. 506); oppure ſÿnn ~ ſinn (B<br />

457 e 151) e ynner ~ ÿnnen ~ jnne (F 509, 368 e 189), le grafie , ,<br />

e sono intercambiabili e rappresentano la vocale /i/. In alcuni<br />

casi le grafie si sono specializzate: i termini che iniziano con il nesso<br />

/nim/ hanno sempre grafia o in B (es. nympt ~ nÿmpt) e solo<br />

in F (nÿmer, (be)nÿmpt, ecc.). Mentre e si possono poi<br />

41 In F döner (v. 652 e 686) potrebbe essere plurale: il termine compare sempre<br />

abbinato al termine per “fulmine”, e in una <strong>di</strong> queste espressioni si legge dönern (v.<br />

410) dove il plurale è reso più evidente dalla desinenza -n.<br />

42 RW, p. 76s.<br />

23

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