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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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14<br />

<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

<strong>di</strong> parola con (davanti a , o : für, frue, funden, figur,<br />

ecc.; a volte anche negli altri casi, es. fewr, fein), e (varb ~<br />

uarb, vallen ~ uallen, ecc.). 13 È particolare la grafia per “upupa”: in B è<br />

attestato witoffen (v. 745) e in F widthoppen (v. 718). <strong>Il</strong> termine dovrebbe<br />

contenere l’affricata (aat. wituhopfa, mat. classico wit(e)hopfe,<br />

widhopfe), 14 mentre qui abbiamo spirante doppia in B, accettabile comunque<br />

quale esito regolare <strong>di</strong> mutazione altotedesca <strong>di</strong> germ. /p/ in posizione<br />

postvocalica, mentre soprende la forma bassotedesca <strong>di</strong> F, che<br />

può essere interpretata come un relitto proveniente da un antigrafo settentrionale<br />

che si è conservato immutato in area tedesca superiore, poiché<br />

è possibile che il nome dell’animale non fosse noto al copista.<br />

Nel primo periodo protomoderno il bavarese presenta la particolarità<br />

della rappresentazione dei suoni labiali /w/ con e /b/ con <br />

all’inizio <strong>di</strong> parola, dovuta forse a una pronuncia spirantizzata <strong>di</strong> /b/ o al<br />

passaggio /w/ > /b/; 15 ciò si riscontra anche nei due co<strong>di</strong>ci, seppure spora<strong>di</strong>camente:<br />

in B werait (v. 56), ber (v. 345), gbalt (v. 695), werillus<br />

(v. 726) e gegenbürtig (v. 347); in F wedeẅtten (v. 135), bürchen (v.<br />

313), gegenbörtig (v. 255) e weſaÿchen (v. 605). La sostituzione <strong>di</strong> <br />

con può avvenire anche in fine <strong>di</strong> parola: nei casi attestati nel lapidario<br />

ciò si verifica anche se segue una desinenza (rabes, v. F 389) 16 o il<br />

secondo termine <strong>di</strong> un composto (ſtrobhälm, F 574). <strong>Il</strong> prestito lebenbart<br />

(v. B 614) e lebpart (v. F 612) riflette la stessa oscillazione grafica.<br />

I suoni velari sono espressi da più grafemi. All’inizio <strong>di</strong> parola, germ.<br />

/k/ è rappresentato in entrambi i co<strong>di</strong>ci prevalentemente da , sia davanti<br />

a vocale che davanti a consonante, anche nei prestiti e dopo i prefissi<br />

(chrafft, chëten, charcher, chün, chlar, bechant, ecc.). Le uniche<br />

eccezioni sono due casi <strong>di</strong> in B (erkückt, v. 289, kalt, v. 567) e, in<br />

F, 19 casi <strong>di</strong> (krafft, kïrſvarb, klain, ecc.) e un caso <strong>di</strong> <br />

(vncaẅſchkait, v. 122). La grafia è tipica dell’area bavarese del<br />

XIV-XV sec., 17 ma come lasciano ipotizzare le varianti in e , è<br />

probabile che nei due co<strong>di</strong>ci si volesse esprimere, anche con , una<br />

13 <strong>Il</strong> prefisso ver- compare solo in questa forma; in F una volta si trova :<br />

ffriſch, v. 14.<br />

14 Le oscillazioni con fricativa o affricata potrebbero <strong>di</strong>pendere anche da una contaminazione<br />

tra il prestito latino upupa e le varianti <strong>di</strong>alettali del verbo hüpfen. Cfr.<br />

Kluge (1967 20 ), p. 857.<br />

15 RW, p. 85s.<br />

16 Cfr. commento al verso, p. 325.<br />

17 RW, p. 101.

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