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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

re[i]ch, poiché il verbo rechen, “calcolare”, è inadatto al contesto. La<br />

correzione è accettabile anche dal punto <strong>di</strong> vista ortografico: in bavarese<br />

sarebbe più corretto il <strong>di</strong>ttongo , come conferma la lezione nel<br />

cod. B, ma la variante è attestata in entrambi i testimoni anche per<br />

esprimere il <strong>di</strong>ttongo originario /ei/.<br />

p. 102.<br />

v. B 226. A questo verso si trova il verbo lait (corrispondente a gelait,<br />

al v. F 159 p. 125). Nel lapidario ricorre spesso la forma contratta lait /<br />

leit, che potrebbe riferirsi a <strong>di</strong>versi verbi. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ttongo lascia supporre<br />

che il verbo <strong>di</strong> partenza sia leiten, “condurre”, ma in questo verso<br />

non è adatto al contesto. Si deve ipotizzare allora che il <strong>di</strong>ttongo <br />

corrisponda al bavarese , e che quin<strong>di</strong> si riferisca al verbo mat.<br />

lîgen “mentire”, che però è altrettanto inadatto al contesto. Considerando<br />

lait sempre come variante <strong>di</strong> leit, si può ricondurre questa forma<br />

al verbo mat. ligen “giacere”, la cui terza persona singolare in<strong>di</strong>cativo<br />

presente può essere contratta in lît, <strong>di</strong>ttongato in leit (Lexer I, 1915).<br />

Nel testo abbiamo l’espressione etwas liegt an einem, che significa “è<br />

strettamente connesso con esso”, oppure “potere” o “<strong>di</strong>pendere”; la<br />

stessa espressione significa anche “importare” (Grimm VI, 1013). <strong>Il</strong><br />

verbo può quin<strong>di</strong> essere tradotto con “<strong>di</strong>pendere” anche in F, dove la<br />

variante gelait è da considerare un sinonimo <strong>di</strong> lait: in proposizioni secondarie<br />

temporali e a volta causali (come in questo caso, in cui il<br />

verso è introdotto da wan), il verbo coniugato può essere preceduto dal<br />

prefisso ge- (RW, p. 386).<br />

p. 104.<br />

v. B 234. <strong>Il</strong> verbo mat. denken non è attestato qui né con il prefisso ze-,<br />

né con il prefisso zuo-; si deve ipotizzare dunque che ze sia la preposizione<br />

che introduce il verbo all’infinito, anche se non si giustifica dal<br />

punto <strong>di</strong> vista grammaticale. Si potrebbe trattare anche <strong>di</strong> un errore <strong>di</strong><br />

lettura causato dalla somiglianza delle lettere e ; al corrispondente<br />

v. F 167 (p. 127), infatti, la lezione è gedenken.<br />

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