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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

Auch vind geſchriben vil[er] ſtain (v. 750). Le omissioni, comunque,<br />

non sono sempre imputabili alla <strong>di</strong>strazione del copista, per esempio<br />

quando il passo è corrotto, come nei versi duirch fricz willen jn bedäwtten<br />

(B 272) e Vnd wenn ÿn dann gegen hat (B 702). 63 Nei versi<br />

darvmb habt in ewr huet (v. 248) e Wann man ÿn ain aſſach<br />

legt (v. 786) l’omissione potrebbe invece essere dovuta ad aplografia.<br />

Anche il cod. F non è privo <strong>di</strong> lacune, ma queste sono molto più spora<strong>di</strong>che<br />

e forse dovute a errori già presenti nel modello.<br />

L’omissione della preposizione zu nelle infinitive, anch’essa riscontrabile<br />

soprattutto in B, potrebbe non <strong>di</strong>pendere dal copista, ma riflettere le<br />

oscillazioni, ancora frequenti nel XV sec., tra costruzioni con e senza<br />

preposizione. 64 Ve ne sono quattro casi in B e uno in F: begind ſnauden<br />

(B 469; 65 in F 379 pegint czw ſnawden); hilff machen (B 86; il v. F 550<br />

è lievemente <strong>di</strong>verso: zw hilf chömen); gund tragen (B 554; in F 554<br />

begünd ze tragen), ſchäczt man in ſëczen (B 158; in F la strofa è mancante)<br />

e, in F, aus not helffen iſt er werait (v. 478; in B 14 aus not ze<br />

helffen weraÿt).<br />

Una particolarità sintattica con<strong>di</strong>visa dai due testimoni è la scelta <strong>di</strong><br />

esprimere il complemento oggetto non solo con il pronome al caso accusativo,<br />

come in do vindt man jn in der criſtallen gruntt (B 414, F 324), 66<br />

ma a volte anche con il caso genitivo, forse con valore partitivo. Ciò si<br />

riscontra nei versi: Man vind ſein nit gros dann ein nus (B 424, F 334),<br />

Doch ſeiner gemain achtet nit (B 159, F 60), chain erdreich pringt nit<br />

ſein gmain (B 18, F 482) e In Etippia vindt man ſein gemain (B 536, F<br />

446). In F anche il verso in Archa<strong>di</strong>a vindet man ſein gemain (v. 466),<br />

che corrisponde in B a un verso corrotto o mancante del pre<strong>di</strong>cato verbale:<br />

in Archa<strong>di</strong>a ſein gemain (v. 556). È interessante in questi versi la<br />

frequenza con cui ſein appare associato all’aggettivo e avverbio gemain,<br />

<strong>di</strong> ampio significato, largamente usato nel lapidario anche con funzione<br />

riempitiva.<br />

63 Cfr. commento a questi versi, pp. 318 e 331.<br />

64 RW, p. 402ss.<br />

65 Tra begind e ſnauden si nota un puntino, che forse doveva fungere da segno <strong>di</strong><br />

rimando per inserire in un secondo tempo la preposizione.<br />

66 Nel cod. F il verso può presentare lievi <strong>di</strong>fferenze ortografiche; per brevità i<br />

versi vengono riportati qui solo nella versione B.

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