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Il Lapidario di Sankt Florian - Università degli Studi di Milano

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<strong>Il</strong> <strong>Lapidario</strong> <strong>di</strong> <strong>Sankt</strong> <strong>Florian</strong><br />

grafie <strong>di</strong>ttongate e (pluet ~ plüet, frue ~ früe, tüchelein ~<br />

tüechlein, ecc.). Per in<strong>di</strong>care il <strong>di</strong>ttongo metafonizzato /üe/ la grafia più<br />

<strong>di</strong>ffusa è in entrambi i co<strong>di</strong>ci (grüent, hüetten, wüetten, ecc.), ma in<br />

B è possibile trovare anche (pücheren, v. 101, e püzt, v. 48).<br />

La precoce <strong>di</strong>ttongazione in area bavarese conduce a un panorama del<br />

vocalismo <strong>di</strong>verso da quello delle altre aree <strong>di</strong>alettali altotedesche. È interessante<br />

in particolare l’esito della vocale mat. /i:/, che > /ei/ e solo<br />

verso l’età moderna si apre ad /ae/; in bavarese l’apertura avviene invece<br />

già nel XIII sec. 51 A causa <strong>di</strong> ciò, in questa area rimangono <strong>di</strong>stinti il<br />

<strong>di</strong>ttongo originario mat. /ei/ (che continua ad essere pronunciato chiuso,<br />

a <strong>di</strong>fferenza delle altre aree <strong>di</strong>alettali, dove si apre) e il nuovo <strong>di</strong>ttongo<br />

esito <strong>di</strong> mat. /i:/ (aperto ad /ae/). Nei due testimoni del lapidario questa<br />

<strong>di</strong>stinzione è evidente anche a livello grafico: il simbolo viene utilizzato<br />

dai due copisti per in<strong>di</strong>care l’esito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ttongazione <strong>di</strong> mat. /i:/ (zeit,<br />

weib, ſein, ecc.), mentre il simbolo rappresenta il <strong>di</strong>ttongo originario<br />

/ei/ (ſtain, chain, gemain, ecc.). Ai grafemi sopra in<strong>di</strong>cati si aggiungono<br />

alcune varianti. In entrambi i casi, in fine <strong>di</strong> parola si incontrano<br />

solo le varianti in e , 52 che possono alternarsi con e <br />

all’inizio e all’interno <strong>di</strong> parola. La variante con segno <strong>di</strong>acritico è la più<br />

frequente: in fine <strong>di</strong> parola si trovano entrambe nel cod. B (pey ~ peÿ,<br />

manigerlay ~ manigerlaÿ), e solo e in F (peÿ, ſeÿ, fümferlaÿ,<br />

manigerlaÿ, ecc.). Mentre la grafia (e varianti) non viene mai utilizzata<br />

per esprimere il nuovo <strong>di</strong>ttongo derivato da mat. /i:/, la grafia <br />

non viene usata solo per esprimere l’esito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ttongazione: in entrambi i<br />

co<strong>di</strong>ci, a volte, si trova la grafia (e varianti) anche per rappresentare<br />

il <strong>di</strong>ttongo originario /ei/. Si tratta dei termini ein, fleiſch, geiſt e heÿlig;<br />

nel solo cod. F anche chewſcheit e geil. 53 Alcuni <strong>di</strong> questi casi sono giustificabili<br />

anche in ambiente bavarese: la liquida /l/ che segue il <strong>di</strong>ttongo<br />

potrebbe aver provocato apertura in geil e heÿlig, mentre la forma <br />

dell’articolo indeterminativo potrebbe essere in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> un indebolimento.<br />

54 Solo per geiſt, chewſcheit e fleiſch si può ipotizzare il riflesso<br />

<strong>di</strong> usi grafici più settentrionali; inoltre il termine fleiſch (B 479 e F 389)<br />

compare in questa forma nello stesso verso e potrebbe essere conside-<br />

51 Mettke (1993 7 ), p. 67s.<br />

52 L’unica eccezione è ërcznei (B 633), ma si tratta <strong>di</strong> un suffisso <strong>di</strong> formazione<br />

recente.<br />

53 In F forse anche reich, cfr. commento al v. 63; in B il verbo leicht (vv. 358 e<br />

537) presenta il grafema per il <strong>di</strong>ttongo /ei/ esito <strong>di</strong> delabializzazione <strong>di</strong> /oe/.<br />

54 Wiesinger (1996), p. 27.

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