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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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PIETRO METASTASIO (1698-1782)<br />

La vita. Pietro Trapassi nasce a Roma nel 1698 da una<br />

famiglia <strong>di</strong> modeste con<strong>di</strong>zioni sociali. Per la sua abilità<br />

nell’improvvisare versi si fa notare da Gravina,<br />

che lo avvia agli stu<strong>di</strong> letterari, conducendolo prima a<br />

Napoli (1712) poi in Calabria, dove stu<strong>di</strong>a sotto la<br />

guida <strong>di</strong> Gregorio Caloprese, un filosofo <strong>di</strong> fede cartesiana.<br />

Il suo protettore gli cambia il nome in Metastasio.<br />

Nel 1718 ritorna a Roma, dove prende gli or<strong>di</strong>ni<br />

minori e decide <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are <strong>di</strong>ritto. Alla morte<br />

Gravina gli lascia l’ere<strong>di</strong>tà. Il testamento però è impugnato<br />

dagli altri arca<strong>di</strong>, perciò egli nel 1719 ritorna<br />

a Napoli. Qui è introdotto nei salotti aristocratici dalla<br />

cantante Marianna Bulgarelli Benti, detta la Romanina,<br />

che lo spinge anche a stu<strong>di</strong>are musica. Nel 1721 e<br />

nel 1722 Metastasio compone due azioni drammatiche.<br />

Il successo però giunge nel 1724 con la rappresentazione<br />

<strong>di</strong> Didone abbandonata. Ed è ripetuto dalle<br />

opere successive, tanto che i suoi drammi sono musicati<br />

più volte dai maggiori compositori del tempo.<br />

Nel 1730 Metastasio è invitato a Vienna come “poeta<br />

cesàreo” e con un generoso compenso. Egli accetta.<br />

Per la corte compone drammi, azioni sceniche <strong>di</strong> argomento<br />

mitologico e <strong>di</strong> argomento sacro. Tra il 1730<br />

e il 1740 il poeta scrive le sue opere più belle: Demetrio<br />

(1731), Olimpiade (1733), Demofoonte (1733),<br />

La clemenza <strong>di</strong> Tito (1734), Achille in Sciro (1736),<br />

Zenobia (1740) e Attilio Regolo (1740). Negli anni<br />

successivi continua a comporre con successo. Egli però<br />

si sente estraneo ai valori e ai principi estetici <strong>di</strong>ffusi<br />

dalla cultura illuministica. Perciò, a partire dalla<br />

metà del secolo, si de<strong>di</strong>ca a riflessioni teoriche sui<br />

principi che avevano ispirato la sua produzione. Nel<br />

1773 traduce e commenta l’Arte poetica <strong>di</strong> Orazio, e<br />

porta a termine l’Estratto della “Poetica” d’Aristotile<br />

e considerazioni sulla medesima. Muore nel 1783.<br />

La poetica. Metastasio rinnova il melodramma, cioè il<br />

dramma melo<strong>di</strong>co, cantato. Prima <strong>di</strong> lui il testo del<br />

melodramma era ridotto ad un libretto al servizio della<br />

musica. Esso doveva presentare un certo numero <strong>di</strong><br />

arie, collocate in parti specifiche del dramma e ben<br />

sud<strong>di</strong>vise tra i personaggi principali. Esse permettevano<br />

ai cantanti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la loro bravura. Il pubblico<br />

le seguiva con attenzione, mentre non si interessava<br />

dei recitativi, cioè delle parti <strong>di</strong>alogate, che facevano<br />

procedere l’azione. Metastasio mantiene la struttura<br />

tra<strong>di</strong>zionale in tre atti del melodramma. Innova<br />

però l’idea stessa <strong>di</strong> melodramma. Egli è convinto che<br />

il testo poetico abbia un valore autonomo rispetto alla<br />

musica. Nello stesso tempo però scrive versi particolarmente<br />

musicali, che ben si adattano ad essere cantati.<br />

Anche la trama ed i toni sono coerenti allo stesso<br />

scopo: il poeta esclude dal suo repertorio i toni (e le<br />

storie) drammatici, per privilegiare quelli elegiaci e<br />

patetici, che giustificano il lieto fine.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 109<br />

La libertà (1733)<br />

1. Grazie ai tuoi inganni alla fine, o Nice, io respiro;<br />

alla fine gli dei ebbero pietà <strong>di</strong> un infelice. Io sento<br />

che la mia anima è sciolta dai suoi lacci; questa volta<br />

io non sogno, non sogno la libertà.<br />

2. Il mio antico amore è venuto meno e sono tanto<br />

tranquillo, che l’amore in me non ha trovato sdegno<br />

con cui mascherarsi. Non cambio più il colore del mio<br />

viso, quando sento il tuo nome; non mi batte più il<br />

cuore, quando guardo il tuo volto.<br />

3. Io sogno, ma nei miei sogni non penso sempre a te;<br />

quando mi sveglio, tu non sei affatto il mio primo<br />

pensiero. Sono lontano da te e non ti desidero affatto;<br />

sono vicino a te e non provo né dolore né piacere.<br />

4. Parlo della tua bellezza ma non mi sento intenerire;<br />

ricordo i miei torti e non mi so sdegnare. Non mi emoziono<br />

più quando ti avvicini a me; posso parlare <strong>di</strong><br />

te anche con il mio rivale.<br />

5. Sia che tu mi guar<strong>di</strong> con superbia, sia che tu mi<br />

parli con umanità, è inutile il tuo <strong>di</strong>sprezzo, è inutile<br />

la tua benevolenza, perché le tue labbra non hanno<br />

più su <strong>di</strong> me il potere <strong>di</strong> un tempo, né i tuoi occhi conoscono<br />

più la via per giungere al mio cuore.<br />

6. Ciò che ora mi rende lieto o triste, se ora sono lieto<br />

o triste, non è più merito tuo, non è più colpa tua:<br />

senza <strong>di</strong> te mi piacciono il bosco, la collina e il prato;<br />

un luogo sgra<strong>di</strong>to mi annoia anche in tua compagnia.<br />

7. Ascolta, se io sono sincero: tu mi sembri ancora<br />

bella, ma non mi sembri più quella che è bella senza<br />

paragoni. E (non offenderti se ti <strong>di</strong>co la verità) ora nel<br />

tuo bell’aspetto vedo qualche <strong>di</strong>fetto che mi sembrava<br />

bello.<br />

8. Quando spezzai la freccia [dell’amore] (arrossisco<br />

nell’ammetterlo), mi sentii il cuore spezzarsi, mi<br />

sembrò <strong>di</strong> morire. Ma, per uscire dai guai, per non essere<br />

oppressi, per riacquistare se stessi, si può sopportare<br />

ogni dolore.<br />

9. L’uccellino lascia talvolta qualche penna nel vischio<br />

in cui si è impigliato, ma ritorna in libertà: poi,<br />

in pochi giorni, le penne perdute ricrescono e per esperienza<br />

<strong>di</strong>venta più cauto e non si fa più ingannare.<br />

10. So che non cre<strong>di</strong> spenta nel mio cuore l’antica<br />

passione, perché ne parlo spesso, perché non so tacere:<br />

ma, o Nice, mi spinge a parlare quell’istinto naturale<br />

per il quale ognuno parla dei pericoli che ha passato.<br />

11. Dopo la lotta sanguinosa il guerriero parla dei pericoli<br />

passati e mostra i segni delle sue ferite. Allo<br />

stesso modo lo schiavo uscito dalla schiavitù mostra<br />

la barbara catena che un giorno lo teneva prigioniero.<br />

12. Io parlo, ma soltanto per sod<strong>di</strong>sfare me stesso; io<br />

parlo, ma non mi preoccupo affatto che tu mi creda;<br />

io parlo, ma non ti chiedo se tu approvi le mie parole,<br />

né se rimani tranquilla, quando tu parli <strong>di</strong> me.<br />

13. Io lascio una donna incostante, tu per<strong>di</strong> invece un<br />

innamorato sincero. Non so chi <strong>di</strong> noi due si debba<br />

consolare per primo. Io so che Nice non troverà più<br />

un amante così fedele; so invece che è facile trovare<br />

un’altra donna pronta ad ingannare.

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