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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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3.2. La sorte del conte cambia all’improvviso: il demonio<br />

viene a prenderselo quando egli meno se<br />

l’aspetta perché più si sente al sicuro: gode <strong>di</strong> ottima<br />

salute ed è circondato dai più importanti citta<strong>di</strong>ni. Il<br />

frate sa costruire e sa introdurre con abilità il colpo <strong>di</strong><br />

scena, che sia capace <strong>di</strong> colpire il suo pubblico.<br />

3.3. Prima <strong>di</strong> portarlo all’inferno, il demonio mostra il<br />

conte a tutti i citta<strong>di</strong>ni per ricordare che la morte è<br />

sempre in agguato, che la giustizia <strong>di</strong>vina punisce<br />

sempre i peccatori; e soprattutto per invitare i presenti<br />

a non comportarsi così e per mostrare che fine fanno<br />

coloro che peccano. Qui c’è però una contrad<strong>di</strong>zione:<br />

così facendo, il demonio si fa cattiva pubblicità, perché<br />

mostrando che fine fa il conte spinge i citta<strong>di</strong>ni a<br />

comportarsi <strong>di</strong>versamente, e quin<strong>di</strong> a salvarsi l’anima.<br />

Ma questo è proprio lo scopo che il pre<strong>di</strong>catore vuole<br />

raggiungere. La contrad<strong>di</strong>zione è così sanata. Peraltro<br />

essa è invisibile: emerge soltanto con una attenta riflessione<br />

a posteriori sul testo.<br />

3.4. La contrad<strong>di</strong>zione presente nel comportamento<br />

del demonio si spiega in questo modo: il frate vuole<br />

in<strong>di</strong>care ai presenti come non si devono comportare:<br />

essi non si devono comportare in modo arrogante e<br />

superbo come il conte; non devono essere ricchi come<br />

il conte, perché la ricchezza porta all’inferno. In altre<br />

parole non devono lamentarsi se sono poveri, perché<br />

così sono sicuri <strong>di</strong> andare in para<strong>di</strong>so. In<strong>di</strong>cando come<br />

non si devono comportare, Passavanti in<strong>di</strong>ca e<br />

converso come essi si devono comportare. Il comportamento<br />

e la strategia del frate a prima vista possono<br />

sembrare contorti. Non lo sono: la strategia in<strong>di</strong>retta<br />

risulta più efficace dell’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong>retta e imme<strong>di</strong>ata<br />

del comportamento corretto da tenere per salvare<br />

l’anima. L’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong>retta sarebbe stata poco interessante,<br />

non coinvolgente e banale; quella in<strong>di</strong>retta<br />

invece fa provare un brivido <strong>di</strong> emozione e <strong>di</strong> eccitazione,<br />

perché gli ascoltatori – come spettatori – partecipano<br />

a fatti e ad eventi dai quali sono quoti<strong>di</strong>anamente<br />

esclusi ed incontrano personaggi superiori alla<br />

loro modesta o modestissima con<strong>di</strong>zione sociale.<br />

4. La morale della pre<strong>di</strong>ca è che bisogna essere buoni.<br />

Essa è espressa con un esempio concreto che incorpora<br />

un ragionamento: se non si è buoni, quando si<br />

muore il demonio viene a prenderci per portarci<br />

all’inferno; dunque conviene esser buoni.<br />

5. Il frate raggiunge i risultati voluti con una scenografia<br />

attenta (Matiscona, il cavaliere misterioso, i cavalli<br />

che volano), con un imparabile richiamo all’autorità<br />

della fonte e con la paura della morte.<br />

5.1. Matiscona (Maçon) è una città della Francia che<br />

effettivamente esiste. La sua esistenza – con un salto<br />

logico – <strong>di</strong>venta anche garanzia della veri<strong>di</strong>cità del<br />

fatto raccontato. Peraltro chiunque volesse andarvi<br />

potrebbe farlo. E quin<strong>di</strong> potrebbe andare a controllare<br />

che la città esiste. Di conseguenza (ma è un errore <strong>di</strong><br />

ragionamento) anche il fatto raccontato, ivi ambientato,<br />

è veramente accaduto. Questa possibilità teorica <strong>di</strong><br />

controllo si trasforma in convinzione dell’inutilità del<br />

controllo stesso. Oltre a ciò i luoghi lontani hanno un<br />

particolare fascino sulla fantasia e sull’animo dell’ascoltatore,<br />

ieri come oggi. Passavanti sa tutto questo,<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 37<br />

e su queste raffinate conoscenze psicologiche costruisce<br />

molti dei suoi exempla. Egli è un persuasore occulto<br />

ante litteram!<br />

5.2. Nella pre<strong>di</strong>ca ci sono elementi irreali (i cavalli<br />

che volano), che tuttavia il frate fa passare per veri,<br />

citando l’autorità della fonte, Elinando. Essi però sono<br />

<strong>di</strong> secondaria importanza, sono cioè solamente coreografici,<br />

rispetto all’effettivo messaggio che il frate<br />

vuole trasmettere: si limitano a rafforzare l’effetto<br />

persuasivo dello stile e delle immagini retoriche e a<br />

sod<strong>di</strong>sfare la sete <strong>di</strong> immaginario e <strong>di</strong> meraviglioso,<br />

che è presente in ogni in<strong>di</strong>viduo, soprattutto delle<br />

classi inferiori.<br />

5.3. L’episo<strong>di</strong>o riferisce fatti realmente accaduti: ciò è<br />

garantito dall’autorità della fonte, Elinando, cronista<br />

francese del sec. XII, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> due secoli prima. Il<br />

pre<strong>di</strong>catore sfrutta abilmente l’autorità della fonte<br />

(“L’ha detto Elinando”) ed anche il fatto che il popolo<br />

è ignorante ed analfabeta e ascolta il religioso (come<br />

l’uomo <strong>di</strong> lettere o <strong>di</strong> scienza) da una situazione <strong>di</strong> inferiorità<br />

intellettuale e psicologica: il pulpito con il<br />

pre<strong>di</strong>catore è in alto, il popolo è seduto in basso.<br />

5.4. Il frate usa la morte per spaventare il suo pubblico<br />

e in<strong>di</strong>rizzarlo sulla retta via, cioè a salvarsi<br />

l’anima. Egli quin<strong>di</strong> spinge sulla via del bene non sottolineando<br />

il valore del bene, ma spaventando con le<br />

pene che si provano all’inferno in conseguenza del<br />

peccato.<br />

6. A questo punto, davanti a queste estesissime conoscenze<br />

<strong>di</strong> retorica, <strong>di</strong> psicologia e <strong>di</strong> sociologia, è facile<br />

capire che gli ascoltatori erano del tutto in<strong>di</strong>fesi <strong>di</strong><br />

fronte alla pre<strong>di</strong>ca, alla intelligenza e alla capacità<br />

persuasiva del pre<strong>di</strong>catore. Però, quasi per consolarci<br />

davanti a questo implacabile persuasore occulto, non<br />

si deve <strong>di</strong>menticare che nel Trecento c’era anche un<br />

uso della retorica, una religiosità ed una sensibilità<br />

politica e sociale ben <strong>di</strong>verse e articolate: quelle espresse<br />

da Dante nella Divina comme<strong>di</strong>a (1306-21).<br />

Il carbonaio <strong>di</strong> Niversa<br />

Riassunto. A Niversa viveva un carbonaio povero,<br />

buono e timorato <strong>di</strong> Dio. Una notte sta facendo il carbone,<br />

quando sente delle grida. Vede una donna nuda<br />

inseguita da un cavaliere che la raggiunge, la colpisce<br />

al petto con un pugnale e la getta nella fossa dei carboni<br />

ardenti. Quin<strong>di</strong> la afferra, la getta sul cavallo e<br />

corre via. La stessa cosa avviene la seconda e la terza<br />

notte. Il carbonaio allora racconta la visione al conte<br />

del luogo, con cui aveva buoni rapporti. Il conte va e<br />

assiste con il carbonaio alla stessa visione delle tre<br />

notti precedenti. Il cavaliere sta per andarsene, quando<br />

il conte lo ferma e gli chiede <strong>di</strong> spiegare la visione.<br />

Il cavaliere <strong>di</strong>ce che in vita era <strong>di</strong>venuto l’amante della<br />

donna, la quale, per peccare meglio, aveva ucciso il<br />

marito. Poi, in punto <strong>di</strong> morte, prima la donna e poi<br />

lui si pentono e confessano il loro peccato. Evitano<br />

così l’inferno e vanno in purgatorio. Tuttavia, per espiare<br />

il loro peccato, devono infliggersi sofferenze<br />

l’un l’altra, come in vita si sono dati reciproco piacere.<br />

Prima <strong>di</strong> andarsene il cavaliere invita a pregare, a

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