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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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messi) e Pale (=dea della pastorizia), va nel campo,<br />

preceduto dal bue, e per lo stretto sentiero scuote dai<br />

rami la rugiada, la quale, come una gemma, riflette i<br />

raggi del sole nascente. Allora l’artigiano si alza, riapre<br />

l’officina e ritorna ai lavori che il giorno prima<br />

non ha terminato, sia che con una chiave complicata e<br />

con congegni <strong>di</strong> ferro debba render sicuri gli scrigni<br />

del ricco inquieto, sia che con oro e con argento voglia<br />

forgiare gioielli e vasi, che adorneranno spose<br />

novelle e mense.<br />

Ma che? Tu inorri<strong>di</strong>sci e, come un istrice, mostri sul<br />

capo i capelli dritti, sentendo queste mie parole? Ah,<br />

non è questo, o Signore, il tuo mattino. Tu al tramonto<br />

del sole non sedesti a una mensa modesta e alla luce<br />

dell’incerto crepuscolo non andasti ieri a coricarti in<br />

uno scomodo letto, come è costretto a fare l’umile<br />

volgo. A voi, figli degli dei, a voi, assemblea <strong>di</strong> semidei<br />

terreni, una con<strong>di</strong>zione ben <strong>di</strong>versa concesse Giove<br />

benigno: con altre arti e con altre leggi per una<br />

strada ben <strong>di</strong>versa io vi devo guidare.<br />

Tu fra le veglie, il teatro ed il gioco protraesti la notte<br />

molto <strong>di</strong> più; e infine, stanco, sul cocchio, con un gran<br />

rumore <strong>di</strong> ruote veloci e con un calpestio dei cavalli al<br />

galoppo, a lungo agitasti la quiete notturna e con le<br />

fiaccole illuminasti le tenebre, come quando Plutone<br />

fece rimbombare dall’uno all’altro mare la Sicilia con<br />

il carro, davanti al quale risplendevano le fiaccole delle<br />

Furie dai capelli <strong>di</strong> serpente.<br />

Così tornasti a casa; ma qui a nuove occupazioni ti<br />

attendeva la tavola, che era imban<strong>di</strong>ta con cibi appetitosi,<br />

con buoni vini francesi, toscani e spagnoli o con<br />

il vino ungherese (=il Tocai), che Bacco incoronò con<br />

l’edera, <strong>di</strong>cendo: “Sie<strong>di</strong>, o regina della tavola”. Infine<br />

il sonno ti sprimacciò con la sua mano le coltri, sotto<br />

le quali entravi, mentre il servo calava le cortine <strong>di</strong><br />

seta: a te chiuse dolcemente gli occhi il gallo, che li<br />

suole aprire agli altri (=alla gente del popolo). È giusto<br />

perciò che Morfeo non ti sciolga gli stanchi sensi<br />

dai papaveri tenaci (=il Sonno non ti svegli), prima<br />

che il giorno ormai fatto non tenti <strong>di</strong> penetrare fra gli<br />

spiragli delle imposte, le quali su una parete della<br />

stanza <strong>di</strong>pingono a fatica i raggi del sole, che maestoso<br />

pende sul tuo capo. Ora qui devono incominciare<br />

le occupazioni della tua giornata, e qui devo sciogliere<br />

il mio legno (=far salpare la mia nave, cioè incominciare<br />

le mie funzioni <strong>di</strong> precettore) e con i miei<br />

precetti devo ammaestrarti a compiere altre imprese.<br />

Già i valletti u<strong>di</strong>rono lo squillo del campanello, che la<br />

tua mano suonò da lontano; essi accorsero per spalancare<br />

le imposte, che schermavano la luce, e controllarono<br />

con puntiglio che, con tua pena, Febo (=il sole)<br />

non osasse entrare <strong>di</strong>rettamente a ferirti gli occhi. Alzati<br />

ora un po’ e appoggiati ai guanciali, i quali, <strong>di</strong>gradando<br />

lentamente, ti fanno un morbido sostegno<br />

alla schiena; poi, con l’in<strong>di</strong>ce destro passando lievemente<br />

sugli occhi, togli quel che rimane del sonno; e,<br />

formando con le labbra un piccolo arco, sba<strong>di</strong>glia in<br />

silenzio. [...]<br />

Ma già vedo entrare <strong>di</strong> nuovo il tuo cameriere ben<br />

pettinato; egli ti chiede quale delle consuete bevande<br />

oggi ti piaccia sorbire dalla tazza preziosa; merci pro-<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 119<br />

venienti dalle In<strong>di</strong>e [occidentali e orientali] sono tazze<br />

e bevande: scegli ciò che più desideri. Se oggi ti giova<br />

porger dolci beveraggi stimolanti allo stomaco, così<br />

che in giusta misura arda il calore naturale e ti aiuti a<br />

<strong>di</strong>gerire, scegli la cioccolata, che, come tributo, ti inviarono<br />

gli abitanti del Guatemala o delle Antille, i<br />

cui capi sono ricoperti <strong>di</strong> barbare penne. Ma se una<br />

noiosa depressione nervosa ti opprime o se cresce<br />

troppo grasso intorno alle tue vezzose membra, onora<br />

le tue labbra con la bevanda celestiale (=il caffè), nella<br />

quale, appena tostato, fuma e arde il legume giunto<br />

a te dalla Siria e dall’Arabia, le quali, ricche <strong>di</strong> porti,<br />

<strong>di</strong>ventano sempre più superbe.<br />

Certamente fu opportuno che un Regno (=la Spagna)<br />

uscisse dagli antichi confini e con ar<strong>di</strong>te vele (=le caravelle<br />

<strong>di</strong> C. Colombo) fra tempeste mai viste, fenomeni<br />

sconosciuti, timori, rischi e fame superasse le<br />

colonne d’Ercole, che erano rimaste sempre inviolate;<br />

e fu ben giusto se Cortés e Pizarro non considerassero<br />

sangue umano quello che scorreva nelle membra oltre<br />

Oceano; perciò essi, sparando e uccidendo, alla fine<br />

spietatamente sbalzarono dai loro antichi troni sovrani<br />

messicani e incaici; così, o gemma tra gli eroi, nuove<br />

delizie giunsero al tuo palato.<br />

Non permetta il Cielo però che, mentre stai sorseggiano<br />

la bevanda prescelta, un servo senza <strong>di</strong>scernimento<br />

ti annunci all’improvviso il sarto villano, il<br />

quale, non sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>viso con te le ricche<br />

stoffe, osi chiedere <strong>di</strong> essere pagato, presentandoti un<br />

conto interminabile. Ohimè!, perché allora, resa acida<br />

e in<strong>di</strong>gesta nelle tue viscere, quella bevanda salutare<br />

(=il caffè) in casa, fuori, a teatro e per strada ti farebbe<br />

ruttare plebeamente per tutto il giorno.<br />

Ma non attenda che qualcuno lo annunci, essendo<br />

sempre gra<strong>di</strong>to anche se giunge all’improvviso, il dolce<br />

maestro, che guida e corregge i tuoi passi come a<br />

lui pare. All’entrata della camera egli si fermi dritto<br />

sulla porta; quin<strong>di</strong>, alzando ambedue le spalle, come<br />

una tartaruga contragga un po’ il collo; contemporaneamente<br />

inchini il mento e tocchi il labbro con<br />

l’estrema falda del cappello piumato.<br />

Non meno facilmente <strong>di</strong> costui, accòstati al letto del<br />

mio Signore tu, che insegni a modulare teneri canti<br />

con la voce flessibile, e tu, che insegni a far vibrare<br />

con l’archetto le corde sul violino. [...]<br />

A completare la squisita corona intorno al tuo letto,<br />

non manchi, o Signore, il precettore del tenero i<strong>di</strong>oma<br />

che dalla Senna (=da Parigi), madre delle Grazie,<br />

venne or ora a cospargere <strong>di</strong> celestiale ambrosia le<br />

labbra dell’Italia nauseata.<br />

Riassunto. All’alba il conta<strong>di</strong>no si alza dal letto, che<br />

ha <strong>di</strong>viso con la moglie e con i figli, e va con il bue<br />

nei campi. Contemporaneamente si alza anche l’artigiano,<br />

che ritorna nella sua bottega e riprende in mano<br />

i lavori interrotti. Non è questo il mattino del giovin<br />

signore: egli ritorna a casa a tarda notte sulla carrozza<br />

lanciata al galoppo, quin<strong>di</strong> cena con vini francesi e<br />

ungheresi, poi va a dormire quando gli altri si alzano.<br />

Si sveglia a mezzogiorno e suona il campanello. Il<br />

cameriere arriva e apre le finestre, evitando che il sole

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