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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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5. Carlo e Ubaldo percorrono i sentieri del giar<strong>di</strong>no,<br />

ma restano chiusi nella loro corazza psicologica: hanno<br />

il cuore e la mente frigi<strong>di</strong>, sono insensibili al fascino<br />

e alle lusinghe della natura e dell’amore, e, imperterriti,<br />

procedono nella loro missione. Essi sono la<br />

personificazione della mentalità repressiva, antivitalistica<br />

e formalistica della Controriforma. Richiamano<br />

Rinaldo ai suoi doveri ed hanno la meglio su lui. Rinaldo<br />

non oppone alcuna resistenza alle loro argomentazioni,<br />

si trasforma quasi in un altro uomo, acquisisce<br />

un animo controriformistico e, con giustificazioni<br />

retoriche ed astratte, valide soltanto per lui,<br />

abbandona Armida. La loro ipocrisia e la loro perversione<br />

mentale raggiungono il culmine della perfezione<br />

quando, stando <strong>di</strong>etro il cespuglio, fanno i guardoni:<br />

non lo fanno per loro piacere – sembrano giustificarsi<br />

–, ma perché la missione lo impone. Quin<strong>di</strong> aspettano<br />

il momento più opportuno, quando non c’è la maga,<br />

per incontrare da soli Rinaldo. Per tutti la donna <strong>di</strong>ventava<br />

un incidente – per <strong>di</strong> più piacevole – <strong>di</strong> percorso.<br />

6. L’amore <strong>di</strong> Armida verso Rinaldo ha un lieto fine:<br />

alla fine del poema la donna abbandona i desideri <strong>di</strong><br />

vendetta, <strong>di</strong>viene umile e mansueta, si fa cristiana e si<br />

riunisce a Rinaldo. La sottomissione alle idee dell’avversario<br />

e, in questo caso, anche all’uomo è quin<strong>di</strong><br />

totale. Precedentemente anche Clorinda si era piegata<br />

al suo uccisore e si era convertita al cristianesimo.<br />

Per la corte ferrarese Tasso scrive anche numerosi<br />

madrigali, che si caratterizzano per la loro grande musicalità.<br />

Molti <strong>di</strong> essi sono anche musicati.<br />

Qual rugiada o qual pianto<br />

Quale rugiada, quale pianto o quali lacrime erano<br />

quelle, che io vi<strong>di</strong> spargere dalla volta notturna del<br />

cielo e dal can<strong>di</strong>do volto delle stelle? E perché la<br />

bianca luna seminò una pura nuvola <strong>di</strong> stelle cristalline<br />

in grembo all’erba fresca? Perché nell’aria bruna si<br />

u<strong>di</strong>va la brezza, simile ad un gemito, spirare intorno<br />

intorno fino all’alba?<br />

Furono forse segni della tua partenza, o vita della mia<br />

vita?<br />

Riassunto. Il poeta si chiede perché la volta celeste e<br />

le stelle spargono lacrime e perché la luna cosparge<br />

l’erba <strong>di</strong> rugiada, perché la brezza spira fino all’alba.<br />

Forse sono tutti segni che la sua donna lo vuole abbandonare.<br />

Commento<br />

1. Il madrigale è costruito più sulla dolcezza, sulla<br />

musicalità e sulla sensualità dei versi che su l’esilissimo<br />

motivo, cioè la donna che abbandona il poeta. Il<br />

riassunto, che riguarda il contenuto e che non riesce a<br />

riprodurre la musicalità del testo, non è quin<strong>di</strong> capace<br />

<strong>di</strong> presentare adeguatamente l’intenzione del poeta.<br />

2. L’abbandono è vissuto come presentimento <strong>di</strong> dolore,<br />

un presentimento che la natura intera infonde nel<br />

poeta. La natura è partecipe al dolore e con le lacrime<br />

98<br />

<strong>di</strong> rugiada comunica al poeta il presagio della sventura<br />

imminente.<br />

3. Conviene confrontare l’interpretazione che Tasso<br />

dà del motivo della partenza (o dell’abbandono) con<br />

quella data oltre un secolo dopo da Paolo Rolli in Solitario<br />

bosco ombroso (1727) e da Pietro Metastasio<br />

in La libertà (1733) e La partenza (1746).<br />

Osservazioni<br />

1. Ariosto, Machiavelli, Tasso, Galilei, Marino mostrano<br />

i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> con cui si può fare cultura:<br />

a) per Ariosto essa significa <strong>di</strong>vertire e costruire la rete<br />

concettuale che permette <strong>di</strong> capire la realtà politica<br />

e sociale;<br />

b) per Machiavelli essa significa impegno per costruire<br />

uno Stato solido, in pace e militarmente sicuro;<br />

c) per Tasso essa significa sottomettersi al potere e ai<br />

valori costituiti e persuadere il lettore della bontà <strong>di</strong><br />

questi valori;<br />

d) per Galilei essa significa rinnovamento della cultura,<br />

apertura della scienza alla società, <strong>di</strong>scussione e<br />

<strong>di</strong>mostrazioni;<br />

e) per Marino essa significa volontà estrema <strong>di</strong> andare<br />

incontro alle esigenze dei committenti, che pagano.<br />

2. Conviene anche andare a rivedere come la cultura<br />

era concepita da Dante, Petrarca, Boccaccio e gli umanisti<br />

del Quattrocento. Nel Settecento, nell’Ottocento<br />

e nel Novecento ci saranno altre concezioni,<br />

più o meno simili a quelle qui in<strong>di</strong>cate. Dovrebbe risultato<br />

subito che la cultura non è al <strong>di</strong> sopra delle<br />

parti. Essa si presta ed è piegata a tante funzioni,<br />

completamente <strong>di</strong>verse e legate a una classe sociale<br />

piuttosto che a un’altra. D’altra parte la Scuola siciliana<br />

era certamente filonobiliare, come il Dolce stil<br />

novo era filoborghese. Il Decameron è filonobiliare e<br />

antiecclesiastico come il De falso cre<strong>di</strong>ta et ementita<br />

Constantini donatione (1440) <strong>di</strong> Valla è antiecclesiastico.<br />

La cultura insomma è uno dei tanti ambiti in cui<br />

si manifesta la lotta per affermare il proprio ceto o la<br />

propria classe contro le altre. Ciò permette <strong>di</strong> capire<br />

perché la Chiesa cattolica ha dato sempre gran<strong>di</strong>ssima<br />

importanza al fatto <strong>di</strong> avere sotto il suo controllo gli<br />

intellettuali (e, attraverso <strong>di</strong> loro, la cultura), che essa<br />

ripagava con pensioni, incarichi e lasciandoli liberi<br />

(una concessione da poco) <strong>di</strong> manifestare tutte le tendenze<br />

sessuali che volevano. In genere gli intellettuali<br />

non vedevano l’ora <strong>di</strong> asservirsi.

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