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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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litamente all’animale, per in<strong>di</strong>care banalmente il fiato;<br />

definire il mugghio come un lieto inno è una incongruenza.<br />

Non si capisce nemmeno perché l’animale<br />

debba essere contento <strong>di</strong> portare il giogo e <strong>di</strong> lavorare<br />

per l’uomo.<br />

4. Si può confrontare il linguaggio letterario <strong>di</strong> Carducci<br />

con il linguaggio antiletterario, apparentemente<br />

semplice e popolareggiante <strong>di</strong> Pascoli, che ricorre anche<br />

a termini scientifici, a espressioni straniere e a<br />

pastiche. Questo quadretto bucolico può essere ancora<br />

opportunamente confrontato con poesie <strong>di</strong> Pascoli che<br />

presentano argomenti legati alla terra, ad esempio Novembre<br />

e Arano.<br />

Il comune rustico (1885)<br />

Sia tra i faggi e gli abeti sui campi color smeraldo<br />

l’ombra fredda e solitaria si <strong>di</strong>stenda al sole del mattino<br />

dall’aria pura e leggera; sia che [l’ombra] si <strong>di</strong>stenda<br />

oscura e immobile nel giorno morente sui casolari<br />

sparsi intorno alla chiesa che prega o al cimitero<br />

Che tace, o noci della Carnia, ad<strong>di</strong>o! Il mio pensiero<br />

vaga tra i vostri rami e sogna le immagini <strong>di</strong> un tempo<br />

lontano. Non vedo apparizioni <strong>di</strong> spettri o <strong>di</strong>avoli goffi<br />

in compagnia <strong>di</strong> bizzarre streghe; ma [vedo] la coraggiosa<br />

comunità montanara<br />

Accampata all’ombra fresca ed ampia nella stagione<br />

dei pascoli (=d’estate), dopo la messa nel giorno festivo.<br />

Il console pone le mani sulla croce e sui Vangeli<br />

e <strong>di</strong>ce: “Ecco, io <strong>di</strong>vido tra voi questa foresta<br />

D’abeti e <strong>di</strong> pini, che verso il confine <strong>di</strong>venta scura.<br />

Voi invece condurrete [al pascolo] la mandria delle<br />

mucche ed il gregge delle pecore verso quei colli.<br />

Voi, se il barbaro invade [la nostra terra], ecco a voi,<br />

o figli, le lance e le spade: morirete per la nostra libertà”.<br />

Un fremito <strong>di</strong> orgoglio riempiva i petti e faceva levare<br />

le teste bionde; e il sole, già alto nel cielo, colpiva la<br />

fronte dei prescelti. Ma le donne, piangendo sotto il<br />

velo, invocavano la Madre del cielo. Con la mano tesa<br />

il console proseguiva:<br />

“Nel nome <strong>di</strong> Cristo e <strong>di</strong> Maria or<strong>di</strong>no e voglio che<br />

questa sia la volontà del popolo”. Alzando la mano il<br />

popolo approvava. E le rosse giovenche [che pascolavano]<br />

sul prato vedevano passare il piccolo gruppo<br />

degli anziani, mentre il mezzodì brillava sugli abeti.<br />

Riassunto. Lasciando la Carnia, dove aveva trascorso<br />

un periodo <strong>di</strong> vacanza, il poeta si rivolge ai noci e li<br />

saluta, sia che <strong>di</strong>stendano la loro ombra nel sole del<br />

mattino, sia che la <strong>di</strong>stendano sul far della sera. Il suo<br />

pensiero vaga tra i loro rami e sogna un tempo lontano:<br />

non il Me<strong>di</strong>o Evo superstizioso dei <strong>di</strong>avoli e delle<br />

streghe (=quello della Chiesa), ma il Me<strong>di</strong>o Evo del<br />

libero comune. Dopo la messa nel giorno festivo il<br />

console pone le mani sui Vangeli e <strong>di</strong>stribuisce i<br />

compiti: ad alcuni affida il compito <strong>di</strong> occuparsi della<br />

foresta, ad altri <strong>di</strong> condurre le mandrie al pascolo, ad<br />

altri <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere con le armi la comunità. I prescelti si<br />

riempiono <strong>di</strong> orgoglio, mentre le donne, piangendo,<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 163<br />

invocano su <strong>di</strong> loro la protezione della Vergine Maria.<br />

Quin<strong>di</strong> il console, nel nome <strong>di</strong> Cristo e <strong>di</strong> Maria, chiede<br />

l’approvazione. I presenti gliela danno alzando la<br />

mano. E nel sole del mezzogiorno l’assemblea si<br />

scioglie, sotto gli occhi delle mucche.<br />

Commento<br />

1. Il poeta immagina un Me<strong>di</strong>o Evo eroico che si contrappone<br />

al Me<strong>di</strong>o Evo superstizioso, <strong>di</strong> cui sarebbe<br />

responsabile la Chiesa. La contrapposizione è semplicistica<br />

e non ha riscontri storici: le invasioni barbariche<br />

terminano nel 956 con la sconfitta degli ungari da<br />

parte dell’imperatore Ottone III ed i comuni sorgono<br />

soltanto intorno al 1050. Egli però non vuole fare storia,<br />

né pensare al passato, ma prendere posizione a favore<br />

dello Stato contro la Chiesa. Mentre sta scrivendo,<br />

continuano le tensioni tra lo Stato unitario e la Curia<br />

romana, che con il non expe<strong>di</strong>t (1874) aveva vietato<br />

ai fedeli <strong>di</strong> partecipare alla vita politica dopo la<br />

presa <strong>di</strong> Roma (1870).<br />

2. A parte l’anticlericalismo, motivato o meno che sia,<br />

il poeta tratteggia figure eroiche <strong>di</strong> maniera: il console<br />

che <strong>di</strong>stribuisce i compiti e chiede l’approvazione, i<br />

giovani che sono pieni <strong>di</strong> orgoglio per l’incarico ricevuto,<br />

le donne che piangono invocando la Madonna,<br />

i barbari che minacciano le libertà civili. I personaggi<br />

sono costruiti dall’esterno, non sono costruiti<br />

psicologicamente dall’interno. Ben più efficace è la<br />

ricostruzione che Pascoli nei Poemi conviviali (1904)<br />

fa delle figure greche <strong>di</strong> Solone, Ulisse, Alessandro<br />

Magno ecc.<br />

3. Il linguaggio è lento, solenne, ricco <strong>di</strong> aggettivi, ed<br />

usa, come in T’amo, o pio bove, la costruzione sintattica<br />

<strong>di</strong>sgiuntiva “o che... o che...”, che ricalca il foscoliano<br />

“e quando... e quando...” del sonetto Alla sera.<br />

Esso presenta un anacoluto retorico (“Voi... a voi”) e,<br />

l’ultimo verso, un ablativo assoluto (“brillando su gli<br />

abeti il mezzodì”). Un anacoluto caratterizza anche il<br />

primo sonetto del Canzoniere petrarchesco: “Voi...<br />

spero trovar pietà”.<br />

Le O<strong>di</strong> barbare (1877, 1882, 1889) segnano una svolta<br />

formale e contenutistica per la poesia <strong>di</strong> Carducci:<br />

l’introduzione della metrica latina esprime la nostalgia<br />

verso la grandezza del mondo romano.<br />

Dinanzi alle terme <strong>di</strong> Caracalla (1887)<br />

1. Tra il Celio e l’Avventino corrono le nuvole oscure:<br />

dalla pianura incolta e malarica soffia un vento<br />

umido. All’orizzonte sorgono i monti Albani, ricoperti<br />

<strong>di</strong> neve.<br />

2. Con il velo verde alzato sopra le trecce grigie una<br />

turista inglese cerca nella guida [notizie <strong>di</strong>] queste<br />

mura romane, che sorgono minacciose contro il cielo<br />

e contro il tempo.<br />

3. I corvi, simili ad ondate, si rovesciano continuamente,<br />

a fitte schiere, neri e gracidanti contro i due<br />

muri che si alzano enormi, come per una sfida più audace.

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