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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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Brigliadoro ad un abile garzone, affinché ne abbia cura.<br />

Un altro garzone gli toglie le armi, un altro gli leva<br />

gli sproni d’oro, un altro gli va a lustrare l’armatura.<br />

Questa era la casa, nella quale Medoro rimase (=si<br />

fermò) per guarire dalla ferita e nella quale ebbe la<br />

grande fortuna [<strong>di</strong> fare innamorare Angelica]. Orlando<br />

si corica e non domanda <strong>di</strong> cenare, essendo sazio <strong>di</strong><br />

dolore e non <strong>di</strong> altre vivande. 117. Quanto più cerca<br />

<strong>di</strong> ritrovare la quiete, tanto più ritrova dolore e pena,<br />

perché vede ogni parete, ogni uscio, ogni finestra ricoperti<br />

<strong>di</strong> quelle o<strong>di</strong>ate scritte. Vuole chiedere [chi le<br />

ha fatte], ma poi tiene le labbra chiuse, perché teme<br />

che <strong>di</strong>venti troppo nitida, troppo chiara la cosa (=la<br />

verità), che invece cerca <strong>di</strong> avvolgere <strong>di</strong> nebbia, affinché<br />

gli faccia meno male. 118. Gli serve poco ingannare<br />

se stesso, perché, senza esserne richiesto, c’è chi<br />

parla. Il pastore, che lo vede così oppresso dalla tristezza<br />

e che vorrebbe levargliela, cominciò incautamente<br />

a raccontargli la storia dei due amanti. Egli la<br />

conosceva e la raccontava spesso a chi voleva ascoltarla<br />

e per molti fu un piacere ascoltarla. 119. Egli,<br />

pregato dalla bella Angelica, aveva portato nella sua<br />

casa Medoro, che era gravemente ferito. Ella curò la<br />

ferita ed in pochi giorni la guarì. Ma Amore ferì lei<br />

nel cuore con una ferita maggiore <strong>di</strong> quella che aveva<br />

curato e con una piccola scintilla l’accese tanto e con<br />

un fuoco tanto grande, che ne bruciava tutta e più non<br />

trovava quiete. 120. E, senza alcun riguardo per il fatto<br />

<strong>di</strong> essere la figlia del più grande re d’Oriente, costretta<br />

da un amore così intenso, si ridusse a <strong>di</strong>ventare<br />

la moglie <strong>di</strong> un modesto fante. Alla fine la storia si<br />

concluse con il pastore che fa portare davanti a tutti il<br />

bracciale pieno <strong>di</strong> gemme, che Angelica gli <strong>di</strong>ede partendo,<br />

come ricompensa della buona ospitalità. 121.<br />

Questa conclusione fu la scure che con un colpo gli<br />

levò la testa dal collo, dopo che Amore, da manigoldo,<br />

si era saziato delle innumerevoli altre battiture.<br />

Orlando cercò <strong>di</strong> nascondere il dolore, ma esso era<br />

troppo grande ed egli malamente lo poteva nascondere.<br />

Alla fine, voglia o non voglia, esso deve sgorgare<br />

attraverso le lacrime ed i sospiri dalla bocca e dagli<br />

occhi. 122. Dopo che poté togliere il freno al suo dolore<br />

(perché restò solo e non doveva trattenersi per la<br />

presenza <strong>di</strong> altri), dagli occhi sulle guance sparse un<br />

fiume <strong>di</strong> lacrime sul petto. Sospirava e si lamentava e<br />

si rivoltava continuamente per il letto, che sentiva più<br />

duro <strong>di</strong> un sasso e più pungente <strong>di</strong> un’ortica [...]. 124.<br />

E all’improvviso cominciò ad o<strong>di</strong>are a tal punto quel<br />

letto, quella casa, quel pastore, che, senza aspettare [il<br />

sorgere del]la luna o l’albore che precede il nuovo<br />

giorno, prese le armi ed il cavallo, ed uscì fuori [della<br />

casa per andare] nel bosco tra le fronde più fitte.<br />

Quando poi fu sicuro <strong>di</strong> essere solo, con le grida e con<br />

le urla aprì le porte al dolore. 125. Non cessa mai <strong>di</strong><br />

piangere, non cessa mai <strong>di</strong> gridare; né la notte né il<br />

giorno gli dà mai pace. Fugge le città ed i paesi, e<br />

dorme nella foresta sul duro terreno a cielo scoperto.<br />

Si meraviglia d’avere in testa una fontana così abbondante<br />

d’acqua e <strong>di</strong> poter sospirare così tanto, e spesso<br />

<strong>di</strong>ce a se stesso queste parole nel pianto: 126. “Queste<br />

non son lacrime che verso dagli occhi con una vena<br />

74<br />

così abbondante. Non bastano le lacrime al dolore:<br />

esse sono terminate, quando il dolore si era sfogato<br />

soltanto in parte. [...] 128. Non sono, non sono io quel<br />

che sembro dal viso. Quel che era Orlando è morto ed<br />

è sotterrato. La sua donna ingratissima l’ha ucciso,<br />

così l’ha mal ridotto, non restando a lui fedele. Io sono<br />

lo spirito suo, da lui <strong>di</strong>viso, che vaga e si tormenta<br />

in questo inferno, affinché con la sua ombra (l’unica<br />

cosa che rimane <strong>di</strong> lui) sia l’esempio a chi spera in<br />

Amore!”. 129. Il conte errò tutta la notte per il bosco<br />

e, allo spuntare del giorno, ritornò per caso a quella<br />

fonte dove Medoro incise il nome suo e <strong>di</strong> Angelica.<br />

La vista <strong>di</strong> quell’offesa scritta sulla pietra lo accese a<br />

tal punto, che in lui non rimase nient’altro che o<strong>di</strong>o,<br />

rabbia, ira e furore. Non ebbe altro indugio ed estrasse<br />

la spada. 130. Tagliò la scritta e il sasso, e fece volare<br />

fino al cielo le schegge più piccole. Infelice quella<br />

grotta ed ogni tronco, sui quali si leggono i nomi <strong>di</strong><br />

Angelica e <strong>di</strong> Medoro! Quel giorno restarono così<br />

[malridotti], che non <strong>di</strong>edero più ombra né refrigerio<br />

al pastore né alle pecore. E quella notte, così chiara e<br />

serena, fu poco sicura da tale furia! 131. Orlando non<br />

cessò <strong>di</strong> gettare rami, ceppi, tronchi sassi e zolle nelle<br />

belle onde, finché dalla superficie al fondo le turbò a<br />

tal punto, che non furono mai più chiare né limpide.<br />

Alla fine stanco e sudato, perché la forza vinta non<br />

risponde allo sdegno, al grave o<strong>di</strong>o, all’ardente ira,<br />

egli cade sul prato e sospira verso il cielo. 132. Afflitto<br />

e stanco alla fine cade sull’erba, fissa gli occhi al<br />

cielo e non parla. Resta senza cibo e senza dormire,<br />

mentre il sole tre volte sorge e tre volte tramonta. Il<br />

dolore acerbo non smise <strong>di</strong> aumentare, e alla fine lo<br />

condusse fuori <strong>di</strong> senno. Il quarto giorno, spinto dalla<br />

pazzia, si stracciò <strong>di</strong> dosso le maglie e le piastre<br />

dell’armatura. 133. L’elmo rimane qui, lo scudo rimane<br />

lì, più lontano c’è l’armatura e ancor più lontano<br />

l’usbergo (=maglia <strong>di</strong> ferro o a piastre). Insomma,<br />

in poche parole, tutte le sue armi erano <strong>di</strong>sperse per il<br />

bosco. Poi si strappò i vestiti e mostrò nudo il ventre<br />

peloso, tutto il petto e le spalle, e cominciò la gran<br />

follia, così terribile, che nessuno sentirà mai parlare <strong>di</strong><br />

una follia maggiore <strong>di</strong> questa. 134. Fu preso da tale<br />

rabbia e da tale furia, che ebbe i sensi offuscati. Non<br />

si ricordò d’impugnare la spada, perché (io penso) avrebbe<br />

fatto cose meravigliose. Ma la sua forza smisurata<br />

non aveva bisogno né <strong>di</strong> quella, né <strong>di</strong> scure, né<br />

<strong>di</strong> bipenne. Qui fece alcune delle sue imprese più<br />

gran<strong>di</strong>, perché sra<strong>di</strong>cò un alto pino al primo tentativo.<br />

135. E, dopo il primo, sra<strong>di</strong>cò molti altri pini come se<br />

fossero finocchi, sambuchi e finocchietti, e fece la<br />

stessa cosa con querce, vecchi olmi, faggi, orni, elci e<br />

abeti. Quel che un uccellatore, che prepara il campo,<br />

fa dei giunchi, delle stoppie e delle ortiche, per poter<br />

stendere le reti, Orlando faceva delle querce e <strong>di</strong> altre<br />

piante antiche. 136. I pastori, che hanno sentito il gran<br />

rumore, lasciano il gregge sparso per la foresta, chi da<br />

una parte, chi da un’altra, e tutti <strong>di</strong> corsa vengono a<br />

vedere qual è la causa. Ma ormai sono giunto a quel<br />

limite, se io supero il quale, vi potrei annoiare con<br />

questa storia. Io la voglio piuttosto rimandare, che infasti<strong>di</strong>rvi<br />

a causa della sua lunghezza.

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