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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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co continua ad essere usato, ma ritorna ad avere maggiore<br />

importanza la lingua volgare.<br />

Nella prima metà del Cinquecento la produzione <strong>di</strong><br />

comme<strong>di</strong>e raggiunge livelli artistici straor<strong>di</strong>nari. Gli<br />

autori si ispirano alla produzione classica ed è ampiamente<br />

praticata la contaminazione, cioè la fusione<br />

<strong>di</strong> motivi e <strong>di</strong> parti delle trame <strong>di</strong> due o più comme<strong>di</strong>e.<br />

Ma anche il Decameron offre continui suggerimenti.<br />

Gli autori più significativi sono i maggiori letterati del<br />

tempo. Il car<strong>di</strong>nale Bernardo Dovizi da Bibbiena<br />

(1470-1520) scrive La Calandria (1513). Niccolò<br />

Machiavelli (1469-1527) scrive la Mandragola<br />

(1518) e la Clizia (1524-25). Ludovico Ariosto (1474-<br />

1533) scrive la Cassaria (1508), i Suppositi (1508), il<br />

Negromante (1519-20, 1528), la Lena (1528) e gli<br />

Studenti (incompiuta). Angelo Beolco, detto il Ruzante<br />

(1496ca.-1542), scrive in <strong>di</strong>aletto pavano la<br />

Prima orazione (1521), l’Anconitana (1522), la Betìa<br />

(1524-25), la Seconda orazione (1528), il Dialogo<br />

facetissimo, La Moscheta e il Primo <strong>di</strong>alogo (Parlamento<br />

de Ruzante che iera vegnù de campo) (1529), il<br />

Secondo <strong>di</strong>alogo (Bìlora) (1530), La Piovana (1532)<br />

e la Vaccaria (1533).<br />

Le comme<strong>di</strong>e peraltro non svolgono una semplice<br />

funzione <strong>di</strong> intrattenimento e <strong>di</strong> evasione. Esse costituiscono<br />

una complessa riflessione sulla realtà.<br />

Machiavelli va oltre le conclusioni a cui era pervenuto<br />

nel Principe. Ora l’intelligenza fraudolenta ha la meglio<br />

sull’onestà e sui valori <strong>di</strong> Lucrezia, ma ha anche<br />

la meglio sull’impeto irrazionale e passionale con cui<br />

si doveva sbloccare la ragione in stallo.<br />

Ariosto abbandona l’ironia e il <strong>di</strong>sincanto dell’Orlando<br />

furioso, recupera il mondo delle comme<strong>di</strong>e latine<br />

ed offre un brutale spaccato della realtà del suo<br />

tempo: nemmeno la corte è immune dalla degradazione,<br />

anche se il principe è assolto; e i protagonisti cercano<br />

<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i loro istinti e i loro desideri, e <strong>di</strong><br />

barcamenarsi sul mare accidentato della vita.<br />

Ruzante porta sulle scene il mondo conta<strong>di</strong>no, da<br />

sempre sfruttato, e usa il <strong>di</strong>aletto stretto delle classi<br />

popolari, il pavano (il <strong>di</strong>aletto parlato nella campagna<br />

alla periferia <strong>di</strong> Padova) come il bergamasco. Egli vede<br />

la realtà rovesciata, dal punto <strong>di</strong> vista, con i valori<br />

e gli istinti delle classi meno abbienti.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 65<br />

LUDOVICO ARIOSTO (1474-1533)<br />

La vita. Ludovico Ariosto nasce nel 1474 a Reggio<br />

Emilia da una famiglia nobile. Nel 1489 il padre lo<br />

avvia agli stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci nell’Università <strong>di</strong> Ferrara,<br />

anche se il figlio preferisce quelli letterari. Dopo cinque<br />

anni improduttivi, è costretto a lasciargli seguire<br />

le sue inclinazioni. Nel 1500 il padre muore, e Ariosto<br />

è costretto a mantenere la madre e i numerosi fratelli.<br />

Nel 1503 entra al servizio del car<strong>di</strong>nale Ippolito<br />

d’Este, per il quale svolge numerose missioni <strong>di</strong>plomatiche.<br />

Nello stesso anno prende gli or<strong>di</strong>ni minori<br />

per ottenere un beneficio e forse inizia a comporre<br />

l’Orlando furioso. Nel 1513 conosce Alessandra Benucci,<br />

che sposa segretamente nel 1527, per non rinunciare<br />

al beneficio ecclesiastico <strong>di</strong> cui godeva. Lo<br />

stesso anno si reca a Roma, con la speranza <strong>di</strong> ottenere<br />

dal nuovo papa, Leone X (Giovanni de’ Me<strong>di</strong>ci) un<br />

incarico presso la corte pontificia. Ma senza risultati.<br />

Nel 1516 fa stampare a Venezia l’Orlando furioso, in<br />

40 canti. L’opera ha successo, e il poeta appronta nel<br />

1521 un’e<strong>di</strong>zione in cui elimina le voci <strong>di</strong>alettali, per<br />

avvicinarsi ai gran<strong>di</strong> modelli del Trecento fiorentino:<br />

Dante, Petrarca, Boccaccio. Nel 1517 il car<strong>di</strong>nale deve<br />

recarsi a Buda, in Ungheria, dove è stato nominato<br />

vescovo. Ariosto si rifiuta <strong>di</strong> seguirlo, ed è licenziato.<br />

L’anno dopo però passa al servizio del fratello Alfonso<br />

d’Este. Tra il 1522 e il 1525 svolge l’incarico <strong>di</strong><br />

governatore della Garfagnana, una zona dell’Appennino<br />

tosco-emiliano infestata dalla malaria e dai briganti.<br />

Riesce a migliorare la situazione ricorrendo più<br />

all’astuzia che alla forza. Al ritorno a Ferrara è nominato<br />

“savio” del comune: partecipa attivamente alle<br />

delibere comunali, ma può de<strong>di</strong>carsi anche quasi totalmente<br />

all’attività poetica, considerata ugualmente<br />

utile alla politica estense. Tra il 1508 e il 1528/29<br />

scrive cinque comme<strong>di</strong>e, che rientravano negli obblighi<br />

imposti al letterato <strong>di</strong> allietare la corte nelle gran<strong>di</strong><br />

occasioni. Nel 1532 è pronta l’e<strong>di</strong>zione definitiva<br />

dell’Orlando furioso, in 46 canti. Muore nel 1533.<br />

Le opere. Ariosto scrive alcune satire, cinque comme<strong>di</strong>e<br />

<strong>di</strong> ispirazione classica e il poema cavalleresco<br />

l’Orlando furioso, la sua opera maggiore.<br />

La poetica. L’Orlando furioso (1503-16, 1521 e<br />

1532) è l’opera a cui il poeta de<strong>di</strong>ca tutta la vita e che<br />

contiene in modo più articolato la sua visione della<br />

vita umana, degli uomini e della corte. Esso si inserisce<br />

nella <strong>letteratura</strong> epico-cavalleresca, che nel Quattrocento<br />

aveva dato il Morgante maggiore <strong>di</strong> Luigi<br />

Pulci (1432-1484) e l’Orlando innamorato <strong>di</strong> Matteo<br />

Maria Boiardo (1441-1494). Di quest’ultimo, iniziato<br />

nel 1469 e interrotto nel 1471 al canto XIX, vorrebbe<br />

anzi essere una semplice aggiunta. I risultati vanno<br />

però ben oltre il mondo poetico e immaginario <strong>di</strong><br />

Boiardo. Il poema contiene la visione che Ariosto ha<br />

della vita, una visione che risente anche dell’incertezza<br />

dei tempi che era seguita alla rottura dell’equilibrio<br />

politico italiano dopo la morte <strong>di</strong> Lorenzo de’ Me<strong>di</strong>ci

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