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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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dal temporale rimanda simbolicamente alla vita del<br />

poeta, sconvolta dai lutti familiari e dalla mancanza <strong>di</strong><br />

affetto). Un altro temporale famoso è quello che ne I<br />

promessi sposi porta via la peste (XXXVII).<br />

I pastori (1903)<br />

O settembre, an<strong>di</strong>amo. È tempo <strong>di</strong> migrare. Ora negli<br />

Abruzzi i miei pastori lasciano i recinti delle greggi, e<br />

vanno verso il mare. Scendono verso il selvaggio Adriatico,<br />

che è verde come i pascoli sui monti.<br />

Essi hanno bevuto profondamente alle fontane alpine,<br />

affinché il sapore dell’acqua nativa rimanga nei loro<br />

cuori esuli come conforto, e a lungo <strong>di</strong>a sollievo alla<br />

loro sete. Si sono fatti un nuovo bastone <strong>di</strong> nocciolo.<br />

E vanno per gli antichi percorsi verso la pianura, quasi<br />

lungo un silenzioso fiume <strong>di</strong> erba, sulle orme degli<br />

antenati. O [come esprime gioia la] voce <strong>di</strong> chi scorge<br />

per primo il tremolare della superficie marina!<br />

Ora lungo la spiaggia egli cammina con il suo gregge.<br />

L’aria è totalmente immobile. Il sole al tramonto illumina<br />

la viva lana [delle pecore], che non è troppo<br />

<strong>di</strong>versa dalla sabbia. La risacca delle onde, il calpestìo<br />

del gregge, altri dolci rumori [si <strong>di</strong>ffondono nell’aria].<br />

Ahimè!, perché non sono rimasto con i miei pastori?<br />

Riassunto. È settembre. Il poeta pensa ai pastori della<br />

sua terra, che con il loro gregge lasciano i monti per<br />

scendere verso il mare lungo gli antichi percorsi. Il<br />

primo che vede il mare esplode in un grido <strong>di</strong> gioia.<br />

Ed egli, pieno <strong>di</strong> nostalgia, si chiede perché non è rimasto<br />

con loro.<br />

Commento<br />

1. Il poeta abbandona i consueti toni superomistici e<br />

la visione edonistica ed estetizzante della vita, per<br />

riandare con il pensiero e con un po’ <strong>di</strong> nostalgia alla<br />

vita semplice e tranquilla, ciclica e atemporale dei<br />

suoi pastori, in Abruzzo.<br />

2. Egli tratta in termini autobiografici e nostalgici un<br />

tema, quello dei pastori, che è un tópos nella storia<br />

della <strong>letteratura</strong> <strong>italiana</strong>: da Tasso (Aminta, Gerusalemme<br />

liberata, VII, 1-22: Erminia tra i pastori)<br />

all’Arca<strong>di</strong>a, a Leopar<strong>di</strong> (Canto notturno <strong>di</strong> un pastore<br />

errante dell’Asia). Tasso contrappone la vita semplice<br />

e naturale dei pastori alla vita servile e corrotta delle<br />

corti. Gli àrca<strong>di</strong> danno a se stessi e alle loro donne soprannomi<br />

<strong>di</strong> pastori, rifugiandosi in una vita pastorale<br />

mai esistita. Leopar<strong>di</strong> si pone domande filosofiche sul<br />

senso dell’esistenza dell’universo, sul senso della vita<br />

umana, sulla morte, sul dolore che colpisce uomini ed<br />

animali, sulla noia che prende l’uomo.<br />

3. L’esclamazione finale, piuttosto banale e piatta,<br />

non è certamente all’altezza <strong>di</strong> quel grande versificatore<br />

che è D’Annunzio. L’idea dell’esilio rimanda a<br />

Foscolo: A Zacinto (vv. 11-14) e In morte del fratello<br />

Giovanni (v. 14)(1802-03). Ma è un tópos <strong>di</strong> tutte le<br />

letterature.<br />

184<br />

Nella belletta (1902)<br />

Nella fanghiglia stagnante i giunchi hanno l’odore<br />

Delle pèsche ormai marce e delle rose Appassite, del<br />

miele andato a male e della morte.<br />

Ora tutta la palude è come un fiore Di fango che il sole<br />

d’agosto cuoce, Con una non so che dolciastra afa<br />

<strong>di</strong> morte.<br />

La rana <strong>di</strong>venta muta, se mi avvicino. Le bolle d’aria<br />

salgono in silenzio.<br />

Riassunto. La palude emana odori <strong>di</strong> decomposizione<br />

e <strong>di</strong> morte sotto il sole d’agosto che brucia. Soltanto<br />

la rana gracida. Le bolle d’aria salgono in silenzio.<br />

Commento<br />

1. Il madrigale unisce senza contrasto un linguaggio<br />

secco fatto <strong>di</strong> parole comuni e <strong>di</strong> parole letterarie. Gli<br />

aggettivi subiscono una metamorfosi: non qualificano<br />

la realtà, acquistano la concretezza delle cose.<br />

2. Il poeta riesce ad ottenere due effetti incre<strong>di</strong>bili: i<br />

versi riescono a ricreare l’atmosfera sospesa della palude<br />

sotto il sole d’agosto; riesce a far percepire<br />

l’odore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione e <strong>di</strong> morte che stagna sulla palude.<br />

3. La pro<strong>di</strong>giosa abilità <strong>di</strong> D’Annunzio va messa in<br />

confronto con i goffi tentativi <strong>di</strong> un linguaggio alto,<br />

classicheggiante, prezioso ed efficace <strong>di</strong> Carducci. La<br />

belletta, cioè la fanghiglia, è un termine dantesco.<br />

Le stirpi canore (1902)<br />

Le mie poesie sono <strong>di</strong>rette emanazioni delle foreste,<br />

altre delle onde, altre della terra, altre del sole, altre<br />

del vento che porta il sereno. Le mie parole sono profonde<br />

come le ra<strong>di</strong>ci che affondano nel terreno, altre<br />

sono serene come i cieli sereni e pieni <strong>di</strong> stelle, ribollenti<br />

<strong>di</strong> vitalità come il sangue degli adolescenti, pungenti<br />

come i rovi, evanescenti come i fumi che si <strong>di</strong>sperdono<br />

nell’aria, limpide come i cristalli <strong>di</strong> roccia,<br />

tremule come le fronde del pioppo, gonfie e tese come<br />

le narici dei cavalli a galoppo, delicate come i profumi<br />

che si <strong>di</strong>ffondono nell’aria, immacolate come le<br />

corolle appena sbocciate, notturne come la rugiada<br />

che scende dal cielo, cupe e tristi come gli asfodeli<br />

che fioriscono nel regno dei morti, capaci <strong>di</strong> piegarsi<br />

alle varie situazioni come i salici dello stagno, sottili<br />

come le ragnatele che il ragno tesse tra due steli.<br />

Riassunto. Il poeta in due uniche proposizioni definisce<br />

le ra<strong>di</strong>ci e le caratteristiche della sua poesia: essa è<br />

<strong>di</strong>retta espressione della natura e dei fenomeni naturali<br />

(il mare, la terra e la sua vegetazione, il sole). Essa<br />

ora è serena e piena <strong>di</strong> vita, ora è pungente ed evanescente,<br />

ora è trasparente e delicata, ora è notturna e<br />

misteriosa, ora è cupa e triste, ora è tenue come una<br />

ragnatela.<br />

Commento<br />

1. Il poeta ripropone l’idea <strong>di</strong> poesia che aveva già<br />

proposto fin dalle prime opere, ad esempio in Epòdo

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