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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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GABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938)<br />

La vita. Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel<br />

1863. Nel 1874 inizia gli stu<strong>di</strong> ginnasiali e liceali nel<br />

Collegio “Cicognini” <strong>di</strong> Prato. Nel 1881 si trasferisce<br />

a Roma per iniziare gli stu<strong>di</strong> universitari, che abbandona,<br />

per de<strong>di</strong>carsi alla vita mondana. Frequenta con<br />

successo i più importanti salotti letterari della capitale<br />

e si de<strong>di</strong>ca all’attività <strong>di</strong> giornalista e <strong>di</strong> scrittore. Nel<br />

1882 pubblica Canto novo e si mette in luce per le sue<br />

scelte <strong>di</strong> vita che vanno contro la morale dominante.<br />

Nel 1883 si sposa con Maria Hardouin <strong>di</strong> Gallese dopo<br />

una romantica fuga. Nel 1887 inizia una relazione<br />

amorosa con Barbara Leoni, che gli ispira alcuni personaggi<br />

femminili dei suoi romanzi. Nel 1889 pubblica<br />

il romanzo Il piacere. Nel 1891 si trasferisce a Napoli<br />

con la nuova compagna, Maria Gravina Cruyllas<br />

<strong>di</strong> Ramacca. Negli anni successivi pubblica i romanzi<br />

Giovanni Episcopo (1891) e L’innocente (1892),<br />

scritti sotto l’influsso dei gran<strong>di</strong> narratori russi<br />

dell’Ottocento. Legge però anche le opere <strong>di</strong> Friedrich<br />

Nietzsche (1844-1900), da cui deriva l’ideale<br />

del superuomo e la convinzione <strong>di</strong> poter interpretare il<br />

ruolo <strong>di</strong> poeta-vate. Pubblica poi la raccolta poetica<br />

Poema para<strong>di</strong>siaco (1893) e i romanzi Il trionfo della<br />

morte (1894) e La vergine delle rocce (1895), che risentono<br />

delle letture nietzschiane, <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

antisocialisti ed ostili all’incipiente società <strong>di</strong> massa.<br />

Queste idee sono ben accolte dal suo pubblico, la<br />

borghesia, che attraverso le sue opere evade dal grigiore<br />

della realtà quoti<strong>di</strong>ana. Il poeta, sempre sensibile<br />

alle esigenze e alle richieste dei suoi lettori, dà luogo<br />

alla moda del “dannunzianesimo”, e <strong>di</strong>viene il<br />

modello <strong>di</strong> vita per moltissimi giovani. Poco dopo inizia<br />

una relazione con Eleonora Duse, con la quale<br />

risiede nella villa lussuosissima della “Capponcina”,<br />

presso Settignano. Nel 1897 viene eletto deputato della<br />

Destra. Nel 1900 passa però nelle file della Sinistra<br />

in occasione dell’opposizione parlamentare alle leggi<br />

Pelloux, che riducevano le libertà civili. Nel 1900<br />

pubblica Il fuoco, il suo romanzo più innovativo; nel<br />

1903 il dramma teatrale La figlia <strong>di</strong> Iorio, e la raccolta<br />

<strong>di</strong> poesia Lau<strong>di</strong> del cielo del mare della terra e degli<br />

eroi, che comprende tre opere, Maia, Elettra e Alcyone.<br />

D’Annunzio quin<strong>di</strong> sostituisce la Duse prima<br />

con Alessandra Starabba <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong>nì, che era <strong>di</strong>venuta<br />

morfinomane; quin<strong>di</strong> con Giuseppina Mancini, che in<br />

seguito impazzisce e che ispira un personaggio del<br />

romanzo Forse che sì forse che no (1910). Nel 1910 è<br />

travolto dai debiti ed è costretto a riparare in Francia.<br />

Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />

si schiera a fianco dell’Intesa. Così nel 1915 può ritornare<br />

in Italia, dove partecipa alle manifestazioni a<br />

favore dell’entrata in guerra. Durante la guerra viene<br />

utilizzato dai coman<strong>di</strong> militari per scopi <strong>di</strong> propaganda.<br />

D’Annunzio costruisce la figura del “poetasoldato”.<br />

Egli però dà effettive prove <strong>di</strong> valore, per<br />

quanto amplificate, come il volo su Trieste (1915), la<br />

penetrazione nel porto <strong>di</strong> Bùccari con alcune motosiluranti<br />

e l’affondamento <strong>di</strong> due navi (la “beffa <strong>di</strong><br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 179<br />

Bùccari”, 1918) e il volo su Vienna (1918). Nel 1916<br />

durante un atterraggio si ferisce ad un occhio, che<br />

perde; durante la convalescenza scrive <strong>appunti</strong> che<br />

poi rielabora nel romanzo Notturno (1921). Durante<br />

la conferenza <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Versailles la Francia e<br />

l’Inghilterra rifiutano <strong>di</strong> riconoscere all’Italia la Dalmazia<br />

e la città <strong>di</strong> Fiume. D’Annunzio allora con un<br />

gruppo <strong>di</strong> “legionari” occupa Fiume (1919), <strong>di</strong> cui si<br />

nomina governatore, e lancia la parola d’or<strong>di</strong>ne della<br />

“vittoria mutilata”. Nel 1920 il governo Giolitti invia<br />

l’esercitò che allontana il poeta. Negli anni successivi<br />

D’Annunzio si schiera con il Fascismo e partecipa attivamente<br />

alla vita politica fino al delitto Matteotti. I<br />

rapporti con Mussolini sono però soltanto pubblicamente<br />

<strong>di</strong> reciproca stima, perché in privato esiste una<br />

insofferenza reciproca. Nel 1924 Mussolini, che non<br />

ha più nulla da temere, lo nomina “principe <strong>di</strong> Montenevoso”<br />

e lo emargina dalla vita politica. D’Annunzio<br />

vive il ruolo <strong>di</strong> poeta ufficiale del regime nella sua<br />

villa Thode, che sarebbe <strong>di</strong>venuta il “Vittoriale degli<br />

Italiani”, a Gardone, dove si era stabilito fin dal 1920.<br />

Qui muore nel 1938.<br />

Le opere. D’Annunzio scrive la raccolta poetica giovanile<br />

Canto novo (1892), i romanzi Il piacere<br />

(1889), Giovanni Episcopo (1891), L’innocente<br />

(1892), poi la raccolta poetica Poema para<strong>di</strong>siaco<br />

(1893), i romanzi Il trionfo della morte (1894), La<br />

vergine delle rocce (1895), Il fuoco (1900), il dramma<br />

teatrale La figlia <strong>di</strong> Iorio (1900), le Lau<strong>di</strong> del cielo del<br />

mare della terra e degli eroi, che comprendono tre<br />

opere (Maia, Elettra e Alcyone) (1903), i romanzi<br />

Forse che sì forse che no (1910) e Notturno (1921), e<br />

numerosi drammi teatrali.<br />

La poetica. D’Annunzio è consapevole, e accetta <strong>di</strong><br />

fare parte <strong>di</strong> quella categoria che, in un articolo apparso<br />

sulla “Fanfulla” nel 1885, definisce “delli scrittori<br />

<strong>di</strong> professione, <strong>di</strong> quelli che scrivono non soltanto per<br />

far l’arte, ma anche per far denari, <strong>di</strong> quelli che sono<br />

condannati ad avere relazioni <strong>di</strong>rette con li e<strong>di</strong>tori e<br />

che son costretti a offerire e a vendere come qualunque<br />

merce l’opera loro”.<br />

Egli è perciò attento al suo pubblico, in genere borghese<br />

e piccolo-borghese, non soltanto per le sue esigenze<br />

economiche, ma anche per un fortissimo desiderio<br />

<strong>di</strong> autoaffermazione. A tale pubblico egli propone<br />

la sua vita eccezionale, inimitabile e scandalosa.<br />

In essa i lettori vedevano realizzarsi le loro aspirazioni,<br />

più o meno segrete, a cui dovevano rinunciare in<br />

nome della rispettabilità e del decoro. Per tale pubblico<br />

lo scrittore costruisce, in successione cronologica,<br />

il vitalismo panico iniziale, il mito dell’esteta assoluto,<br />

il mito del superuomo, il mito del poeta-vate e il<br />

mito del poeta-soldato.<br />

Nel corso <strong>di</strong> tutta la sua attività artistica l’autore è attento,<br />

in<strong>di</strong>vidua con grande intuito ed assimila i motivi<br />

che stanno <strong>di</strong>venendo dominanti nella <strong>letteratura</strong><br />

europea. Quin<strong>di</strong> li elabora con estrema rapi<strong>di</strong>tà, per<br />

fornirli al suo pubblico. Egli inizia imitando Carducci<br />

e il suo classicismo, poi le novelle <strong>di</strong> Verga, e recupe-

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