pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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LA CORRENTE COMICO-REALISTICA<br />
(1260-1310)<br />
La corrente comico-realistica sorge in Toscana nella<br />
seconda metà del Duecento e si conclude agli inizi del<br />
Trecento. I poeti più importanti sono il fiorentino<br />
Rustico Filippi (1230ca.-1300ca.) ed il senese Cecco<br />
Angiolieri (1260ca.-1312ca.). Però anche Guido Guinizelli<br />
e Guido Cavalcanti si cimentano in questo genere<br />
letterario. Lo stesso Dante scambia tre velenosi<br />
sonetti con il cognato Forese Donati, che ricambia.<br />
Cecco Angiolieri nasce a Siena poco dopo il 1260 e<br />
muore tra il 1311 e il 1313. Conduce una vita scioperata<br />
e insofferente verso l’or<strong>di</strong>ne costituito: è multato<br />
due volte per <strong>di</strong>serzione durante l’asse<strong>di</strong>o del castello<br />
<strong>di</strong> Turi in Maremma, quin<strong>di</strong> per aver girato con il coprifuoco,<br />
infine per aver partecipato ad una rissa. Alla<br />
sua morte i figli devono rinunciare all’ere<strong>di</strong>tà, perché<br />
gravata dai debiti. Nei sonetti che scrive canta la donna,<br />
la vita all’osteria ed il gioco d’azzardo. Sarebbe<br />
sbagliato cercare, per questi “ideali”, riferimenti precisi<br />
alla sua vita <strong>di</strong>ssipata, perché Cecco vuole porsi<br />
su un piano eminentemente letterario e contrapporre i<br />
suoi ideali <strong>di</strong> vita a quelli tra<strong>di</strong>zionali cantati dalla<br />
Scuola siciliana e a quelli cantati al suo tempo dal<br />
Dolce stil novo. La sua donna, Becchina (<strong>di</strong>minutivo<br />
<strong>di</strong> Domenica), è una popolana, dalla lingua sciolta e<br />
intraprendente, che egli oppone consapevolmente alla<br />
donna stilizzata siciliana e alla donna-angelo stilnovistica.<br />
Cecco de<strong>di</strong>ca a Dante due sonetti velenosi, nei<br />
quali si chiede chi dei due possa considerarsi migliore<br />
dell’altro.<br />
Tre cose solamente m’enno in grado<br />
Tre cose solamente mi sono gra<strong>di</strong>te, Che non posso<br />
avere nella misura che vorrei, Cioè la donna, l’osteria<br />
e il gioco d’azzardo: Soltanto esse mi riempiono il<br />
cuore <strong>di</strong> gioia.<br />
Tuttavia sono costretto ad usarle raramente, Perché il<br />
mio borsellino non me lo permette; E, quando mi ricordo<br />
<strong>di</strong> ciò, mi metto tutto a sbraitare, Perché per<br />
mancanza <strong>di</strong> denaro non posso sod<strong>di</strong>sfare i miei desideri.<br />
E <strong>di</strong>co: “Che si prenda un colpo <strong>di</strong> lancia!”; Faccio<br />
questo augurio a mio padre, che mi tiene così magro<br />
(=a corto <strong>di</strong> denaro), Che tornerei senza <strong>di</strong>magrire anche<br />
dalla Francia.<br />
Perché togliergli un denaro <strong>di</strong> tasca sarebbe più <strong>di</strong>fficile,<br />
La mattina <strong>di</strong> Pasqua quando si dà la mancia,<br />
Che far pigliare una grossa gru a una piccola poiana.<br />
Riassunto. Il poeta <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>re soltanto tre cose: la<br />
donna, la vita scioperata all’osteria e il gioco d’azzardo.<br />
Ma non può averle quanto vorrebbe, perché il suo<br />
borsellino non gliele permette. Perciò se la prende con<br />
suo padre, che non allarga i cordoni della borsa: lo<br />
tiene così a corto <strong>di</strong> denaro, che egli ritornerebbe dalla<br />
Francia senza <strong>di</strong>magrire ulteriormente. Suo padre è<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 19<br />
talmente avaro, che scucirgli qualche moneta la mattina<br />
<strong>di</strong> Pasqua, quando si fa l’elemosina, sarebbe più<br />
<strong>di</strong>fficile che far prendere una grossa gru a una piccola<br />
poiana.<br />
Commento<br />
1. Il poeta ha le idee chiare su quel che vuole dalla vita:<br />
donne, vita scioperata all’osteria e gioco d’azzardo,<br />
perché soltanto esse lo rendono lieto. Egli però<br />
si lamenta che le può usare soltanto raramente, perché<br />
suo padre non gli passa denaro. Perciò egli, preso<br />
dall’esasperazione, gli àugura <strong>di</strong> farsi ammazzare.<br />
Infine precisa l’avarizia del padre: a) egli, Cecco, tornerebbe<br />
<strong>di</strong> Francia senza <strong>di</strong>magrire ulteriormente; b)<br />
il padre non allarga i cordoni della borsa nemmeno la<br />
mattina <strong>di</strong> Pasqua, quando si dà in elemosina qualche<br />
moneta <strong>di</strong> poco valore.<br />
4. L’amore cantato dal poeta è un amore fisico, sessuale.<br />
Non è l’amore verso la bellezza fisica della<br />
donna, cantato dalla Scuola siciliana; né l’amore verso<br />
la donna-angelo, cantato dal Dolce stil novo.<br />
5. Nella poesia il poeta si appropria e rielabora motivi<br />
<strong>di</strong> trasgressione sociale che appartenevano già alla<br />
cultura tra<strong>di</strong>zionale e che perciò sono motivi in primo<br />
luogo letterari e soltanto in secondo luogo realistici.<br />
6. L’o<strong>di</strong>o per il padre e, in genere, per i genitori è un<br />
motivo letterario come la celebrazione della bellezza<br />
femminile, la misantropia, la misoginia, il cuore gentile,<br />
la donna angelicata ecc. Tutto ciò fa parte<br />
dell’immaginario sociale, letterario e collettivo, che<br />
caratterizza ogni epoca. In vecchiaia Giovanni Boccaccio<br />
scrive il Corbaccio (1354-55 o 1365-66), un<br />
violentissimo pamphlet contro le donne, che aveva<br />
amato per tutta la vita ma che non lo avevano ricambiato<br />
con altrettanta <strong>di</strong>sponibilità.<br />
La mia malinconia è tanta e tale<br />
La mia malinconia è tanto grande e tale, Che io non<br />
dubito che, se lo sapesse Uno, che mi fosse nemico<br />
mortale, Piangerebbe su <strong>di</strong> me, preso dalla compassione.<br />
La donna, <strong>di</strong> cui sono innamorato, poco si cura <strong>di</strong> me:<br />
Ella, se lo volesse, mi potrebbe Guarire in un momento<br />
da tutti i miei mali; Basterebbe che mi <strong>di</strong>cesse soltanto:<br />
“Io ti o<strong>di</strong>o”.<br />
Ma questa è la risposta che ho da lei: Che ella non mi<br />
vuole né male né bene E che io vada a fare i fatti miei,<br />
Che ella non si preoccupa se sono felice o infelice,<br />
Meno <strong>di</strong> una paglia che le va tra i pie<strong>di</strong>. Maledetto sia<br />
il <strong>di</strong>o Amore, che mi ha messo nelle sue mani!<br />
Riassunto. Il poeta è tanto triste, che anche un suo<br />
nemico mortale avrebbe pietà <strong>di</strong> lui: la donna che ama<br />
non s’interessa <strong>di</strong> lui. Potrebbe guarirlo da ogni male<br />
anche soltanto <strong>di</strong>cendogli che lo o<strong>di</strong>a. Invece gli risponde<br />
che non gli vuol né male né bene, e che vada a<br />
farsi i fatti suoi. Non si preoccupa se egli è felice o<br />
infelice, meno <strong>di</strong> una paglia che le vada tra i pie<strong>di</strong>.<br />
Così il poeta se la prende con il <strong>di</strong>o Amore che lo ha<br />
fatto innamorare.