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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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IL DECADENTISMO ITALIANO (1890-<br />

1920)<br />

Il Decadentismo giunge in Italia verso il 1890. I suoi<br />

maggiori rappresentanti sono Giovanni Pascoli (1855-<br />

1912) e Gabriele D’Annunzio (1863-1938). Essi sviluppano<br />

i temi decadenti in due <strong>di</strong>rezioni opposte: intimistica<br />

e rinunciataria il primo, estetistica e superomistica<br />

il secondo.<br />

Nel Decadentismo e nel Simbolismo – soprattutto in<br />

Pascoli – hanno le loro ra<strong>di</strong>ci le correnti poetiche che<br />

sorgono in Italia nella prima metà del Novecento:<br />

Crepuscolarismo, Ermetismo ecc. e che vorrebbero<br />

staccarsi e polemizzare con le loro origini.<br />

166<br />

GIOVANNI PASCOLI (1855-1912)<br />

La vita. Giovanni Pascoli nasce a San Mauro <strong>di</strong> Romagna<br />

nel 1855. Nel 1862 va ad Urbino con i due fratelli<br />

più gran<strong>di</strong> a stu<strong>di</strong>are in collegio dai padri Scolopi.<br />

Nel 1867 il padre, amministratore dei conti <strong>di</strong> Torlonia,<br />

viene ucciso da ignoti. Questa trage<strong>di</strong>a sconvolge<br />

la vita <strong>di</strong> Pascoli per il presente come per il futuro.<br />

Poco dopo muore la madre e la sorella maggiore.<br />

Restano così sette orfani in <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni economiche.<br />

Nel 1873 Pascoli vince una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

presso l’Università <strong>di</strong> Bologna. La sua vita è però ancora<br />

piena <strong>di</strong> lutti: nel 1871 muore il fratello Luigi,<br />

nel 1876 Giacomo, il fratello maggiore, ed egli è costretto<br />

a badare a cinque orfani. Egli trascura gli stu<strong>di</strong>,<br />

ha reazioni <strong>di</strong> ribellione, partecipa ad agitazioni socialiste<br />

e <strong>di</strong>venta amico <strong>di</strong> Andrea Costa. A causa della<br />

sua attività politica nel 1879 è imprigionato per tre<br />

mesi. Quando esce dal carcere, è completamente cambiato:<br />

abbandona l’attività politica, riprende gli stu<strong>di</strong><br />

e si laurea nel 1882. Inizia la sua carriera <strong>di</strong> professore<br />

prima a Matera, poi a Massa, quin<strong>di</strong> a Livorno. A<br />

Massa riesce a chiamare presso <strong>di</strong> sé le sorelle Ida e<br />

Maria e a ricomporre il nucleo familiare. Nel 1895 però<br />

si sente abbandonato da Ida, che ha deciso <strong>di</strong> sposarsi.<br />

Poco dopo con la sorella Maria si trasferisce a<br />

Castelvecchio, presso Barga, in Garfagnana. Nel 1890<br />

pubblica nove poesie con il titolo <strong>di</strong> Myricae. Nel<br />

1893 è a Roma come membro <strong>di</strong> una commissione<br />

che si deve occupare dell’insegnamento delle materie<br />

classiche. L’anno dopo vi ritorna come membro <strong>di</strong><br />

una nuova commissione che si deve occupare <strong>di</strong> libri<br />

<strong>di</strong> testo. Qui conosce Gabriele D’Annunzio e Adolfo<br />

De Bosis, sulla cui rivista pubblica i Poemi conviviali<br />

(1895) e poi il manifesto poetico Il fanciullino (1897).<br />

Nel 1891 vince il concorso <strong>di</strong> poesia latina <strong>di</strong> Amsterdam.<br />

Lo vince per altre 12 volte. Nel 1895 è nominato<br />

professore <strong>di</strong> Grammatica greca e latina<br />

all’Università <strong>di</strong> Bologna; ma nel 1898 accetta l’incarico<br />

più prestigioso <strong>di</strong> Letteratura latina all’Università<br />

<strong>di</strong> Messina. Nel 1903 passa all’Università <strong>di</strong> Pisa, dove<br />

rimane fino al 1906, quando è chiamato a succedere<br />

a Carducci nell’Università <strong>di</strong> Bologna. In questi<br />

anni pubblica i Poemetti (1897), poi <strong>di</strong>visi in Primi<br />

poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909), termina i<br />

Poemi conviviali (1892-1905), e scrive molti componimenti<br />

che confluiranno nei Canti <strong>di</strong> Castelvecchio<br />

(1903). All’ultimo periodo della sua vita appartengono<br />

numerose raccolte <strong>di</strong> poesie civili e patriottiche.<br />

Muore a Bologna nel 1912.<br />

Le opere. Pascoli scrive Myricae (1891, 1903), i Poemetti<br />

(1897), che poi vengono <strong>di</strong>visi in Primi poemetti<br />

(1904) e Nuovi poemetti (1909), quin<strong>di</strong> i Poemi<br />

conviviali (1892-1905), la prosa Il fanciullino (1897),<br />

i Canti <strong>di</strong> Castelvecchio (1903, 1912); infine le raccolte<br />

<strong>di</strong> poesie civili e patriottiche O<strong>di</strong> e inni (1906),<br />

Poemi italici (1911), Canzoni <strong>di</strong> re Enzio (1908-9),<br />

Poemi del Risorgimento (1913).

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