20.06.2013 Views

pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

6. I certaldesi sono creduloni, ignoranti, superstiziosi,<br />

hanno fame <strong>di</strong> religione e <strong>di</strong> miracoli. Boccaccio <strong>di</strong>sprezza<br />

anche in questa novella il popolo in quanto<br />

tale: egli vuole cantare l’intelligenza, non la stupi<strong>di</strong>tà.<br />

In questa occasione egli si prende pure gioco dei suoi<br />

compaesani, sui quali riversa la sua lingua velenosa: il<br />

frate ritorna un anno dopo, ed essi continuano a fargli<br />

abbondanti elemosine. Il tempo non era servito ad insegnare<br />

loro qualcosa.<br />

7. La polemica contro il popolo credulone che si fa<br />

imbrogliare dai religiosi è presente fin dalla prima<br />

novella, quella <strong>di</strong> Ser Ciappelletto (I, 1). In essa un<br />

santo frate pensa agli interessi del convento e rimprovera<br />

la folla, che non rispetta i comandamenti e che,<br />

contemporaneamente, ha sete <strong>di</strong> religione e <strong>di</strong> reliquie.<br />

Anche qui Boccaccio polemizza con i religiosi,<br />

ma non con i personaggi delle sue novelle, bensì con i<br />

religiosi concreti che vivono nella società e che sfruttano<br />

la credulità popolare. La polemica però non è del<br />

tutto <strong>di</strong>sinteressata: i denari che il popolo versa alla<br />

Chiesa non vanno ad arricchire la classe nobiliare, che<br />

egli ha scelto come classe putativa. Gli scontri fra nobiltà<br />

e clero sono molto più violenti nel napoletano,<br />

che ha un’economia agricola ed arretrata, piuttosto<br />

che a Firenze, dove domina la borghesia finanziaria e<br />

commerciale, ed è maggiore la ricchezza da <strong>di</strong>videre<br />

tra le varie classi sociali.<br />

8. Boccaccio non esprime alcuna valutazione morale<br />

su frate Cipolla, come non la esprime sugli altri personaggi.<br />

Ben inteso, sa anche usare una lingua tagliente,<br />

quando è necessario. Ma in questo caso è equanime,<br />

è ugualmente critico verso nobili, ecclesiastici<br />

e borghesi. Neanche il popolo viene valutato con<br />

criteri morali. Tuttavia viene sempre presentato in<br />

termini negativi. Nel testo spunta la polemica, costante<br />

nel Decameron, contro il commercio e il culto delle<br />

reliquie, già criticati fin dalla novella iniziale <strong>di</strong> Ser<br />

Ciappelletto (I, 1). Ma essa non acquista troppo spazio:<br />

alla fine i due giovani consegnano al frate la penna<br />

rubata e ridono alle spalle del popolo credulone.<br />

Lo scrittore è sensibile alla polemica antiecclesiastica,<br />

perché la nobiltà trova nella Chiesa una temibile<br />

concorrente nelle attività che portano a mettere le mani<br />

sulla ricchezza prodotta dall’economia. A Napoli la<br />

polemica antiecclesiastica è più vivace che altrove a<br />

causa delle pretese della Curia romana sul regno, giuri<strong>di</strong>camente<br />

vassallo della Chiesa. Tale polemica conosce<br />

livelli <strong>di</strong> estrema durezza nel Quattrocento con<br />

Lorenzo Valla (1405-1457), che <strong>di</strong>mostra la falsità<br />

della Donazione <strong>di</strong> Costantino (1440), con cui la corte<br />

papale riven<strong>di</strong>cava il possesso <strong>di</strong> Roma e dei territori<br />

circostanti. Quin<strong>di</strong> nella seconda metà del secolo con<br />

Masuccio Salernitano (1410-1475), che ne Il novellino<br />

(1476), una raccolta <strong>di</strong> 50 novelle, attacca sia<br />

l’immoralità e l’avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> denaro del clero, sia la concorrenza<br />

che esso fa alla classe nobiliare nell’intascare<br />

denaro. Per il suo carattere osceno e blasfemo<br />

l’opera viene data alle fiamme subito dopo la morte<br />

dell’autore. Insomma la corte napoletana schiera gli<br />

intellettuali per <strong>di</strong>fendersi e per contrattaccare il clero<br />

locale e le pretese <strong>di</strong> Roma.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 59<br />

9. L’opera <strong>di</strong> Masuccio Salernitano permette peraltro<br />

<strong>di</strong> confrontare il mondo nobiliare <strong>di</strong> cui parla Boccaccio<br />

con il mondo nobiliare <strong>di</strong> cui parla lo scrittore napoletano.<br />

Il mondo <strong>di</strong> Boccaccio è già un mondo umanistico,<br />

un mondo umanistico fiorentino e romano.<br />

Un mondo – sia laico sia religioso – che ha una fiducia<br />

estrema nella forza e nel successo della ragione. Il<br />

mondo nobiliare <strong>di</strong> Masuccio risente invece delle forti<br />

tensioni che esistevano tra i baroni e il sovrano ed anche<br />

del rapporto <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>tanza che esisteva tra il regno<br />

e la Curia romana. Gli attacchi al clero napoletano<br />

vanno intesi in genere come attacchi <strong>di</strong>fensivi nei confronti<br />

<strong>di</strong> Roma, che chiede tributi che non si possono<br />

negare e che può contare su una quinta colonna, il clero<br />

napoletano. Il regno <strong>di</strong> Napoli era costantemente<br />

sulla <strong>di</strong>fensiva rispetto allo strapotere <strong>di</strong> Roma, che<br />

era totale: sia politico, sia economico, sia culturale. E,<br />

in questa lotta, la monarchia napoletana (iniziata nel<br />

1266 quando la casa d’Angiò accetta l’incoronazione<br />

al regno in cambio <strong>di</strong> tributi alla Chiesa e riesce a<br />

sconfiggere prima Manfre<strong>di</strong> <strong>di</strong> Svevia e poi Corra<strong>di</strong>no)<br />

riesce ad alienarsi prima le simpatie dei nobili a<br />

causa delle pressioni fiscali a cui li sottopone, poi le<br />

simpatie della cerchia nobiliare più ristretta, quella <strong>di</strong><br />

cui fa parte lo stesso Masuccio, che alla fine si schiera<br />

con l’opposizione. Così nel 1282 la Sicilia si stacca e<br />

finisce nelle mani della monarchia aragonese. Nel<br />

1458-62 scoppia la prima rivolta dei baroni, soffocata<br />

nel sangue, e 20 anni dopo la seconda (1485-86). Nel<br />

1494 il regno viene invaso dalle truppe francesi,<br />

chiamate contro <strong>di</strong> esso da Ludovico il Moro, signore<br />

<strong>di</strong> Milano.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!